Il 2023, con i suoi scioperi e le sue mobilitazioni, ma anche gli imprevisti record di incassi e i bruschi (ma pronosticabili?) cambi di abitudine degli spettatori di tutto il mondo, segna una svolta. Il primo, vero, annus mirabilis del cinema dai tempi della pandemia. Mentre i blockbuster supereroistici, dominatori del box office degli ultimi anni, indietreggiano per la prima volta, il pubblico torna in sala in cerca di nuove storie, smentendo alcuni luoghi comuni nati in tempo di pandemia, forse anche prima. Tanti i film, le serie e i grandi eventi a confermare una nuova sensibilità, che premia chi osa e propone novità. Lezioni da mettere in fila una dopo l’altra, pronte per la lista dei buoni propositi da replicare nell’anno nuovo. In Italia, è un film in bianco e nero, esordio di una regista nata attrice e comica, ma alle prese con temi di estrema attualità e urgenza, a mostrare l’alternativa; a dire che sì, c’è ancora domani (e c’è ancora pubblico) per un cinema italiano popolare e vincente. Nel resto mondo, mentre Marvel registra il peggior incasso della sua lunga storia, il Barbenheimer lascia di stucco il settore. Tutto questo in un anno inaugurato dall’onda lunga – lunghissima! – di Avatar 2, conferma che il nuovo Star Wars, forse, non è in nuovo film di Star Wars. Nel frattempo, il più importante sciopero della storia di Hollywood, conclusosi solo lo scorso ottobre dopo 118 giorni di picchetti, inaugura tempi nuovi e cambia le regole del gioco in attesa che l’Intelligenza Artificiale, grande protagonista dell’anno, anche nell’audiovisivo, trasformi per sempre quest’arte. Ecco, dunque, cosa è stato il 2023 per il cinema e la tv: gli highlights dell’anno per tirare le somme e prepararsi a ciò che verrà.
Uscito nelle sale il 26 ottobre, dopo la première alla Festa del Cinema di Roma, C’è ancora domani di Paola Cortellesi inizia presto a racimolare importanti risultati. Il fiocco diventa valanga e men che non si dica è sulla bocca di tutti: il fenomeno Cortellesi diventa inarrestabile. L’esordio alla regia della comica, classe 1973, parla a chiunque, diventa popolare e oltrepassa l’idea di target. Dalla mamma alla figlia, dallo studente alla manager. C’è ancora domani cattura tutti e smentisce tanti preconcetti. Dal vetusto pregiudizio sui risultati ottenibili dalle registe, all’idea che un film “impegnato” e in bianco e nero abbia vita breve e spazi limitati, da matinée d’essai per pochi eletti.
Con un cast azzeccatissimo, una colonna sonora che attinge a piene mani dalla migliore tradizione d’autore e una storia che collega passato e presente d’Italia (e non solo), C’è ancora domani conquista il pubblico e diventa il decimo incasso di sempre nel nostro paese, superando il premio Oscar La vita è bella. Chi esce dalla sala racconta quasi sempre la stessa storia: da un lato l’emozione personale, dall’altra l’esperienza condivisa. Infatti, non di rado, si sentono applausi a fine proiezione. Girato a Cinecittà, C’è ancora domani è il biglietto d’oro 2023.
Il 2023 del cinema italiano è stato un anno tutto sommato buono, che molto deve a Paola Cortellesi ma non solo. Il sistema dei talent in sala sta dando i suoi frutti e i tanti tour di registi e cast per i cinema d’Italia riescono a trasformare la proiezione in evento, aspetto ormai imprescindibile per il coinvolgimento degli spettatori. Il rapporto con questi dovrà essere sempre più trasversale e non si potrà certo esaurire nella classica promozione a catena, fatta di teaser, trailer, poster e poco più. Il nuovo film di Nanni Moretti, Il sol dell’Avvenire, ha girato l’Italia con il suo regista, dimostrando l’efficacia di un accompagnamento ravvicinato dei film distribuiti. Allo stesso modo, l’appello di Alice Rohrwacher per restare in sala e aumentare le copie de La Chimera nei cinema italiani ha sortito effetti insperati. Il video in cui si rivolge ai followers sui social assieme all’attore Josh O’Connor è stato visualizzato da oltre un milione di persone e nei giorni successivi il film è arrivato in 76 nuovi schermi, resistendo alla cannibalizzazione dei blockbuster di dicembre grazie al supporto diretto degli spettatori, interpellati e coinvolti assieme agli esercenti.
Per quanto riguarda la partecipazione ai più importanti festival cinematografici internazionali, nel 2023 l’Italia presenzia con grandi titoli accolti con interesse da critica e pubblico. Alla 73ma Berlinale, Disco Boy di Giacomo Abbruzzese conquista l’Orso d’Argento per il Miglior Contributo Artistico a Hélène Louvart (direttrice della fotografia). Nessuna statuetta invece agli Academy Awards, ma grande soddisfazione per il traguardo raggiunto da Le pupille di Alice Rohrwacher, con la Nomination all’Oscar per il Miglior Cortometraggio Live Action.
