Il Re muore a Taormina

Sarà Il Re muore della regista e sceneggiatrice napoletana Laura Angiulli l’unico film italiano nel concorso lungometraggi alla 66esima edizione del Taormina Film Fest, in programma venerdì 17 luglio


Sarà Il Re muore della regista e sceneggiatrice napoletana Laura Angiulli, l’unico film italiano nel concorso lungometraggi alla 66esima edizione del Taormina Film Fest, in programma venerdì 17 luglio alle ore 19.00 presso il Palazzo Congressi e contemporaneamente in streaming su www.mymovies.it.

Laura Angiulli, da trent’anni alla direzione del Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo di Napoli, studiosa e drammaturga del teatro elisabettiano, e non solo, rilegge in chiave contemporanea Riccardo II di William Shakespeare, opera storico-politica sui temi del narcisismo del potere, della maestà regale e della solitudine umana, composta nel 1595.

Prodotto da Galleria Toledo e girato a Napoli nel 2019 con il contributo della Regione Campania, il film è la trasposizione cinematografica del dramma scespiriano, ambientato alla fine del XIV secolo, sulla deposizione e tragica morte di Riccardo II di York, Re d’Inghilterra, per mano del cugino Bolingbroke di Lancaster, futuro Enrico IV. Nel cast Luciano Dall’Aglio (Riccardo II), Gennaro Maresca (Bolingbroke di Lancaster), Alessandra D’Elia, Stefano Jotti, Maria Roveran, Michele Danubio, Lello Serao, Paolo Aguzzi, Antonio Speranza, Monica Demuru, Filippo Scotti e la partecipazione di Paolo Graziosi ed Enzo Decaro. Il direttore della fotografia è Cesare Accetta, montaggio di Alessio Doglione, scenografia di Rosario Squillace, musiche originali di Pasquale Barbaro e costumi di Grazia Colombini.

Il Re muore nasce da un’attiva ricerca nell’ambito interlinguistico, tesa fra messinscena teatrale e traslazione verso il linguaggio cinematografico, con un attento lavoro di traduzione, approfondimenti critici e immersione nel contesto della materia scespiriana. La raffinatezza linguistica e strutturale del testo ha suggerito una sceneggiatura aperta all’immaginario tradotta in riprese di particolare ricercatezza visiva ed estetica. Le pagine di questo dramma trovano una nuova e suggestiva ambientazione nelle architetture di antichi e prestigiosi monumenti di Napoli e dintorni: Castel Sant’Elmo, Capodimonte, Real Sito di Carditello, Castel Capuano, Museo Diocesano Donnaregina, Teatro di San Carlo, Succorpo dell’Annunziata, Teatro Tempio di Pietravairano, Chiesa di San Giuseppe delle Scalze, Archivio notarile distrettuale di Napoli ed Ex Ospedale Militare.

“Riccardo II è un’opera di straordinaria densità – spiega Laura Angiulli – Il sentimento politico che fa da perno all’opera trova presa nello svolgersi dell’azione, definitivamente centrata e conclusa nel contesto di una stessa famiglia. Zii, zie, nipoti, cugini, tutti discendenti del grande Edoardo, padre prolifico e potente re. Riccardo II, il giovane nipote, figlio di Giovanni precocemente morto prima ancora d’essere incoronato, è chiamato all’ufficio regale a soli nove anni. Ancora bambino, dunque, la sua vita è posta al servizio della solidità e sicurezza dello Stato, e molto gli è richiesto in tenera e inesperta età, senza che nell’adolescenza possa acquisire la maturità necessaria ai tempi a venire. In effetti, la tempra del giovane sovrano non risponde alle esigenze del ruolo, che richiede oltre tutto versatilità in quei mestieri della guerra che il ragazzo aborre: è invece amante dell’arte, dell’allegra vita di piaceri e di quant’altro possa rispondere al desiderio del momento, così che tradite le aspettative dei sudditi, rapidamente giunge al declino nello sfavore del popolo e dell’esercito. Riccardo è sostanzialmente figura poetica: fragile, incapace, sordo alle necessità del caso si fa travolgere con ingenua credulità nella presunzione di una supposta onnipotenza, fino alla deposizione dal regno e dalla vita. La sua è storia di umana inadeguatezza, d’incapacità di sentire il fluire della vita verso la sconfitta e l’esclusione. È storia di deposizione, dal successo e dagli affetti, da un futuro negato a presumibili risorse nell’età di appena 33 anni”.

Cr. P.
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