Jasmine Trinca: La rivoluzione sessuale di Laura


Nel ruolo della studentessa cattolica borghese che sposa gli ideali libertari partecipando alle lotte studentesche, spicca nel cast de Il grande sogno Jasmine Trinca, particolarmente soddisfatta di essere tornata a recitare per Michele Placido dopo la bella prova di Romanzo criminale. “Michele è un ‘animale’ pensante, una persona molto ispirata dotata di intuizione e capace di un grande lavoro con gli interpreti, da parte sua c’è sempre un’attenzione molto forte verso gli attori -persone che spinge costantemente a portare un proprio contributo creativo di proposte e di stimoli. Con lui si sperimenta la democrazia-partecipazione e in questo senso un film che parlava del ’68 era perfetto e Placido secondo me è stato molto bravo a raccontare attraverso le storie private la Storia e il sentimento di un’epoca speciale e anche per questo lo definirei un regista sentimentale”.

Che idea si è fatta del ’68 e di quello che ha significato?

E’ un argomento comunque spinoso, ma penso che il nostro film riesca a darne una lettura realistica attraverso gli occhi e le vite di persone differenti che l’hanno vissuto in maniera diversa: credo che venga fuori un quadro onesto e attendibile di un momento storico fitto di cambiamenti radicali. Il mio personaggio è quello di una ragazza di buona famiglia che vive il cattolicesimo sociale alla don Milani, entra nel Movimento studentesco e rivendica il diritto allo studio per tutti, che all’epoca non era affatto scontato; vedo quindi il ’68 soprattutto come strumento per capire certe realtà ed opportunità diverse e come momento di rottura, grazie alla possibilità che ha dato a tante persone differenti di cambiare la propria vita e, per alcune, anche la società e il mondo.

Come ha visto il suo personaggio, ci sono degli aspetti di Laura che potrebbero appartenerle?
Sì, ovviamente ci sono in lei anche alcune caratteristiche che mi riguardano da vicino, ma da parte nostra c’è stato il tentativo di rappresentare qualcun altro, è una ragazza lontana e diversa da me per provenienza e formazione, ma quella sua aderenza, il suo senso di giustizia nel rivendicare l’uguaglianza sociale, li sento molto vicini. Laura all’inizio è un po’ un anatroccolo che intraprende un suo percorso di emancipazione e io mi sono divertita a caratterizzare questa ragazza cattolica ‘timorata’, ma – come si capirà presto – aperta al mondo. In un primo tempo lei appare precisa, inquadrata e guardinga ma poi, a poco a poco, arriva l’onda di una liberazione femminile e sessuale che si rivelerà determinante per l’epoca: mi piace pensare a Laura come una donna destinata a diventare solo moglie e madre che col tempo diventa una donna libera, impegnata a gestire una doppia storia d’amore e poi nella rivendicazione di sé e del sé e quindi come ad un esempio di protofemminismo. Ecco quindi la sua voglia di libertà personale, ma anche sessuale, che Michele ci ha anche prospettato descrivendoci i personaggi e così questa ragazza da un punto di partenza di moralità, intesa in un certo modo severo, si trasforma, alimenta un desiderio di libertà personale e anche sessuale e arriva alla consapevolezza di sé, della propria testa e del proprio corpo: la sua è un’emancipazione a 360 gradi.

Come si è documentata per interpretare il suo ruolo?
Non vivo fuori dal mondo, conoscevo l’argomento ma per comprenderlo meglio ho cercato di studiare ed approfondire quell’aspetto del movimento, quel tipo di cattolicesimo sociale. Placido mi ha consigliato di leggere “Memorie di una ragazza perbene” di Simone De Beauvoir e “Lettere di una professoressa” di don Milani, e di consultare filmati d’epoca, quelli di repertorio sul ’68 di Silvano Agosti ma anche film come I compagni di Monicelli, tutta quella documentazione, insomma, che poteva contribuire ad una preparazione adeguata. E’ stata importante la qualità della scrittura che ci ha guidato grazie al notevole contributo diretto al copione di Michele e dello sceneggiatore Angelo Pasquini che hanno vissuto da vicino quelle esperienze. Ma sono state anche decisive l’atmosfera e l’attenzione che Michele ha tenuto sempre alta durante le riprese, per conservare quello spirito e per riproporlo, così come l’opportunità di girare dal vero all’interno dell’Università La Sapienza di Roma che rende pienamente la sensazione di parlare dei nostri giorni: gli scontri tra polizia e studenti raccontano qualcosa di molto attuale ma anche la spinta a cambiare le cose della società e del mondo. In questo senso nessuno di noi si e’ sentito estraneo a quello spirito sanamente ‘rivoluzionario’.

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09 Settembre 2009

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