IL SET

Quattro settimane in esterni, in Toscana, nei pressi di San Gimignano, e poi tutto in teatro di posa. Non a Cinecittà ma negli studios che la Melampo insieme al Comune di Terni e alla Regione Umbria ha recuperato da una vecchia fabbrica di concimi dismessa nel ’58. Immensi hangar in mezzo alle montagne ma dotati di tecnologie innovative. Per la zona un “paese dei balocchi” già operativo come set della Vita è bella (è facile riconoscere scorci e inquadrature di quel film camminando tra un capannone e l’altro), ora pronto a ospitare anche altre produzioni, senza bisogno di “arrivare in Bulgaria”, come precisa il produttore esecutivo Mario Cotone.
Qui sorgono i tremila metri quadri dove sono stati allestiti i tre villaggi della favola, la casetta della Fata Turchina e quella di Geppetto. Case di polistirolo, legno e metallo poste su ruote e double face: grigie e marroni da un lato, coloratissime dall’altro, per il villaggio di mare dove le avventure di Pinocchio trovano un lieto fine. Bastano cinque persone per spostarle e trasformare il set per miracolo.
Per la regione, tra l’altro, un indotto notevole: artigiani e artisti, comparse e maestranze hanno trovato un lavoro qualificato. Al Pinocchio di Benigni, ci dicono, hanno collaborato più persone che a Gangs of New York di Scorsese.