All’80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia a fare ‘strike’ è Io Capitano di Matteo Garrone, che oltre al Leone d’Argento per la Miglior regia, incassa il Premio Marcello Mastroianni al protagonista Seydou Sarr, il Leoncino d’Oro, il Soundtrack Star Award 2023 per la Miglior Colonna Sonora di Andrea Farri, il Premio Civitas, il Premio FEDIC, il Premio Francesco Pasinetti, il Premio Lanterna Magica e il Premio SIGNIS. Il film è stato selezionato nella shortlist degli Oscar e potrebbe volare a Los Angeles in nomination nella sezione Miglior Film Internazionale.
Il film di Matteo Garrone non è il solo a vincere al Lido: a El Paraíso di Enrico Maria Artale va il Premio Orizzonti per la Migliore Sceneggiatura (di Enrico Maria Artale), il Premio Orizzonti per la Migliore Interpretazione Femminile a Margarita Rosa De Francisco e il Premio Arca Cinema Giovani come miglior film italiano a Venezia. Una sterminata domenica, opera prima di Alain Parron, vince invece il Premio Speciale della Giuria Orizzonti, mentre a Felicità, l’esordio di Micaela Ramazzotti, va il Premio degli Spettatori – Armani Beauty nella sezione Orizzonti Extra.
Per chiudere con i più importanti festival europei, subito dopo, al Donostia – San Sebastián International Film Festival, è ancora Io capitano di Matteo Garrone a vincere il Premio del pubblico per il miglior film europeo nella sezione Perlak, che riunisce i grandi film provenienti dai maggiori festival internazionali.
“Fate interpretare gli italiani agli attori italiani”. Le parole di Pierfrancesco Favino, attore di punta dell’industria cinematografica italiana, hanno fatto discutere molto nei primi giorni del Festival del Cinema di Venezia. Lo aveva già detto a Berlino, ma al Lido, con Ferrari di Michael Mann in Concorso, fa un altro effetto. “Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Adam Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano”. L’appropriazione culturale è uno dei grandi temi del presente e il fatto che le reazioni si siano protratte oltre i primi giorni di Festival dimostrano l’attualità della questione posta dall’attore. Quasi certamente non finisce qui, e ne sentiremo parlare ancora.
Tanti i colleghi ad affiancare Favino nella sua battaglia, da Pupi Avati a Gabriele Salvatores, ma anche le levate di scudi, come quelle del produttore di Ferrari Andrea Iervolino, che ha sottolineato l’assenza di uno star system italiano riconosciuto a livello internazionale.
Il 2023 è anche e soprattutto l’anno dello sciopero – anzi degli scioperi – a Hollywood. I primi sono gli sceneggiatori, sostenuti dalla Writers Guild of America, che incrociano le braccia dal 2 maggio. A luglio anche il sindacato degli attori SAG-AFTRA si unisce alla protesta, bloccando le produzioni di oltre 176 film e serie tv, per un valore complessivo di circa 10 miliardi di dollari: tante le star in prima fila nei picchetti, come Meryl Streep, George Clooney, Margot Robbie e Susan Sarandon. Tra le ragioni della vertenza i limiti all’intelligenza artificiale – già al centro delle rivendicazioni dei colleghi creativi – i residui degli streamer e gli aumenti salariali.
A fine settembre, dopo quasi cinque mesi di stop, la WGA approva un accordo con Studios, società di produzione e servizi streaming. Sul fronte attori, dopo 118 giorni di sit-in e trattative, anche loro, l’8 novembre, siglano l’intesa “storica” con i produttori. Si tratta della più significativa protesta dell’industria cinematografica dal 1960 e ha travolto l’intera industria. Al Festival di Venezia il red carpet si svuota delle delegazioni delle grandi star, impossibilitate a promuovere i propri film durante le lunghe settimane di picchetti. Le conseguenze si vedranno lungo tutto il 2024, quando il prolungato stop dei set imporrà, come già accaduto, rinvii importanti nella programmazione dei film e delle serie previsti per le sale e le piattaforme. Nonostante l’accordo tra le parti, la sensazione è che per alcuni temi, soprattutto l’Intelligenza Artificiale, si sia appena iniziato a discutere.
L’AI Generativa è stata la grande protagonista dell’anno. Una tecnologia che promette – anzi: assicura – di cambiare tutto, per tutti. Anche per il cinema. Per questo gli scioperanti di Hollywood ne hanno fatto una crociata, ma in tutto il mondo il settore ha cominciato a interrogarsi sulle conseguenze di uno strumento senza precedenti. In Italia sono stati numerosi i convegni sul tema, tentativi di inquadrare il futuro a fronte del “nuovo arrivato”. Oltre alla paura per attori e sceneggiatori, anche i doppiatori si interrogano sul da farsi, consci che la veloce crescita dei sistemi di intelligenza artificiale riguardi tutti.
