L’ultima immagine di Alex Zanardi prima del terribile incidente del 19 giugno 2020 lo ritrae in handbike sugli Appennini. “Questo è il giorno più bello della mia vita”, aveva detto prima di iniziare la staffetta. Poi lo schianto. A un anno da quel terribile incidente esce il documentario La grande staffetta di Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello, prodotto da Barbara Manni, la sorella di Daniela, moglie di Zanardi che, incinta, lo aveva accompagnato nel percorso.
Il documentario racconta la staffetta, lunga quanto l’Italia, nella quale erano impegnati Alex e i paratleti appartenenti alla onlus da lui fondata, la «Obiettivo3». Dopo l’incidente, proprio Daniela li ha convinti ad continuare a pedalare, ad andare avanti, per dare simbolicamente forza ad Alex. Ora Zanardi è a Vicenza, all’ospedale San Bortolo, dove sta affrontando la riabilitazione dopo un lungo e complicato periodo di coma indotto. La produttrice Barbara Manni spiega che il film “nasce in maniera leggera, era un periodo difficile sportivamente per via del lockdown.
Non potevamo organizzare i nostri campus e in un momento di provvisoria riapertura i ragazzi hanno avuto l’idea di fare comunque qualcosa. Il messaggio era stato proposto allo stesso Alex Zanardi che aveva accettato di portare avanti questa avventura. Chiedendo adesioni al gruppo degli atleti di Obiettivo3, in un mese e mezzo o due abbiamo organizzato il progetto che via via si riempiva di contenuti. Poi è arrivato l’incidente, lo sgomento, la disperazione. Ma abbiamo capito che il progetto doveva riprendersi perché Alex avrebbe voluto così. Obiettivo3 è cresciuto con pochi atleti e poi è cresciuto con un gran lavoro di selezione e reclutamento. Non siamo una società sportiva che tessera, ma un progetto sportivo sociale, che si occupa sì della preparazione sportiva dei ragazzi ma anche di fare sensibilizzazione, di portare un messaggio. Ci siamo allargati ad altre discipline, come il triathlon e il tiro con l’arco in carrozzina, quindi le istanze sono sempre maggiori e il lavoro più grosso lo hanno fatto i ragazzi, portando un grosso contributo con incontri nelle scuole, motivazionali, eccetera. Quindi abbiamo consolidato anche molti rapporti con partner e aziende. L’edizione della prossima staffetta sarà organizzata in villaggi sportivi dedicati alla preparazione delle discipline paraolimpiche”.
“Il progetto originale – dice Mansutti – era diverso. Doveva essere incentrato su Alex e il suo incidente ha rimesso tutto in discussione. Noi sul campo non c’eravamo, avevamo dato indicazioni ai ragazzi e gli avevamo chiesto di essere co-registi collaborando alla realizzazione dei contenuti. Per questo c’è molto materiale autoprodotto. Abbiamo capito che era importante anche però intervistarli a mente fredda, a distanza di un mese e mezzo, due, dall’accaduto. E’ un documentario di amore: per i propri compagni, per gli amici, per lo sport, per le proprie famiglie. Era inevitabile partire dall’incidente, in fase di montaggio. Filmicamente parte così. Poi abbiamo raggiunto i ragazzi in Puglia e poi le cose sono andate diversamente. Ho iniziato a vivere la vicenda in prima persona, anche se non pedalando”.
“I ragazzi dovevano soprattutto raccontare sé stessi – commenta Stefanello – chi erano e perché dovevano correre. Abbiamo selezionato i video con le loro ansie, i loro pensieri, i loro sogni prima della partenza. Sono molto legato ai loro ritratti, è stato un movimento spontaneo, come è stato spontaneo mettersi in strada e darsi il testimone l’un l’altro. Non sapevamo nemmeno come e dove sarebbe andato il viaggio”. L’atleta paralimpica Ana Maria Vitelaru sottolinea l’importanza di “non lasciarsi abbattere dalle difficoltà, che vale anche per l’Italia post Covid. E’ successo qualcosa di molto brutto, io volevo smettere in quel momento, ma siamo troppo legati. E’ una famiglia e ognuno mi ha dato la forza di ripartire, ce la siamo dati l’uno con l’altro. Non ci siamo fermati e siamo di nuovo qui per un’altra staffetta”.
Altro paratleta che partecipa è Diego Gastaldi, che dice “quando sei nelle nostre condizioni, ti chiedono: “come stai?” E tu rispondi ‘sto bene’, ma non è vero. Per questo è importante il collettivo. Le persone normodotate vedono me o Ana e sanno che abbiamo passato delle difficoltà. Cristiano Ronaldo non può darti quell’idea. Per quanto possa essere un grande esempio, è un messaggio diverso. Un atleta paralimpico comunica altro, e questo può diventare un esempio per tutti”.
Il doc uscirà nei cinema con una proiezione evento il 28, 29 e 30 giugno.
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