Sarà Laura Morante, nel ruolo di madrina, a condurre insieme al direttore Gianni Amelio la serata di apertura del Torino Film Festival, stasera al Teatro Regio. Sul palco, a consegnare il Gran Premio Torino al regista finlandese Aki Kaurismäki, Sergio Castellitto, Penelope Cruz ed Emile Hirsch regista e attori protagonisti del film Venuto al mondo le cui riprese sono in corso a Torino. E’ anche il giorno in cui nelle sale arriva con Bim l’ultimo ottimo lavoro di Kaurismäki Le Havre, purtroppo non premiato a Cannes. Protagonista del film un lustrascarpe che aiuterà un giovane clandestino africano, arrivato in Francia in un container ad attraversare la Manica per raggiungere la madre in Inghilterra. “Tutti i nostri problemi derivano da una sola parola: l’avidità – dice il regista – Se le risorse fossero divise in maniera equa potremmo vivere tutti bene. Bisogna strappare il potere alla multinazionali che ci hanno portato alla rovina”.
Tra gli ospiti del del TFF che saranno presenti all’inaugurazione: Sion Sono, protagonista della sezione ‘Rapporto confidenziale’ e l’attrice Megumi Kagurazaka; per la retrospettiva dedicata a Robert Altman la moglie Kathryn, il figlio Stephen, gli attori Keith Carradine e Michael Murphy; la giuria internazionale di Torino 29 composta da Jerry Schatzberg, Michael Fitzgerald, Valeria Golino, Hubert Niogret, Brillante Mendoza; e per le altre giurie Vincent Dieutre, Alice Rohwacher, Yuri Ancarani. Attesi inoltre alla serata di apertura Valeria Solarino, Carolina Crescentini, Domenico Starnone, Luciana Littizzetto, Charlotte Rampling, Alina Marazzi, Lionello Cerri e Doriana Leondeff.
Il programma della serata prevede poi l’anteprima di L’arte di vincere/Moneyball nel quale Brad Pitt è non solo tra i protagonisti, accanto a Philip Seyour Hofmann e Jonah Hill, ma figura anche tra i produttori. Il film, in sala a gennaio con Warner Bros., è tratto dal best seller di Michael Lewis “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” sulla squadra di baseball Oakland Athletics e sul loro general manager Billy Beane. A dirigerlo è Bennett Miller, il regista di Truman Capote-A sangue freddo che gli è valso la nomination all’Oscar, mentre la sceneggiatura è scritta da Steven Zaillian e Aaron Sorkin, quest’ultimo vincitore di un Oscar con The Social Network per la Migliore sceneggiatura non originale.
La storia è quella di una buona squadra di baseball che, privata all’improvviso dei suoi giocatori migliori, non riesce più a competere con i grandi avversari avendo poche risorse finanziarie. Ma in aiuto del general manager Billy Beane (Brad Pitt) arriva un giovane economista laureato a Yale, Peter Brand (Jonah Hill), che convince Beane a costruire, attraverso un modello statistico, una squadra vincente con giocatori sconosciuti e poco costosi. La filosofia di questo film in apparenza sportivo è che un gruppo di individui, sapientemente guidato, può raggiungere risultati migliori di singole eccellenze. Ovviamente il percorso è ostacolato da chi, come l’allenatore degli Athletic’s (Philip Seymour Hofmann) non crede nel nuovo metodo che alla fine trionferà cambiando la gestione e le regole dei team di baseball. Quello sport in cui Beane, come giocatore, ne era uscito sconfitto.
Il film in un primo tempo avrebbe dovuto girarlo Steven Soderbergh che aveva proposto alla Sony un progetto in stile documentaristico, costruito con interviste a veri giocatori. Il progetto è stato poi riscritto dallo sceneggiatore Aaron Sorkin e affidato alla regia di Miller. “Sono stato ossessionato dal libro e da quello che i ragazzi di Oakland hanno fatto reiventandosi questo gioco”, dice Pitt.
E ironia del caso l’attore porta sul viso i segni del baseball. Una cicatrice sotto l’occhio sinistro, ricordo di una ferita allo zigomo che richiese diciotto punti di sutura e provocata da una pallina durante una partita giocata a scuola.
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