“Il vedovo” torna al cinema, ma con Littizzetto e De Luigi

Il film di Massimo Venier riattualizza la pellicola di Risi con Franca Valeri e Alberto Sordi


“E’ una commedia nera lontana dalle commedie di oggi, soffocate dal politicamente corretto. Siamo tornati a guardare a un capolavoro, l’abbiamo fatto senza troppe pretese, con l’umiltà di sapere che non siamo come quei grandi, e per avvicinare i giovani a una storia potente”. A dirlo è la campionessa del piccolo schermo Luciana Littizzetto, protagonista di Aspirante vedovo di Massimo Venier, che non nasconde quanto sia ingombrante l’ombra del film-matrice da cui è liberamente tratto. Ovvero Il vedovo, che Dino Risi girò nel 1959 con due giganti come Franca Valeri e Alberto Sordi, rispetto al quale il confronto con questa black comedy del nuovo millennio è davvero inevitabile.

Qui la perfida, ricchissima e potente industriale milanese Susanna Almiraghi (nell’originale era Elvira) è, appunto, Luciana Littizzetto, che di Franca Valeri dice affettuosamente: “Non le ho chiesto il permesso, le ho chiesto direttamente scusa”. Mentre a vestire i panni che furono di Alberto Sordi c’è Fabio De Luigi, un Alberto Nardi di nuovo imbranato e velleitario, arruffone e parassita di una moglie che ormai odia senza troppi complimenti. “Non sono pazzo, a Sordi non ci ho voluto nemmeno pensare – dice lui – anzi ho proprio cercato di dimenticarlo e di scappare lontano”. Scritta dal regista con Ugo Chiti e Michele Pellegrini dopo che il produttore Beppe Caschetto aveva diligentemente chiesto proprio a Dino Risi cosa pensasse di un eventuale remake/omaggio (l’idea del film risale infatti al 2006), Aspirante vedovo cita il film originale esplicitamente nei titoli di coda, ma anche nei nomi dei personaggi e nell’impianto narrativo. Anche qui, la superdonna Almiraghi decide di non porre più rimedio alle fallimentari imprese economiche del detestato marito, ma poco dopo rimane vittima di un incidente aereo, trasformando istantaneamente il consorte in un uomo che si crede ricchissimo, potente e… libero. Ma per poco, cioè finché lei non tornerà svelando di non essere mai salita su quell’aereo disperso. Intorno a loro si muove una società fatta di personaggi cinici e cattivi: il mediocre assistente Stucchi (Alessandro Besentini), l’arrogante autista Giancarlo (Francesco Brandi), la giovane amante di Nardi, interessata solo al denaro (Clizia Fornasier), il monsignore che inneggia al divorzio e somiglia più a un manager che a un uomo di fede (Bebo Storti) e gli amici imprenditori senza scrupoli (Roberto Citran e Ninni Bruschetta).

“Quando Caschetto mi ha proposto questo film all’inizio gli ho detto di no e ho pensato che fosse pazzo – ha esordito il regista Massimo Venier – Ed è stata la reazione iniziale di tutti. Poi, invece, ci siamo convinti a raccontare una storia che ha vicende e personaggi fantastici, portandoli nell’oggi. Io vivo a Milano e lì sono tutti come Alberto Nardi. Oggi poi, rispetto agli anni del Vedovo, ci sono più donne con ruoli così importanti. Si è parlato della Marcegaglia, ma potrei citare anche Camusso, Moratti e Santanchè”. “Sono donne che esistono – gli fa eco la Littizzetto – spietate, con le palle, a cui sono scivolate le tette più in basso. E sono donne che non mi piacciono. Mi sono persino chiesta se la cattiveria del mio personaggio non fosse esagerata, soprattutto quando specula sulla crisi o sui volti dei bambini del terzo mondo”.

Paolo Del Brocco
, che ha co-prodotto con Rai Cinema il film, in oltre 400 sale con 01 Distribution da giovedì 10, sottolinea poi che non avrebbe mai collaborato a un remake, “ma questo è un tentativo di rifare la grande commedia all’italiana di una volta, amara e tragica, contestualizzata nel nostro momento storico”. Mentre il regista e il produttore di IBC Movie rivendicano il coraggio dell’operazione. “Era importante provare a fare una commedia senza offendere l’intelligenza del pubblico”, ha spiegato il primo. “Le cose bisogna farle e prendersi dei rischi, non si può rimanere un Paese ingessato dove c’è l’idea che le cose non si possano fare”, ha concluso il secondo, mentre la Littizzetto, sollecitata dai cronisti, ironizzava sul personaggio del monsignore: “Sembra che non ci sia una via di mezzo tra questa Chiesa trafficona, godereccia, senza scrupoli, che aiuta il potere e che non ci piace, e Papa Francesco, che se gli gira si mette a dirigere il traffico a piazza Venezia”. Ora, comunque, sarà il pubblico a giudicare questa nuova versione dell’aspirante vedovo di una donna che “è talmente stronza che in sei mesi potrebbe diventare Premier”, come si dice nel film.

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07 Ottobre 2013

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