IL MINISTRO URBANI


Tra il Salone del libro di Torino e la finale di Coppa a Manchester, il ministro Urbani riesce a piazzare una volata al festival: non ha lo smoking, perchè arriva da Milano, e neppure il farfallino, ma gli hanno assicurato che entrerà lo stesso al Palais. Assente all’incontro dei ministri europei che ha aperto il festival (“c’erano quattro colleghi su 15 e poi ci sentiamo in continuazione”) non ha rinunciato a fare il tifo di persona per Il cuore altrove e l’amico Pupi Avati, anche presidente di Cinecittà Holding. “Avati è l’alfiere del nostro cinema, si sta impegnando moltissimo”, sintetizza.
All’incontro con i giornalisti italiani, in una saletta deco dell’Hotel Martinez, arriva con parecchio ritardo, anche lui bloccato dal traffico pazzesco della Croisette di sabato sera. “Mi hanno colpito i grandi cartelloni con scritto Viva il cinema!, le musiche di Fellini come colonna sonora del festival, l’omaggio al nostro cineasta”.
“All’estero – dice ancora il ministro – il nostro cinema è molto richiesto, addirittura certi film si sono affermati in Francia più che in Italia. Ma occorre sostenere la distribuzione e razionalizzare le risorse”. In pratica, all’Istituto Luce spetterà il compito di assicurare la tenitura dei film italiani ed europei utilizzando il suo circuito di sale e occupandosi anche di internazionalizzazione, mentre Italia Cinema continua il suo lavoro di promozione col sostegno dello Stato.
Tempi stringati – giugno prossimo – per la riforma. “Che darà maggiori risorse e tenterà di sostenere la qualità: abbiamo talenti, a loro spetta fare buoni film. Noi possiamo impegnarci nella formazione e nell’informazione”. Per quanto riguarda il finanziamento si pensa a un’introduzione parziale del reference system, che “diminuisce la discrezionalità”. Mentre per le opere prime conterà il valore dei commissari, che non potranno che essere “al top”. Infine confermata l’intenzione di abolire la censura così com’è.

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17 Maggio 2003

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