LA MADDALENA – Il Premio Solinas ha da sempre un’anima inclusiva. Merito di Annamaria Granatello, la madre di questo straordinario laboratorio di scrittura a cielo aperto giunto alla 38° edizione. Lo testimonia l’energia che si respira sull’Isola della Maddalena nei giorni del premio, quando oltre 200 tra autori e produttori si riuniscono per parlare, scambiarsi idee e punti di vista e per incontrare i talenti emergenti selezionati, nel corso dell’anno, attraverso un lungo e articolato percorso di lettura dalle tre giurie (lungometraggio, serie tv e documentari). Qui poi ci sono i pitch, anche con produttori che arrivano apposta per trovare nuovi autori, come Simonetta Amenta (Eurofilm), Maria Carolina Terzi (Mad Entertainment) o Giulia Cerulli (Videa), ma anche la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, attentissima osservatrice dal momento che la serialità è tra le vocazioni del rinnovato Solinas.
L’ascolto è fondamentale. “Come associazione e come industria dobbiamo continuare a creare le condizioni che permettano a tutte le storie di poter essere raccontate. La prima tra queste condizioni è mettersi in posizione di ascolto senza pregiudizio”, afferma Astrid de Berardinis di Women in Film Television and Media Italia. La sostenibilità è uno dei valori forti del premio, così come la diversity. Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission e coinvolta in tutte le tappe dell’iniziativa, è impegnata da sempre sul fronte ecologista (quest’anno c’è stata anche un’iniziativa rivolta ai bambini, ‘Ciak si pianta’, con la messa a dimora di germogli). La Film Commission è uno dei punti di forza del premio, sostenuto dal MiC, dalla Regione Sardegna, dalla Regione Lazio, e dalle associazioni di categoria, Sncci, Rai, Netflix, Apollo 11, con Cinecittà News come media partner.
Nevina Satta, insieme ad Annamaria Granatello, ha condotto il tradizionale convegno di Punta Tegge. Tema dell’anno, “Le storie al centro”. Con interventi divisi equamente tra sceneggiatori e produttori (e qualche incursione di critici come Paola Casella e Federico Pontiggia), il panel si è sviluppato molto liberamente e con forti presenze femminili in un clima di dialogo dove la polemica fine a se stessa rimane fuori dal quadro. La regista Paola Randi, anche a nome del direttivo 100autori, ha segnalato i dati delle pari opportunità: “mancano le storie scritte da donne e fa piacere che la vincitrice del Premio Franco Solinas sia una giovane (Angela Norelli, romana, classe 1996, ndr). Le nuove generazioni sono molto più avanti di noi”. Dai dati MiC 2021 risulta che hanno ottenuto fondi pubblici un 19% di registe contro l’81% di registi; un 30% di sceneggiatrici, contro un 70% sceneggiatori. Il sostegno alla distribuzione ha riguardato un 17% di autrici, contro un 83% di uomini. Il gender pay gap indica che le donne sono pagate il 37% in meno dei colleghi, mentre il gender budget gap è attestato sul 50%. “Siamo qua per far crescere cose nuove”, ha concluso Randi, vicepresidente 100autori insieme a Maddalena Ravagli, con la presidenza di Francesca Comencini.
Sottolinea la sceneggiatrice Monica Zapelli (I cento passi, L’arminuta): “I diritti sono diritti di tutti, come diceva Michela Murgia. La fatica di dare voce a tutti si riverbera su qualsiasi aspetto, non solo le donne, ma anche i giovani o gli afrodiscendenti. Bisogna dare a tutti gli strumenti per articolare la propria voce. Per 23 anni sono stata la quota rosa di tanti progetti, quest’anno per la prima volta sto scrivendo per la Rai insieme a due colleghe”.
“Proporre sempre la stessa linea narrativa è una tentazione per molti di noi”, argomenta la produttrice Francesca Cima. “Ci sono tante storie che mancano all’appello. I ragazzi sono cresciuti con Harry Potter, la Pixar, le saghe, le nuove narrazioni devono tenerne conto. Tra i film con ambizione commerciale e i film da festival, c’è un vuoto enorme, che va colmato”. Giorgio Glaviano presidente di Writers Guild Italia insiste sulle rivendicazioni: la necessità di citare gli sceneggiatori negli articoli sui film, e soprattutto l’equo compenso. “Assistiamo a una contrazione dei proventi, un soggetto viene pagato cifre ridicole, non dobbiamo svendere le nostre storie”.
Ludovica Rampoldi ricorda che il convitato di pietra è lo sciopero in corso oltreoceano. “Noi siamo abituati a soccombere, ma c’è un sistema che non è più sostenibile. Le ragioni della protesta in America sono sacrosante e riguardano anche noi, a cominciare dai cosiddetti residuals ossia i compensi che spettano per gli ulteriori passaggi o repliche e che sulle piattaforme come Netflix non ci sono, ma certo le condizioni di lavoro e lo scenario sono molto diversi”.
