“Si prega di notare che molti di questi film contengono linguaggio, immagini o altri contenuti che riflettono opinioni prevalenti al momento della loro realizzazione ma che oggi potrebbero risultare offensivi (come lo erano all’epoca). I titoli sono inclusi per ragioni storiche, culturali o estetiche e queste opinioni non sono in alcun modo avallate dal BFI o dai suoi partner“.
Si legge sul “Daily Telegraph” questo messaggio del BFI Southbank di Londra – il principale cinema di repertorio del Regno Unito, specializzato in stagioni di film classici, indipendenti e non in lingua inglese; gestito dal British Film Institute – che avvisa gli spettatori in riferimento ad alcuni titoli della saga 007, in particolare quelli interpretati da Sean Connery: insomma, dopo che lo scorso anno la Ian Flemings Publications aveva pubblicato versioni censurate dei romanzi originali di James Bond 007 – Casino Royale, nella ricorrenza del 70mo anniversario delle avventure cinematografiche, dopo le accuse da parte di alcun lettori e la variazione di altrettanti testi, additati come inappropriati per il pubblico contemporaneo, adesso tocca al cinema.
Scottish actor Sean Connery and English actress Honor Blackman on the set of the film ‘Goldfinger’, 2nd June 1964. (Photo by Larry Ellis/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)
I primi film su Bond sono stati indicati dal British Film Institute avere contenuti potenzialmente offensivi per la sensibilità corrente, e con loro altri classici del periodo ’60-’70. Tra i titoli, due capisaldi: Goldfinger e Si vive solo due volte. Il primo è incriminato perché contiene una scena in cui l’Agente 007 usa la propria forza su Pussy Galore (Honor Blackman). Nell’altro titolo, ambientato in Giappone, l’attore scozzese veste un travestimento “alla yellowface”, e sono “bollati” dialoghi che riflettono stereotipi razziali del periodo.
Sulla questione, anche il punto di vista critico verso la “stretta” – di una Bond Girl, Jenny Hanley, interprete del ruolo femminile in Al servizio segreto di Sua Maestà: “Penso sia offensivo darci un avviso. È babysitteraggio. Tutti sanno un po’ del film che stanno per vedere. I film di Bond sono stati fatti negli Anni ’60 e la sensibilità è cambiata. Adesso sembra che qualsiasi cosa ti infastidisca, permetta di affermare tu sia la parte innocente. Sei woke e tutti gli altri hanno torto … Vuoi cambiare Shakespeare e dire che adesso non puoi studiarlo a scuola perché Romeo e Giulietta erano minorenni e c’erano sesso, omicidio, avvelenamento e annegamento nelle sue opere? … Le persone sanno cosa stanno per vedere e se non lo sanno avrebbero dovuto fare i compiti. E se sono sconvolte è la loro percezione”.
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Classe 1938, docente alla Sapienza, è stato presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. Tra le tante pubblicazioni libri su Cinecittà, Totò, Pietro Germi, sul neorealismo e l'ultimo su Carlo Ludovico Bragaglia per il Csc