Jennifer nelle tenebre di papà Lynch


E’ stato presentato oggi fuori concorso il secondo lungometraggio di Jennifer Lynch, Surveillance, un thriller metafisico nel segno del grande cinema giapponese di Kurosawa. La pellicola da lei prodotta con Marco Mehlitz, racconta di due agenti dell’Fbi (Bill Pullman e Julia Ormond) che arrivano in una sperduta cittadina per indagare su alcune morti misteriose. Qui incontrano tre testimoni: il poliziotto dal grilletto facile Conrad (French Stewart), una giovane completamente sconnessa e drogata Bobbi (Pell James) e una bambina di 8 anni: tutti e tre negli interrogatori offrono una versione differente dei fatti.
“La conoscenza del punto di vista degli altri – ha detto la quarantenne regista – è la cosa che più mi affascina, perché ognuno di noi ha un proprio modo di vedere e decodificare i fatti reali”. Solo qualcuno riesce a possedere una parte della verità e solo la piccola Stephanie (la bambina Ryan Simpkins) guarda ancora il mondo con gli occhi puliti e privi di pregiudizi: è lei consentirà nel finale di fare luce sul mistero. “Per rendere le tre versioni differenti – prosegue la cineasta americana – ho dovuto lavorare molto sulle diverse tonalità delle testimonianze: ciascun personaggio rivela la sua parte di verità, formando una sorta di balletto inquietante e complesso. Mi ha molto affascinato indagare sulle corde intriganti del genere umano e soprattutto sul voyeurismo che le persone conservano sempre dentro di loro. Ho voluto così dimostrare come basti a volte sbagliare strada solo una volta per cambiare completamente il corso della propria esistenza”. Inevitabile citare il padre, mitico cineasta. “Mi è piaciuto soprattutto inserire nel finale l’intreccio tra le tenebre e la luce. Ma se per me le tenebre non coincidono con il male, per mio padre David Lynch sì. Lui era infatti molto preoccupato del finale e una volta mi telefonò nel cuore della notte per dirmi: ‘No, non puoi far finire il film così’. Ma io non l’ho ascoltato e il mio finale ruota tutto attorno ad una sola domanda: dire la verità può davvero salvare la vita?”.

21 Maggio 2008

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