L’incubo giudiziario del cantante neomelodico

Carmelo Zappulla è il protagonista accanto Franco Nero, Tony Sperandeo, Giancarlo Giannini e Luigi Diberti del film drammatico Il ragazzo della Giudecca di Alfonso Bergamo, in sala il 12 maggio


Carmelo Zappulla, popolare cantante neomelodico – ma lui si considera interprete delle canzoni d’amore del repertorio classico napoletano – è il protagonista accanto a Franco Nero, Tony Sperandeo, Giancarlo Giannini e Luigi Diberti del film drammatico Il ragazzo della Giudecca di Alfonso Bergamo, in sala il 12 maggio con Distribuzione: Windfall Cinema Production con West 46th Films.
Il film è tratto dall’autobiografia di Zappulla, “Quel ragazzo della Giudecca. Un artista alla sbarra”, pubblicata nel 1998, e racconta la dura esperienza vissuta all’inizio degli anni ’90. All’apice della sua carriera artistica, il siciliano Zappulla, napoletano d’adozione, viene accusato dalla testimonianza di un pentito di essere il mandante dell’omicidio dell’amante della madre, morta un anno prima.
A fronte di un’ordinanza di custodia cautelare, l’artista è costretto ad abbandonare il palcoscenico e affrontare un difficile periodo di detenzione. E’ l’inizio di un lungo calvario giudiziario, incluso anche un periodo di latitanza di 3 anni, che porterà il cantante a lottare per dimostrare la sua innocenza. Tra fughe e travestimenti vive il tempo del maxi processo contro le cosche siracusane, fino alla sentenza definitiva che lo assolve nel luglio 1996. “Quando ho letto la storia ho subito pensato che era da raccontare a una nuova generazione. Quello di Carmelo, è un caso simile a quello di Tortora”, afferma il regista.

“Non ho mai perso la fiducia nella giustizia – spiega oggi il cantante, già interprete, negli anni ’80, di alcuni film-sceneggiate -. Fare un film sulla mia storia era un sogno nel cassetto. Pensavo però che l’avrei girato con un animo più leggero. Invece nelle sequenze in carcere sono tornato a quei giorni e sono scoppiato in lacrime nella scena in cui veniva sbattuta la porta della cella di isolamento”. 
“Non amo il cinema, amo il tempo, e il cinema permette di registrarlo, rappresentarlo e conservarlo. Quando mi sono imbattuto nella storia di Carmelo Zappulla ho intravisto la possibilità di rappresentare la connessione singolare che si era istituita tra il tempo e l’artista durante il lungo periodo di detenzione affrontato dal cantante”, spiega il regista, classe 1986, al suo primo lungometraggio in lingua italiana. avendo esordito nel 2014 con Tender Eyes, lungometraggio sperimentale girato in lingua inglese per il mercato estero. “Con questo film ho inoltre colto l’opportunità di usare il mezzo cinematografico per raccontare una storia pervasa di musica, e quindi la musica stessa”, conclude Bergamo.

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