“Qualsiasi somiglianza tra uomini e scimmie nel mio film è puramente casuale ma … mai come alla fine del XIX secolo l’uomo si è sentito superiore alla Natura e a tutti quelli che, secondo il suo punto di vista, non avevano raggiunto lo stesso grado di evoluzione”, queste le parole di Jean-François Laguionie con Xavier Picard autori de Il viaggio del principe, film animato, in Selezione Ufficiale al Festival di Annecy.
Due decenni dopo Scimmie come noi, Laguionie torna nello stesso universo, con “un sequel senza essere un sequel”, come lo definisce lo stesso autore francese, per proporre una riflessione sui limiti della conoscenza e il destino dell’umanità.
Il viaggio del principe, realizzato nel 2019, dapprima si presenta parlando agli occhi e con il suono, scegliendo un’animazione dal tratto etereo – disegni che sembrano pennellate, quasi acquerelli -, con la colonna che suona i rumori della natura: vento, mare, versi di aironi, cui fa eco – con la voce – un bambino, Tom, a stabilire un dialogo tra “uomo” e Natura, fino alla scoperta misteriosa, poco più in là, di una creatura maschile canuta, apparentemente esanime, stesa sulla battigia, con metà corpo nell’acqua che rifluisce.
In un tempo che rimanda al tardo Ottocento, epoca di scoperte tecnologiche e ricerche etnografiche, la prima voce a parlare – fuori campo – è proprio la sua, quella dell’anziana scimmia (maschio) antropomorfa – come lo sono tutti i personaggi del film -, che riferisce il suo stato attuale, non capendo se si trovi nel mondo dei vivi o dei morti: Tom l’ha ricoverato nel museo ormai abbandonato in cui un professore di Antropologia, il dottor Abervrach, e la sua compagna Elisabeth, assistente/biologa, vivono da quando sono stati allontanati dall’Accademia delle Scienze Moderne, tacciati per sostenere l’esistenza di altre civiltà scimmiesche, oltre quella dei Nioukos, cui appartengono.
Dallo stato di incerta coscienza dell’anziano naufrago comincia un ricordo, un flashback – che s’alterna al presente -, che disegna la sua biografia, senza tralasciare le sequenze nelle stanze più nobili del suo reame, in cui l’estetica dell’animazione si fa sofisticata e incantevole, rivelando così l’identità del Principe Laurent, re di Lankos, e l’esistenza, quindi, di (almeno) un’altra società, la sua, prossima al Rinascimento italiano.
Il Principe, dapprima, parla una lingua arcaica, assonante al latino (infatti sottotitolata), ed è Tom, colui che l’hai incontrato esanime, a essere chiamato per dialogare con lui, per capire chi sia questa creatura venuta da un altro Paese, un’opportunità di conoscenza affascinante: il film scruta il tema della supremazia della Scienza sull’istinto, certezza di cui sono pervasi il Professore, Elisabeth e Tom, ma non la loro comunità, nemmeno quella scientifica.
Il Principe torna alla vita con Tom, fa riabilitazione con lui, orfano, “trovato” dal Professore e dalla sua compagna, persone “gentili” – come li chiama il bambino -, perché “affettuosi… sono solo gli animali con i loro piccoli”, mentre in questo universo le scimmie devono essere più formali.
Il Principe con Tom dialoga fluidamente, addirittura danza. Il Principe, a questo punto, è il perfetto soggetto per il trattato che il Professore vuole usare per riscattarsi all’Accademia.
Nel frattempo, però, il Principe scruta Elisabeth nella serra del Museo, mentre cura le piante e fa esperimenti… , così s’intrufola, coinvolgendo Tom, per convincerlo poi a fargli visitare la loro città, “quel mondo altrove”, rispetto al suo: il Principe ammira strade, edifici, fabbriche, tram – su uno ci salgono – e Nioukos borghesi che passeggiano, una società basata sull’OP-Obsolescenza Programmata, con la foresta che incombe dietro l’area urbana perché vorrebbe impossessarsi di essa, così i cittadini – più simili ad automi – debbono far di tutto per respingerla, lei che si starebbe “vendicando” perché si sono impossessati della sua area.
I Nioukos, scopre il Principe da Tom, hanno anche il diritto di divertirsi e così, viaggiando viaggiando sul tram, i due giungono ad un circo e poi ad un cinema: “invenzione straordinaria” per il Principe, definita “pericolosa” dai maestri scolastici del bambino.
Eppure, la città non è solo luci e stupore, ma la cattiveria è sempre in agguato, come “i vegliardi” dell’Accademia delle Scienze, tutt’altro che un regno degno di un re (come Laurent): il Professore cerca di dimostrare agli accademici che i Nioukos non sono le uniche scimmie al mondo, teoria contro cui tutti si opposero sin dal passato, finché in questa circostanza il Principe non prende la parola e parla del sogno di “altri mondi”… suscitando più tumulato che onirismo e curiosità, tanto da far additare il Principe come “Simius Barbarus”, nomea che lo fa rinchiudere in una gabbia da zoo perché lui ha fatto paura, esaltando così un altro tema correlato, quello della paura dell’esotico, “dell’altro”, secondo “la politica di questo assurdo Paese”, come la definisce lo stesso nobile.
Elisabeth e Tom lo liberano furtivamente e con lui il bambino fugge nella foresta, un ennesimo mondo da scoprire, non senza insidie, in cui però i due hanno conferma che “la mano della scimmia è passata di qui”, approdando così in un’altra società ancora, il Paese di Kanopia, ancor più evoluto: tutto funziona con “sole, acqua, e la cara vecchia gravità”; una società, quest’ultima, che conosce l’esistenza delle altre, reputate meno evolute ma da osservare per poi, in futuro, provare a prendere contatti e stabilire una comunicazione; è questa l’occasione per il Principe di raccogliere “i pezzi della mia anima” e volare spiegando “le sue ali”, prendendo in prestito – metaforicamente e non – un po’ di libertà dagli uccelli, capaci davvero di volare…
Il film, sapiente nel parlare a piccoli e adulti, porta con sé una profonda riflessione filosofica e sociale, tutt’altro che infantile, anzi raffinata e delicata, quanto mai attuale: Il viaggio del principe – prodotto dalla francese Blue Spirit Prod. (La mia vita da zucchina, il dipinto), in coproduzione con la lussemburghese Melusine Productions (Wolfwalkers, Ethel & Ernest) – esce in sala dal 6 settembre, distribuito da PFA Films -EMME Cinematografica.
Gli ultimi episodi della serie antologica animata uscirà dal 22 dicembre 2024 su Disney+, uno al giorno
John Lasseter co-produce il secondo film animato di Skydance. Nel cast di voci anche Rachel Zegler, Javier Bardem e Nicole Kidman
Il regista ha confermato che la DreamWorks Animation realizzerà un secondo film d'animazione tratto dai romanzi di Peter Brown
Il film animato uscirà nelle sale dal 7 novembre distribuito da Lucky Red, che ha rilasciato il trailer