BARI – Nelle mattinate baresi scende la “Polvere di Stelle” sulle platee cinematografiche che si lasciano affascinare non solo dal cinema, ma dal suo rapporto con la Scienza, questione trattata da film kolossal, si pensi a 2001: Odissea nello Spazio, o al più recente Gravity, fino all’ultimissima serie Constellation, ma anche a documentari che scelgono di scriversi e raccontarsi tra divulgazione e ironia.
Questo è lo spirito delle Conversazioni Atomiche (prodotto da Luce Cinecittà) di Felice Farina, ultima opera del regista uscita nelle sale prima della sua scomparsa – premiata anche ai Nastri d’argento -, e a cui è seguito il film postumo, Falso Storico. Conversazioni è un piccolo capolavoro diventato, nel 2018 – quando uscì, un piccolo caso. Si intercettano le particelle di concetti sofisticati ma possibili da comprendere, e si metabolizzano questioni fondamentali delle nostre esistenze, e lo si fa ridendo (non ridendone).
Farina costruisce un doc dall’anima commediante, un film di conversazione con immagini di realtà e del passato. È una commedia scientifica con spirito divulgativo, che porta lo spettatore nei laboratori di ricerca di maggior avanguardia del nostro Paese, dall’acceleratore di particelle di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, al Laboratorio nazionale del Gran Sasso, all’interferometro Virgo all’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore: “Il film – spiegava Farina – è una sorta di road movie nel quale mi affianca riluttante Nicholas Di Valerio nei panni del cine‐operatore-cavia di una sfida donchisciottesca: rendere comprensibili e affascinanti argomenti come la gravità einsteiniana e la meccanica quantistica anche a chi è convinto di non capirne un accidente o, peggio, di non averne alcun bisogno”.
Il senso del genio viaggia con quello dello stralunato in questo film di Farina e il Bif&st l’affronta in un incontro con Valerio Rossi Albertini (senior scientist CNR) e Marcella Marconi (scienziata INAF).
Più che un applaso accorato, quello della platea del Teatro Piccini, per la più parte affollato da studenti delle scuole superiori, è un vero e proprio tifo da stadio che accompagna sullo scorrere dei titoli di coda il film, per entrare poi subito “dentro la scienza”, ovvero usando il racconto cinematografico come spunto pop per far immergere le persone dentro a concetti complessi, che ai più possono apparire misteriosi o indecifrabili, e che invece – come Farina ha contribuito a far comprendere – sono alla portata di tutti, almeno nella loro essenza prima.
È questo lo spirito con cui Valerio Rossi Albertini conduce un momento di avvincente divulgazione scientifica, chiamando in prima persona sul palco alcuni allievi, e affermando con tutta la forza possibile che, anzitutto, “la ricerca scientifica è un’impresa collettiva, non è fatta da una sola persona, non è solo Einstein e proprio Galileo ha dato il via anche a Newton”.
Albertini spiega che “nel film si davano per conosciuti alcuni concetti, ma noi partiremo dalle basi, per arrivare a delle conclusioni con dignità scientifica”.
Però, la prima a prendere la parola è la scienziata Marconi che precisa come Conversazioni Atomiche offra “un messaggio a tutti: la necessità di curiosità e passione. Ci deve essere un desiderio per il futuro, senza farsi dire che non sia possibile: la Scienza può essere affrontata da chiunque, con passione, curiosità, applicazione e a volte anche con testardaggine”. E poi “si entra nello Spazio” con le comete che “non sono stelle, si sa. Una cometa è un oggetto roccioso con miscela di ghiacci, che quando passa vicino al sole sublima. La coda della cometa è dovuta al sole, che agisce sulle particelle di gas. La sfida della scienza attuale è trovare una cometa che sia al primo passaggio: ci sono missioni spaziali dedicate”. La Professoressa spiega poi la formazione stellare e l’accensione di una stella, arrivando alla fisica delle particelle: “le stelle compongono la via Lattea e il sole è uno dei miliardi di stelle che la compongono; ogni galassia ha 100mld di stelle e noi noi vogliamo misurare l’universo per sapere come siano messe le stelle e quanto siano luminose”.
In questo racconto scientifico di comprensione collettiva – come poi è lo spirito con cui prosegue l’incontro – si resta affascinati, come nel film, da una sensazione di sofisticata conoscenza mista a quel qualcosa di onirico che porta sempre con sé la scienza delle stelle, delle galassie o della luce, tema affrontato in particolare da Rossi Albertini, che propone una “parte interattiva di ‘gioco’, con lo scopo di capire qualcosa che potrebbe sembrare incomprensibile” e rende protagonisti proprio da quegli alunni che ha chiamato sul palco.
Si comincia domandando: “cos’è un laser?”. Il Fisico Nucleare ha in mano un puntatore laser, un fascio di luce rosso, ma “come mai non si vede il filamento di luce rosso, finché non colpisce un oggetto? La luce si vede solo se c’è un oggetto che la riflette e la manda verso gli occhi. Un concetto semplicissimo ma su cui poco si riflette: se la luce non viene verso i nostri occhi non la vediamo.”. Valerio Rossi Albertini ricorda che con il laser si possano fare operazioni chirurgiche o, in siderurgia, tagliare lastre, perché la luce può tagliare i metalli, ma solo quella laser: perché?”. Così fa riferimento al film: “per capire la differenza tra laser e lampadina. L’avete visto in Conversazioni Atomiche: se uno versa della sabbia e la guarda da lontano non si capisce sia sabbia, potrebbe sembrare un liquido scuro, questo perché i granelli sono così piccoli che non vediamo la distanza tra loro”. E quindi si torna alla domanda: perché è possibile tagliare solo col laser?
Rossi Albertini, con spirito ludico, non meno consapevole naturalmente, e fortemente atto a ribadire che la Scienza sia qualcosa di collettivo e così anche di maggiormente comprensibile, si riferisce agli alunni, dando loro indicazione di come disporsi e muoversi in quello spazio, senza una precisa geometria, affidando loro il ruolo di: “particelle di luce di una lampadina, che si muovono per andare verso la luce, ma alla rinfusa: la particella è emessa a un istante causale e si muove indipendentemente dalla altre, non in grado di abbattere un ostacolo, è una forma di emissione incoerente (perché organizzata nei movimenti delle particelle)”; mentre con il laser si tratta di emissione coerente; ecco perché “taglia il metallo o fa operazioni chirurgiche, perché l’unione (delle particelle) fa la forza”.
La conversazione, tra film e Scienza è continuata poi con argomenti come l’energia, ovvero “quello che cambia lo stato di un sistema” e “la fusione termonucleare, tecnologia di difficoltà inimmaginabile”.
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