Il cinema militante di Luciana Castellina e Giovanni Piperno

"Un’indagine sull’eredità del PCI e un atto d’amore per il cinema militante", è questo il senso di '16 millimetri alla rivoluzione', documentario di Giovanni Piperno con Luciana Castellina presentato al Torino Film Festival


TORINO – “Un’indagine sull’eredità del PCI e un atto d’amore per il cinema militante”, è questo il senso di 16 millimetri alla rivoluzione, documentario di Giovanni Piperno con il contributo fondamentale dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, che l’ha prodotto, e con la presenza carismatica di Luciana Castellina, memoria lucidissima di molti decenni di lotte, snodi fondamentali della storia del Partito Comunista, tra cui l’uscita del gruppo di intellettuali dissidenti del Manifesto. Un film ‘pensante’ rivolto soprattutto ai giovani che parla di cosa rimane oggi, a più di trent’anni dalla svolta della Bolognina, dell’esperienza di milioni di iscritti al PCI. I loro ideali, le lotte, le discussioni accese nelle sezioni e davanti ai cancelli delle fabbriche, ma anche il cinema militante che tutto questo ha raccontato, con brani di autori come Ugo Gregoretti (Dentro Roma del 1976 e Comunisti quotidiani del 1980), Gillo Pontecorvo (Pace lavoro e libertà, 1951), Ettore Scola (Trevico-Torino. Viaggio nel Fiat-nam, 1972), Rosalia Polizzi (Madre, ma come? del fatidico 1977) e molti altri.

Presentato al TFF 2023, 16 millimetri alla rivoluzione ripercorre grazie a questi filmati d’epoca i decenni che vanno dagli anni ’50 agli ’80. La fabbrica, le lotte studentesche, il rapporto con l’URSS, il femminismo, la primavera di Praga, i funerali di Berlinguer… “Una riscoperta del fare politica, fatto di impegno, solidarietà, confronto, che riporta inevitabilmente alla luce il cinema di quella generazione: un cinema libero, sperimentale, dal basso, empatico, militante. Zavattini direbbe – e così dice nel film – un cinema di tanti per tanti”.

Con l’intento dichiarato di non fare un lavoro “nostalgico” e di guardare anche al futuro, Piperno (Le cose belle, Quasi eroi, il collettivo 10×9 novanta) ha messo in scena anche se stesso, la sua voce narrante, i ricordi di sua madre e delle tante donne incontrate facendo politica, già dagli anni del Liceo Mamiani. Nella scrittura lo ha affiancato Alessandro Aniballi, mentre a Luca Ricciardi dell’AAMOD si deve l’idea e la produzione (il montaggio è di Paolo Petrucci, le musiche di Valerio Vigliar). L’Archivio, come spiega il presidente Vincenzo Vita, ha ottenuto il contributo della Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e con la collaborazione di Rai Teche.

“Come tanti documentari – chiarisce Ricciardi – ha una strada rocambolesca. Volevamo realizzare un film a episodi con contributi di Paolo Virzì, Giuliano Montaldo, Valentina Pedicini e Luciana Castellina per i cento anni del PCI che cadevano nel 2021, ma trovammo porte chiuse alla Rai. Quel documentario non si è fatto, ma è rimasta la voglia di parlare con Luciana di questi temi con il coinvolgimento di Giovanni Piperno, e l’idea era proprio di trovare in un dialogo tra loro due anche un’eredità personale”. Piperno, dunque, ha realizzato due lunghe e intense conversazioni con Castellina via Skype.

La leader e giornalista, oggi 94enne, interviene con passione al Torino Film Festival: “Sono contenta che si parli di nuovo del PCI che, con tutti i suoi difetti, è stato un grande partito, un pezzo di società che ancora esiste anche se non si esprime. Credo che nei giovani ci sia curiosità verso un partito che contava milioni di iscritti. Torino è stata protagonista di questa storia, la Porta numero due di Mirafiori era uno dei punti caldi, una sorta di mecca perché la fabbrica era una grande agorà. Lì si svolgeva la discussione politica, si litigava ma si trovava anche l’accordo. Oggi è  un luogo triste, dove poche migliaia di operai escono da soli dalla fabbrica, non c’è un capannello, una conversazione”.

Castellina, che nel film si dichiara ancora comunista, pensa al futuro: “Oggi la questione ecologica, il consumismo e la produzione di merci sono al centro del dibattito, penso alla decrescita come a un valore, una via per essere più felici. Bisogna tornare a Karl Marx, cosa che sta accadendo in America e altrove”. Cita il libro di Kohei Saito Capital in the Anthropocene, che in Giappone ha venduto 500mila copie con lettori sotto i 35 anni. “Tra poco uscirà anche in Italia con Einaudi, parla di una svolta ecologica che si ricollega al primo Marx”. Insomma, il comunismo non è antiquariato ma qualcosa di vivo e pulsante. 16 millimetri alla rivoluzione sarà l’8 gennaio a Roma al Nuovo Sacher in attesa di una distribuzione.

Cristiana Paternò
30 Novembre 2023

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