VENEZIA – “La speranza è l’ultima a morire”. A ricordarcelo è una coppia di signore, in fila da almeno un’ora per la Masterclass di Wes Anderson all’ultimo piano del Palazzo del Casinò al Lido. Da programma, l’evento è atteso per le 15.30 alla Sala Conferenze, ma molti minuti dopo è ancora lunga la fila che attende di conquistare un posto all’interno. Tre le scalinate che si riempiono di appassionati fiduciosi di accedere e vedere da vicino l’amato regista. Anche gli ultimi del serpentone scomposto che si sviluppa dall’ultimo piano del palazzo non demordono: “La speranza è l’ultima a morire”, ripete la signora che per Anderson sale i gradini rossi del Palazzo senza perdere mai di vista l’obiettivo. Oltre la porta che dà accesso alla Sala Stampa – da lì dovranno passare – la fila si sviluppa ancora per una trentina di metri, non visibile dalla scalinata. Un effetto ottico alleato della speranza più tenace. Abbiamo visto quante poche siano le possibilità di accesso per chi attende sui gradini, veniamo dalla parte opposta, ma a loro – appassionati veri – non importa. “Ci tengo, ci provo”. Alcuni hanno già visto il cortometraggio presentato ieri, The Wonderful Story of Henry Sugar, giornata in cui Anderson ha ricevuto il Premio Cartier Glory to the Filmaker 2023. “Non mi è piaciuto tanto”, rivela una ragazza spalancando un sorriso. Perché così felice? “Anderson è sempre uguale a se stesso, dà sicurezza, va bene così”.
I film preferiti dei fiduciosi appostati sulle gradinate vanno da I Tenenbaum a The French Dispatch, attraversando una filmografia apprezzata come un pezzo di arte unico: “Un’idea di stile” mette in chiaro un ragazzo. E infatti, tra le domande che farebbero al regista se potessero entrare, anche quella più apparentemente lontana dai film, tranne che per Anderson. “Dove compri quei vestiti stupendi?”. Qualcuno tira anche fuori un esempio dalla premiazione di ieri, quando Anderson ha ricevuto l’onorificenza a lui dedicata con “perfette scarpe rosa in pandan con la giacca”. Alle 16 la Masterclass ha inizio, e la coda non si muove. “Solo accrediti press” urla una voce nascosta dal portone oltre cui prosegue la fila. Con risolutezza, i fiduciosi non muovono un dito. Non è simmetrica come piacerebbe ad Anderson, ma c’è un ordine nascosto sotto questa fila scomposta. Almeno di intenti: vedere “l’uomo pastello per prenderne in prestito un po’ di colore”.
Di Alessandro Cavaggioni
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