Sceneggiatrice di punta con titoli tra fiction e cinema come 1992, Esterno notte, Il traditore, The Bad Guy, spiega: “Noi non possiamo reagire, la Writers Guild non è un sindacato, dunque uno sciopero non è possibile e se non onoriamo i nostri contratti finisce nel penale. Stiamo parlando di fondare un sindacato ma per ora non c’è”. E prosegue: “Abbiamo la sensazione che da qui a 5 anni per l’impiego dell’Intelligenza Artificiale potremmo trovarci tutti a casa, come già sta accadendo purtroppo per altre categorie, come i traduttori. Veniamo da 3-4 anni di bolla, gara bulimica di canali e piattaforme a riempirsi di prodotto e dunque abbiamo scritto tanto, tantissimo e in fretta. Ora questa bolla è esplosa, ci sarà una grande contrazione nel mercato delle idee che già stiamo vedendo. Società che si ridimensionano, progetti annullati. C’è la rincorsa al libro di successo o al personaggio di culto mentre le idee originali fanno fatica ad affermarsi. Ci chiedono di fare serializzazioni di film famosi, di best seller o vite note”.
E invece sono proprio le idee originali il focus del Premio Solinas. Accade con il soggetto di Ruggero Melis e Alessandro Redaelli (Bresso Forever), tra i finalisti del Franco Solinas. “L’americana A24 – dicono i due giovani autori – sta dimostrando che un cinema diverso è possibile, tra mercato e autorialità. Noi siamo due giovani maschi millennial, quindi non è così urgente sentire la nostra voce, ma il cinema può essere un servizio allo spettatore che cerca l’intrattenimento”. Lo sceneggiatore Michele Pellegrini (Il grande giorno, Odio l’estate, Troppa grazia) afferma: “Confrontarsi con il budget finale è importantissimo. Oggi si è polarizzata la produzione, con 4 o 5 progetti stratosferici e tutti gli altri a fare i conti con pochissimi soldi. Spesso sulle sceneggiature cala la mannaia della produzione, si tagliano le riprese notturne, si elimina la pioggia, si semplifica. Si dovrebbe mettere un cartello ‘qui la produzione aveva finito i soldi’. Così è difficile mantenere lo standard qualitativo alto e la nostra sfida spesso è persa perché l’economia è devastante”. Controbatte la produttrice Gabriella Buontempo, che ha in lavorazione La casa degli sguardi, esordio registico di Luca Zingaretti: “Spesso riusciamo a fare piccoli miracoli anche con le poche risorse che abbiamo a disposizione proprio attraverso il dialogo tra produttori e sceneggiatori. Non siamo nemici e anzi dobbiamo collaborare perché tutto nasce dalla scrittura. Spesso ci si dimentica quanto la storia sia importante e invece si pubblicizza l’attore protagonista o il regista”.
Graziano Diana, sceneggiatore di vaglia con titoli come Canone inverso e il recente Yara, sostiene l’idea di “un credito per la creatività destinato a chi non ha altri fondi di sviluppo: se si fa il ponte di Messina occorrerebbe costruire un ponte per le storie”.
Nevina Satta, in conclusione, torna sul gender gap e sui manel, i panel al maschile. “L’accesso alla formazione è garantito, ma c’è un problema di accesso alla dirigenza. Nei recenti Stati generali della cultura che si sono svolti a Milano e Torino c’erano in prevalenza maschi. Cominciamo a rinunciare a partecipare a un convegno dove ci sono solo speaker uomini”.
Maria Pia Ammirati fa un passo ulteriore: “Abbiamo fatto sforzi enormi per raccontare le donne nella società, adesso ho chiesto ai capistruttura di affrontare il tema drammatico della violenza di genere, occorre cambiare la mentalità. Inseriamo nei gruppi di scrittura le donne e i giovani, anche gli esordienti. I pubblici sono diversificati e vanno rispettati tutti. La TV è diversa dal cinema, ha bisogno di narrazioni più elementari, ma senza semplificare le storie e i linguaggi e rispettando le politiche di genere. Il punto di vista femminile cambia le cose e va sostenuto in tutte le sue espressioni, anche tra le maestranze la presenza femminile è importante”.
I vincitori di Experimenta Serie con Nathan K. (titolo originale Nomber one) sono Michael Campisano, Valeria Wandja, Jonas Moruzzi, Rebecca Ricci. Loro si sono misurati con il tema dell’immigrazione, tema caldo, rappresentato da ben due titoli vincitori a Venezia come Io capitano e Green Border: “mescolando stand up comedy e tragedia ci vogliamo rivolgere a un pubblico giovane affrontando i paradossi con leggerezza”, affermano i giovani sceneggiatori.
di Cristiana Paternò
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