Dopo una fortunata trasferta statunitense che gli ha fruttato il premio del pubblico del N.I.C.E., Francesco Amato riporta nelle sale italiane il suo Ma che ci faccio qui!. Racconto generazionale di un ragazzo che, dopo il fallimento della maturità, intraprende un viaggio in motorino capendo che non è necessario andare troppo lontano per scoprire il mondo e diventare grandi, Ma che ci faccio qui! – primo tentativo di produzione di lungometraggio del CSC co-prodotto con Rai Cinema e Istituto Luce – è stato girato utilizzando una troupe interamente composta da neodiplomati, fatta eccezione per alcuni interpreti, come Paolo Sassanelli.
Il suo film è stato molto apprezzato dal pubblico statunitense del N.I.C.E., fino a ricevere il premio dell’opera più votata. Che esperienza è stata?
Non ero mai stato negli Stati Uniti, e andarci per la prima volta portando il mio film è stata un’esperienza magnifica. Ma che ci faccio qui! è stato accolto benissimo dal pubblico americano di New York e di San Francisco, che era composto circa per metà da americani e per metà da italoamericani. Mi ha colpito constatare come abbiano reagito alla pellicola in modo diverso dagli spettatori italiani: gli statunitensi erano più disposti a partecipare e a ridere. E tra l’altro lo facevano in momenti diversi rispetto al pubblico italiano.
E’ stato un bel salto dopo l’uscita italiana, che non ha avuto il riscontro che ci si aspettava.
L’uscita in Italia in settembre è stata comunque un successo per me, nonostante il botteghino non mi abbia dato ragione. I dati relativi al gradimento del pubblico e quelli del successo in sala sono stati molto discordanti, ma c’è da dire che Ma che ci faccio qui! è uscito in un momento particolare, tra l’altro nello stesso fine settimana in cui è uscito Superman Returns. In ogni caso nelle numerose proiezioni in festival e cineforum il film è sempre stato accolto benissimo.
So che ha ricevuto moltissime e-mail di complimenti da spettatori, soprattutto giovani.
Alle proiezioni in America, visto che molti mi chiedevano se il film sarebbe uscito anche lì, se non in sala, almeno in Dvd, ho dato pubblicamente il mio indirizzo e-mail dicendo che li avrei avvisati di eventuali uscite. Mi hanno scritto in tantissimi facendomi complimenti entusiastici e commenti colorati. Una ragazza, ad esempio, mi ha scritto dicendo che aveva preferito il mio film agli altri che aveva visto al N.I.C.E., che si era divertita moltissimo e le aveva ricordato un suo lungo viaggio in macchina.
Cosa si aspetta da questa iniziativa e da questa seconda uscita in sala?
Mi aspetto che si ricominci a parlarne e che la gente quindi sappia che il film c’è e possa andarlo a vedere. Non avrei mai pensato di suscitare tanto interesse negli Stati Uniti, ora mi auguro che anche il pubblico del mio paese apprezzi altrettanto questa storia.
Ha in cantiere nuovi progetti?
Con lo stesso gruppo di lavoro di Ma che ci faccio qui! sto preparando una commedia sulle contraddizioni della cultura politica italiana. Spero di trovare presto un produttore.
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