Jean Cazes


A Cannes i francesi esortano le produzioni europee a dialogare e unirsi in nuovi progetti per rendere più vivo
il cinema dell’Europa.

L’iniziativa arriva in particolare da Jean Cazes, presidente da sette anni del Club dei Produttori Europei, che stamattina ha indetto una conferenza stampa nel Padiglione degli Italiani, sulla Croisette.

Emblematico il tema del dibattito, al quale ha partecipato anche Frederic Brillion, presidente della Commission National du film de France, per dire la sua sul tema “Coprodurre con la Francia. Esistono coproduzioni, anche minori, interessate a seguire la via della Francia per produrre i film?”.
Non a caso, lo scorso anno, le coproduzioni europee hanno giocato un ruolo fondamentale nella cinematografia francese, che su un totale di 212 titoli ha realizzato ben 107 coproduzioni.

Signor Cazes, questo trend è solo un fenomeno del momento o potrebbe diventare un modo nuovo di fare film in tutta Europa?
Credo che dovrebbe diventare la via preferita da tutti i produttori europei, non soltanto per una questione economica che tende ad unire le forze finanziarie dei vari Paesi. Ma soprattutto per contrastare una realtà imbarazzante che oggi vediamo dilagare in Europa. Ciascun Paese europeo tende infatti a produrre da solo i propri film, ma tende anche a far circolare i titoli nazionali, difendendo una sorta di protezionismo, ormai anacronistico.

Come si puo’ uscire da questo circolo vizioso?
Stiamo cominciando a parlarne, e Cannes è un momento favorevole per creare dibattiti su questo problema. A cominciare dall’incontro che si è appena svolto nel Padiglione degli Italiani. La Francia e l’Italia, per esempio,
hanno mercati interessanti che però raramente si mettono in connessione tra loro. Da una prima impressione, mi sembra che non solo l’Italia è d’accordo con questa iniziativa, ma pure tutti gli altri Paesi europei. Credo molto in questa solidarietà. Tuttavia, non intendo boicottare i film  mericani, che a me piacciono molto. C’e’ spazio per tutti in un mercato globale che deve tener conto delle esigenze di tante culture diverse.

17 Maggio 2004

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