Jeremy Irons, l’ecologia del cinema

L'attore inglese, ospite del Festival di Taormina, parla con Cinecittà News: ricordando il set di Bernardo Bertolucci e indicando tra le opere che l'hanno colpito "Il divo"


Jeremy Irons, uno di quegli incontri che fanno la differenza. Grandissimo attore, Oscar per Il mistero von Bulow (1990), protagonista di film indimenticabili come Mission e Inseparabili di Cronenberg, è al Festival di Taormina con una missione ecologista. Accompagnare il documentario Trashed di Candida Brady (si può scaricare da internet dal sito www.trashedfilm.com) in cui è la nostra guida attraverso l’emergenza ambientalista dei rifiuti, una montagna di morte e diossina che rischia di distruggere il pianeta se si continua ad ammassare gli scarti nelle discariche, sotterrarli o peggio bruciarli, mentre sarebbe una risorsa trasformarli in concime e riciclarli. “E’ stato un viaggio che mi ha scioccato. Come quando in Libano ho visto la montagna di ciò che scartiamo ogni giorno. In Italia gli inceneritori sono gestiti male, in Vietnam assistiamo agli effetti della diossina sui lineamenti umani. È responsabilità dei governi imporre norme di sicurezza che mettano al sicuro soprattutto i bambini dalle conseguenze dell’intossicazione, che può causare problemi dell’attenzione e dell’apprendimento, allergie e altro. Ed è nostra responsabilità individuale far sentire la nostra voce e cambiare i nostri comportamenti. È un problema globale e non possiamo più far finta di nulla”. L’attore inglese, classe 1948, che abbiamo visto di recente in Treno di notte per Lisbona, è stato protagonista di una Taoclass, ha ricevuto un premio al Teatro Antico di Taormina, ha incontrato alcuni giornalisti. Lasciando un segno in questa edizione del festival anche per la sua conoscenza non superficiale del cinema italiano e dei suoi problemi.

Che impressione ha del cinema italiano contemporaneo?

Avete avuto grandi registi e film fantastici, oggi siete in crisi, nonostante opere come Il divo, un film che mi ha colpito insieme a Amour. Oggi il vostro governo ha tagliato il sostegno al cinema e questo vi impone di fare film a basso budget, anche se il tax credit attira le produzioni straniere. Ma chissà, forse è bene che i filmaker debbano cercare fondi privati, usare le nuove tecnologie. Le ristrettezze economiche possono essere uno stimolo. Tutto cambia, tranne il fatto che bisogna continuare a fare film che la gente abbia voglia di vedere. Un altro problema è che molte sale in Italia stanno chiudendo e molti giovani guardano ormai film solo sul computer, ma non solo da voi.

I festival possono salvare la cultura del cinema con iniziative come queste classi rivolte ai giovanissimi?

Certo, questo festival ha un ruolo fondamentale anche per il territorio. Io vado in barca a vela e so che è la randa, per quanto piccola, che fa andare la barca. Se molli la randa, la vela si affloscia e la barca, dopo un po’ si ferma. Il festival ha la stessa funzione, mette in moto questo luogo che vive di turismo e fa continuare a navigare l’economia locale pur essendo apparentemente una piccola cosa.

Parlando ancora del cinema italiano, lei ha girato con Bernardo Bertolucci un film importante come “Io ballo da sola”. Che ricordo ne ha?

Con Bernardo siamo ancora in contatto e mi dispiace molto che sia bloccato sulla sedia rotelle. È un uomo che capisce il cinema, un maestro. Ricordo bene quel set in Toscana, l’affinità culturale con lui, il piacere di stare in un posto dove il cibo e il clima sono fantastici. C’erano mia moglie e i miei figli con me, ed è stato un periodo molto bello. Tra l’altro in Inghilterra mi avevano tolto la patente per eccesso di velocità, ma in Italia potevo guidare.

E Franco Zeffirelli con cui ha fatto “Callas forever”?

Anche con lui c’è stato un forte scambio culturale, con questi autori si respira davvero cinema. Non credo che i nuovi registi raggiungeranno mai questi livelli.

