‘Il ragazzo e l’airone’, un Oscar all’arte di Miyazaki

"Non posso mostrare la felicità sul mio volto perché sono giapponese" ha scherzato il regista 83enne. Nel 2003 vinse con 'La città incantata', ora l'Academy torna a premiarlo celebrandone l'incredibile carriera, capace di cambiare il corso del cinema d'animazione


Con l’Oscar a Il ragazzo e l’airone, l’Academy premia tanto l’ultimo film diretto dal maestro giapponese Hayao Miyazaki, quanto la sua intera carriera. L’animatore era già stato insignito del premio Onorario nel 2014, quando, dopo Si alza il vento, aveva annunciato il proprio ritiro. Dieci anni dopo, però, Miyazaki è tornato, e non con un film qualsiasi. Il ragazzo e l’airone, come mai prima d’ora nella carriera del regista, è un’opera che unisce onirismo e autobiografia, tracciando una parabola perfetta del rapporto tra vita, arte e sogni; compendio della lunga carriera di Miyazaki, ormai 83enne. Un film di mondi a incastro, di universi inanellati tra loro, in cui fantasia e ricordo storico si specchiano e scambiano di posto.

La verità è che Miyazaki, su Il ragazzo e l’airone, aveva iniziato a lavorare poco dopo aver finito Si alza il vento. Negli estratti di diario risalenti al 2014 scrisse: “Non c’è niente di più patetico che dire al mondo che andrai in pensione a causa della tua età, per poi fare ancora un altro ritorno. Un anziano che si illude di essere ancora capace, nonostante la sua dimenticanza geriatrica, non dimostra forse di aver superato il limite? Puoi scommetterci”. Eppure, una gestazione quasi decennale vede ora premiare un film in controtendenza per tecnica, tempi e struttura, pieno di idee, simboli e trovate, ma anche contemplativo, quasi statico. Uno dei maggiori successi nella storia dello Studio Ghibli e di Miyazaki, record dello Studio giapponese al box office nordamericano e anche italiano.

Se una pioniera dell’animazione come Disney ha ormai abbandonato la tecnica tradizionale 2d, convinta della maggior profittabilità della CGI, lo Studio Ghibli tiene viva una tradizione che riesce ancora ad ammaliare. E infatti, in corsa per l’Oscar c’è anche quello Spider-man di Sony tanto acclamato proprio per la sua capacità di sintesi (almeno visiva) delle due possibilità. Nella storia degli Oscar sono solo due i film in tecnica tradizionale a essere stati premiati: entrambi portano la firma di Miyazaki. “Penso di essere stato fortunato – ha dichiarato recentemente – perché ho potuto partecipare all’ultima era in cui possiamo realizzare film con carta, matita e pellicola”. Il regista non ha mai fatto segreto delle sue opinioni su alcuni progressi tecnologici introdotti nel mondo del cinema (“un insulto alla vita” la sua opinione, nettissima, sull’AI).

Ancor più che con La città incantatapremiata agli Oscar nel 2003, la vittoria de Il ragazzo e l’airone segna un importante passo per l’affermarsi dell’animazione, nella visione comune, come forma d’arte (e non genere cinematografico) tra le più innovative e contemporanee, anche nelle sue espressioni più tradizionali. Miyazaki chiude così la stagione dei premi con importanti riconoscimenti, tra cui anche il Golden Globe e il BAFTA. Nonostante la schiera di accoliti nati all’ombra di Miyazaki, registi e animatori ormai affermati e riconosciuti, è ancora lui, il maestro, a essere riferimento in Occidente dell’animazione giapponese; sempre più protagonista di cinema e tv anche grazie all’opera e al percorso da lui tracciato. Un riconoscimento che suona ancora più significativo a pochi giorni dalla scomparsa di un altro maestro che ha aiutato a portare il Giappone, e la sua arte, in Occidente: Akira Toriyama.

“Felici dal profondo del cuore”, si sono definiti i vertici dell’acclamato studio Ghibli. “Penso che sia stata solo fortuna, ma sono davvero felice dal profondo del cuore”, ha proseguito il produttore del film e cofondatore della compagnia Toshio Suzuki parlando con l’emittente statale NHK. Il Giappone torna da Hollywood con due Oscar grazie al premio per gli effetti speciali consegnato al regista di Godzilla: Minus one Takashi Yamazaki, anche supervisore dei VFX. Anche questa volta, come 21 anni fa, Miyazaki non è andato a Hollywood, e si dice che abbia seguito la serata dal suo ufficio. “Poiché giapponese, non posso mostrare la felicità sul mio volto” avrebbe dichiarato Miyazaki, apparso più tardi in un video pubblicato sui social.

Per Il ragazzo e l’airone si è parlato di testamento. Ed è normale. Per l’età di Miyazaki, per le dichiarazioni fatte circolare, e per quello che, in effetti, questo film significa all’interno della carriera dell’artista. Miyazaki però ha altri piani. Da settembre 2023, è tornato al lavoro su un nuovo progetto. Al suo fianco, ancora una volta, carta, matita e pellicola.

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