La distopia perfetta a Trieste Science + Fiction

Si è concluso il Trieste Science + Fiction 2020. Premio Asteroide per il migliore film di fantascienza a Sputnik, dell’esordiente russo Egor Abramenko


Avrebbe dovuto essere un’edizione ibrida, quella del ventennale del Trieste Science+Fiction Festival, da festeggiare in parte live e in parte in streaming, ma l’impennata di contagi ha avuto il sopravvento a pochi giorni dall’inizio della manifestazione rendendo impossibile ogni appuntamento dal vivo. Così si è salvato il programma online, su MYmovies.it, che fino al 5 dicembre ha ospitato e ospita un ventaglio di anteprime e prime visioni che tra lungometraggi, documentari, corti e serie tv, portano alla scoperta delle produzioni più interessanti del 2020 in ambito fantascientifico e fantastico.

Se è vero, come si leggeva nei ‘Cahiers du Cinéma’ sessant’anni fa, in piena era atomica e agli albori della Prima era spaziale, che “la fantascienza è il neorealismo del futuro”, la selezione del 2020 non poteva non portare i segni dello scenario distopico nel quale viviamo immersi dallo scorso inverno. Virus, apocalissi, catastrofi ambientali. Nell’anno della “distopia perfetta” molti dei titoli in rassegna sono partiti da qui, dalla fine imminente, dai danni causati dall’incuria dell’uomo sul pianeta Terra e le inevitabili conseguenze.

Alone, secondo lungometraggio dello statunitense Johnny Martin, è ambientato durante lo scoppio di una pandemia che getta il mondo nel caos, mentre gli esperti invitano i cittadini ad auto-isolarsi per sopravvivere; Skylin3s di Liam O’Donnell, terzo capitolo della fortunata saga sci-fi, è ambientato durante la diffusione di un nuovo e devastante virus che minaccia la vita terrestre; 2067 dell’australiano Seth Larney, elabora il trauma delle (vere) deforestazioni sublimando lo scenario in una Terra ormai vicina al tracollo, dopo anni in cui quasi nulla è stato fatto per fermare il cambiamento climatico. La vita vegetale si è estinta e la quantità di ossigeno drammaticamente ridotta. Al punto che l’umanità, minacciata da un letale “mal d’ossigeno”, sembra condannata. Anche sul versante dell’Est europeo le cose non si mettono bene. The Blackout del regista russo Egor Baranov, prossimamente distribuito in Italia dalla Minerva Pictures e presentato al Science+Fiction fuori concorso, ci proietta nell’ultimo avamposto umano, alle porte del quale giacciono cadaveri ovunque, nei negozi, nelle auto, negli ospedali, nelle stazioni. A determinare una simile ecatombe è una tossina prodotta dallo stesso corpo umano. Come afferma lo stesso regista “un film sul presente, ambientato nel futuro”.

E riflette sul presente (per quanto proiettato in un futuro non troppo lontano) anche la serie tv coreana SF8, presentata in anteprima assoluta solo per gli spettatori del Science+Fiction, già definita ovunque la risposta asiatica a Black Mirror. Otto episodi indipendenti e autoconclusi, girati dai migliori registi di genere coreani, tra cui Jang Cheol-soo (Bedeviled) e Min Kyu-dong (Memento Mori), che affrontano i temi dell’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale, i robot, mettendoci alla strette sui dilemmi legati allo sviluppo tecnologico che affliggeranno l’imminente domani.

Ampio spazio anche al cinema horror: sette i titoli in calendario tra anteprime mondiali e nazionali, zombie movies e ghost stories. Tra i più attesi c’era Relic di Natalie Erika James, uno degli horror più acclamati dell’anno, che rinnova con originalità il filone delle case infestate, dalla terra di Babadook e Picnic a Hanging Rock, ma nel novero della paura rientra anche l’unico lungometraggio italiano, inserito in Spazio Italia, la vetrina dedicata alle produzioni nostrane del genere fantastico. Si intitola Come in cielo, così in terra ed è l’ambizioso esordio sul grande schermo del film-maker bergamasco Francesco Erba, classe 1986, due cortometraggi al suo attivo (Asylum e Adam and Eve Raised Cain) che hanno già circolato tra i festival. Una lavorazione ultra-indipendente e artigianale che ha visto la luce grazie alla forte determinazione del regista in cinque anni di lavorazione. Un film “senza compromessi” – come lui stesso ama definirlo – “che cerca lo stupore e la magia attraverso scelte stilistiche e produttive del tutto non convenzionali”. Il concorso intanto si è concluso martedì, sugellato dall’assegnazione del Premio Asteroide per il migliore film di fantascienza di un regista emergente a Sputnik, dell’esordiente russo Egor Abramenko (con menzione speciale per Come true del canadese Anthony Scott Burns). Vincitore del Premio Méliès d’argent per il migliore film fantastico di produzione europea The Trouble with Being Born di Sandra Wollner (con menzione speciale all’ungherese Post Mortem di Péter Bergendy), mentre il Premio Méliès d’argent per il migliore cortometraggio europeo, votato dal pubblico, è andato a The Recycling Man di Carlo Ballauri (Italia).

Appuntamento al 2021. Nella speranza di riuscire a mettere finalmente da parte le pandemie per tornare al più presto a salutarci con l’augurio vulcaniano di “lunga vita e prosperità”.

04 Novembre 2020

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