La giuria delle meraviglie

I commenti a caldo della giuria di Cannes 2014 sui premi a Nuri Bilge Ceylan e Alice Rohrwacher


CANNES – “De Le meraviglie di Alice Rohrwacher ho amato la capacità di creare un mondo che sembrava reale. Era vita vera. Ci ha portati dentro l’esperienza filmica e ci ha sorpresi ed emozionati. Alla fine del film il suo ricordo era già impresso nella nostra memoria”. Così Jane Campion, presidente della giuria di Cannes 2014 commenta il Grand Prix al film italiano, rispondendo parzialmente alle perplessità della stampa francese che ha in linea di massima dimostrato di apprezzarlo meno di quella nostrana. “Del film ci ha subito colpiti il grande afflato spirituale – fa eco il regista danese Nicolas Winding Refn, tra i membri più eminenti – mi ha fatto piangere e mi ha insegnato cose nuove, che non sapevo e che forse non riesco nemmeno esattamente a capire. E’ stata una combinazione di elementi eccezionale. Mi ha sorpreso il finale, trasportandomi completamente in un’altra dimensione, e non me lo aspettavo”, mentre Sofia Coppola sottolinea soprattutto “la grande qualità di fotografia e recitazione”. Insomma, l’Italia può ritenersi pienamente soddisfatta, portando a casa un premio importante e il plauso di una giuria attenta e ben coordinata. “Non abbiamo votato – spiega l’attrice iraniana Leila Hatami – semplicemente abbiamo discusso moltissimo dei film. Vederli è stato come innamorarsi di ciascuno, per poi incontrarci in una decisione finale comune”.

La Palma, però, va a Winter Sleep del turco Nuri Bilge Ceylan: “Devo dire – continua Campion – che la durata di tre ore inizialmente mi spaventava. Mi sono detta: ‘mi servirà una pausa toilette’. Ma alla fine mi ha preso totalmente, l’ho trovato magistrale e sofisticato. Avrei potuto star lì a guardarne altre due ore. Siamo felici di poter incentivare con questo premio l’industria del cinema turco”. Mommy del canadese Xavier Dolan e Adieu au langage di Jean-Luc Godard conquistano a pari merito il Premio della Giuria: un giovane regista e un maestro del cinema. Riconoscimenti che premiano la sperimentazione. Dolan gioca con il formato dell’immagine riducendolo per la maggior parte del film, per simulare il senso di claustrofobia che attanaglia i protagonisti. Godard riduce la trama all’osso (due coppie e un cane) ma si volge al 3D. “Godard rappresenta la libertà”, afferma Campion, mentre Refn, in merito all’incoraggiare i giovani, sottolinea: “Oggi tutti possono fare un film, basta un iPhone e inventiva. Per la distribuzione non c’è problema, ovunque andiamo c’è uno schermo. Quindi, da un certo punto di vista, non ci sono nemmeno più scuse per non farlo”.

Altro premio importante, quello per la sceneggiatura, va a Leviathan del russo Andrej Zvyagintsev, attacco satirico, grottesco e kafkiano a certi aspetti del potere politico del suo paese: “Ma – commenta l’attore Daniel Bruhl – noi abbiamo vissuto la parte politica del film solo come un aspetto al fianco di molti altri altrettanto interessanti nell’asse del film: quello sessuale, quello spirituale, non era certo un punto isolato. Lo abbiamo giudicato nel suo complesso”.

24 Maggio 2014

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