“Gianni Amelio lavora sui lapsus, teorizza l’attore impreparato”, racconta Kim Rossi Stuart, al Lido con Le chiavi di casa. Un ritorno (dopo il contestato Gesù di D’Alatri: dissero che era troppo bello) con il personaggio del padre inadeguato e sfuggente, oppresso dai sensi di colpa. Un personaggio che lascia il segno, ma anche una grande sfida, quella di recitare accanto a un vulcanico, imprevedibile ragazzo disabile, Andrea, il “motore emotivo” del film. Sul set è nata un’amicizia con una persona che “non risponde a schemi dettati dai ruoli, che ha una sensibilità fuori dal comune, una totale libertà di dire a chiunque ciò che pensa”. Per l’attore, 34enne, è stato come togliersi la maschera. “Ma ogni bambino, e non solo Andrea, è imprevedibile, un bambino che recita risulta falso”. E se lo dice lui, che ha iniziato il mestiere da piccolo…
Con Amelio, rivela, desiderava lavorare almeno da dieci anni, forse più. “Amo il suo amore per l’umanità, la capacità di catturare la vita come accade davvero, per le strade. Rimasi estasiato da Il ladro di bambini, dal sorriso smarrito della piccola protagonista”. Anche lui presto racconterà la storia di un bambino, nel suo primo film da regista con Sergio Rubini e Barbora Bobulova, intitolato Anche libero va bene. “L’esperienza con Gianni Amelio mi ha insegnato molte cose”.
Poi reciterà con Michele Placido nel Romanzo criminale da De Cataldo, tutt’altro ruolo, quello del Freddo nella Banda della Magliana. “Il cinema italiano riflette tira fuori cose positive quando c’è l’urgenza di raccontare, la passione sincera. Ma non sentiamoci inferiori agli americani. Io sono cresciuto col mito di Elia Kazan e dell’Actors’ Studio, ma adesso non è un gran momento per loro”. Gli piacerebbe però lavorare con Paul Thomas Anderson, quello di Magnolia. “Oppure, tra gli italiani, con Gianni Zanasi”. Non cita invece Ozpetek o Muccino, “di loro si è parlato fin troppo”.
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