Cosa pensa di Hollywood?

Tutto è cambiato. Gli studios sono stati comprati dalle multinazionali che vogliono imporre la propria filosofia. Ormai molti film vengono gestiti da esperti di economia. Ognuno di noi attori o registi ha un valore legato ai profitti del suo film precedente. Il marketing costa quanto i film o anche di più e quindi i progetti meno costosi, tra 5 e 55 milioni di dollari, diventano più difficili da realizzare, mentre i film con le esplosioni si vendono bene, specie in Asia. La pirateria è altro problema enorme, che ha già messo in ginocchio l’industria discografica e ora colpisce il cinema. Spero che non si arrivi a un controllo poliziesco su internet, spero che la rete resti gratis, ma vorrei che fosse un luogo più sicuro.

C’è qualche collega da cui sente di aver imparato qualcosa di importante?

Meryl Streep ai tempi della Donna del tenente francese, nell’81. Anche lei era giovane come me, ma aveva più esperienza e mi ha trasmesso la serietà e la concentrazione. Le devo molto.

Le piacerebbe fare politica, visto il suo impegno civile?

Per carità, io odio la politica e sono felice di starne fuori, di fare il giullare di corte. Quello che posso dire è che chi è in cima alla piramide non può fare soldi senza di noi e questo ci dà, come cittadini e consumatori, un grande potere. Se ognuno di noi cambia le sue abitudini, se ognuno chiede agli amministratori locali un impegno, possiamo fare molto. Per esempio io al supermercato tolgo gli imballaggi e li lascio lì, se lo facessimo tutti, smetterebbero di usare tanta plastica. Siamo noi, in ultima analisi, che governiamo il mondo.

Come mai ha dedicato il suo Oscar a David Cronenberg?

Forse perché avrei dovuto vincere per Inseparabili ma non era un film adatto all’Oscar e poi il premio è arrivato per Il mistero von Bulow ma il mio pensiero è andato a David.

Lei è nato sull’Isola di Wight e oggi vive in un castello in Irlanda. È un tipo solitario?

Io non mi sento un attore tutto il tempo, ma solo quando recito, poi torno alla vita. Ci sono tante cose che mi piace fare: andare a cavallo, in barca a vela, fare giardinaggio, conversare. La dissoluzione della mia famiglia, con i miei genitori che si sono separati, mi ha portato a fare una vita un po’ nomade, da zingaro, a sentirmi sempre un po’ al di fuori della società. Poi, 15 anni fa, in un momento in cui mi ero stufato di fare il mio lavoro e mi annoiavo, ho comprato una torre medievale mezza distrutta del 1600 sulla Costa di Cork in Irlanda. Ho passato i sei anni successivi a ristrutturarla e adesso è il luogo più magnifico che abbia mai visto. Ma non proprio un castello, diciamo una torre sul mare. Se passate da lì, la vedete.

Recentemente ha parlato di Papa Francesco come di un uomo straordinario.

È l’unico principe di cui il mondo ha bisogno e lo dico da protestante non tanto fervente. Siamo molto fortunati ad averlo, la Chiesa ha davvero bisogno di qualcuno che sappia lavare i piedi ai carcerati come lui ha fatto. Il potere non è cambiato dai tempi di Machiavelli. Siamo vissuti prendendo soldi in prestito,in un’economia fasulla e ci siamo trovati indebitati fino al collo. Adesso i giovani dovranno pagare il prezzo della nostra bella vita. Ma il debito è una forma di colonialismo, permetterà ai paesi più forti di comprare quelli più deboli. La Germania ha cercato due volte di impadronirsi dell’Europa con la forza militare, ora ci sta provando con l’economia. In Irlanda ne sappiamo qualcosa. Ma io dico: cosa succederebbe se nessuno di noi restituisse i soldi presi in prestito?

C’è un giovane attore che considera il suo erede?

Mio figlio Max Irons. È molto meglio di me alla sua età.

19 Giugno 2013

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