Un libro può cambiare profondamente lo spirito di chi legge, e può farlo in tanti modi. Lo sa bene Florence Green, dolce ma grintosa protagonista del romanzo di Penelope Fitzgerald La libreria, finalista al Booker Prize 1978, che rivive oggi anche al cinema grazie alla regista spagnola Isabel Coixet (La vita segreta delle parole) che già in passato aveva adattato per il grande schermo L’animale morente di Philip Roth e il racconto di Nanci Kincaid La mia vita senza me. Presentato alla scorsa Berlinale e vincitore di tre premi Goya, tra cui miglior film e miglior regia, La casa dei libri racconta la storia di una vedova coraggiosa e dallo spirito libero, che negli Anni ’50 combatte il provincialismo di una sonnolenta cittadina costiera inglese, dove decide di aprire la libreria “La vecchia casa”, la prima dopo anni, convinta che “quando leggiamo una storia la abitiamo, le copertine dei libri sono come i tetti e le mura, una casa”. Che quando un buon libro finisce la storia continua nella mente del lettore come il più vivido dei sogni, e riesce ad esser preziosa linfa vitale anche per gli spiriti più inariditi.
Decisa a gettarsi alle spalle il dolore per la perdita del marito, Florence, timida Araba Fenice che risorge dalle sue ceneri, interpretata da Emily Mortimer, si getta a capofitto nel progetto ma è costretta a scontrarsi con l’educata ma implacabile opposizione degli abitanti del luogo – apatici, ignoranti, falsamente moralisti – e con il potere locale, rappresentato dalla gretta e vendicativa signora Gamart (Patricia Clarkson), aspirante patronessa della scena artistica locale, decisa a tutti i costi a far chiudere l’attività pur di continuare a detenere il pieno possesso sullo spirito della piccola cittadina che vuole resti immutato e stagnante. tra tradizioni da seguire e regole da rispettare.
Grazie alla sua libreria l’idealista Florence prova ad aprire gli occhi ai gretti abitanti locali, e, in nome della libertà espressiva, tenta una sorta di piccola rivoluzione sociale provando a proporre il meglio della letteratura dell’epoca, da Fahrenheit 451 di Ray Bradbury al libro scandalo del momento, Lolita di Nabokov. Proprio il romanzo che fornirà la scusa perfetta all’ipocrisia morale del luogo per additare la libreria e la sua proprietaria. Gli ostacoli porranno irrimediabilmente fine al suo sogno, ma il sasso nello stagno è stato gettato e la sua onda ha colpito il cuore della cittadina, la giovane e proletaria ragazzina sua aiutante, Christine, innocentemente spregiudicata e spietatamente tagliente nei confronti degli altri adulti, a cui riuscirà a trasmettere la passione per la lettura, Al di là dell’apparente fallimento la Fenice risorge ancora una volta. Lo fa con un sorriso pacato e, senza forzature o sovrappesi emotivi, cifra stilistica di tutto il film, si proietta ancora una volta verso il futuro, contribuendo alla costruzione di una generazione migliore.
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