Per ora, le applicazioni più immediate riguardano la semplificazione di alcuni aspetti dentro e fuori dal set, con conseguenze importanti per le produzioni, che da tempo utilizzano l’AI per prevedere i risultati di un film, l’efficacia di una storia e il costo degli effetti speciali (altro reparto in cui verrà, e viene, utilizzata in maniera massiccia). Per l’AI, al cinema e non solo, è solo l’inizio. Il prossimo passo, forse il più spaventoso per i lavoratori dello spettacolo, apre nuovi scenari nell’utilizzo delle scansioni dei volti degli attori per creare “doppioni virtuali” da mettere in scena. Le applicazioni sono infinite e il futuro del nuovo “cinema AI” è tutto da scrivere. Anzi, “generare”.
Nell’anno in cui The Walt Disney Company compie 100 anni di storia, il più importante aggregatore di immaginari collettivi al mondo entra in crisi e inizia a interrogarsi su se stesso. A dare conferma di una situazione precaria è il primo vero fallimento del Marvel Cinematic Universe, che con The Marvels registra il peggior risultato della propria fortunata storia. I supereroi sono in difficoltà, ma non sono soli. Il CEO della compagnia Bob Iger ha fatto mea culpa per i risultati registrati dai film distribuiti nell’ultimo anno, confermando che qualcosa, nella strategia attuata dalla pandemia in poi, non ha funzionato. Successi assicurati come Indiana Jones e il Quadrante del Destino, il remake live action de La Sirenetta o persino l’ultimo Pixar, Elemental, svelano un problema che attraversa trasversalmente la compagnia.
Ora Disney promette di concentrarsi sulla qualità e di rivedere tutto, dal numero di film in uscita all’anno – nel 2024 sarà solo uno il titolo Marvel ad approdare in sala – all’importanza che darà d’ora in poi ai temi “woke”, per molti tra le ragioni dell’allontanamento del pubblico. Wish, il film d’animazione ideato per celebrare i 100 anni dell’azienda, ha avuto uno dei peggiori esordi mai registrati da un lungometraggio Disney animato, conquistando “solo” il terzo posto nel weekend del thanksgiving americano. Un dato significativo in un anno in cui l’animazione ha affermato, ancora una volta, la propria vitalità.
Il calo di Walt Disney Company non è la morte dei grandi eventi. Anzi. In un certo senso conferma che il pubblico non è stanco del cinema, ma cerca storie nuove ed esperienze uniche. Da questa necessità, quasi all’improvviso, il 2023 ha visto nascere il Barbenheimer, già case history destinato a restare negli annali, per Variety “l’evento del 2023”. Tutto nasce da una data: 21 luglio. In un solo giorno, le sale statunitensi programmano due film molto attesi. Da un lato Barbie, di Greta Gerwig, dall’altra Oppenheimer, di Christopher Nolan. Il web nota subito l’ironia nell’accostare due pellicole così agli antipodi – per temi, stili, target – e dal semplice meme nasce la campagna marketing più efficace degli ultimi anni. Il pubblico inizia ad andare in sala per vedere Barbie e Oppenheimer lo stesso giorno; interi gruppi di spettatori vestiti a tema (rosa e grigio) e coinvolti da un trasporto come non se ne vedeva da molti anni fuori dai cinema.
Il fantasy sulla bambola più famosa di sempre e il thriller biografico sul padre della bomba atomica rompono gli schemi. Il merchandising lo producono gli utenti online, partecipando alla promozione del film in prima linea con un tam-tam che riempie le sale. Oppenheimer, un film in bianco e nero di quasi tre ore, conquista la giovane GenZ, che a dicembre si litiga la copia fisica esaurendola in pochissimi giorni. Ciò che si credeva di sapere, sui target e le sale, l’home video, i generi e le forme, è da ripensare. E intanto, in estate, anche in Italia è tutto un “hai visto Barbie?”. Perché l’evento produce rumore, pretende di essere discusso e si impone al centro della socialità. Un successo che in Italia coincide con la stagione storicamente meno fruttuosa per le sale. Da noi, Barbie e Oppenheimer incassano insieme oltre 50 milioni di euro e, forse per la prima volta, il settore inizia a cambiare opinione sul rapporto tra cinema e periodo estivo. Non è più una faccenda di stagioni, ma di offerta in cartellone.
Oltre al travolgente fenomeno del Barbenheimer, il 2023 ha visto trionfare nuove storie e franchise. Dopo anni di film tratti da videogiochi con scarsi risultati, ecco arrivare Super Mario Bros. Il lungometraggio animato, uscito ad aprile nelle sale, è diventato l’adattamento videoludico di maggior successo nella storia del cinema, dando vita al “Nintendo Universe”, che porterà nelle sale altri grandi personaggi della storica azienda giapponese. La co-produzione Illumination (Cattivissimo Me) e Nintendo potrebbe dominare il cinema per famiglie negli anni a venire, attingendo a un catalogo vasto e inedito sui grandi schermi. Si parla già del film di “Zelda”, storica saga videoludica con moltissimi fan in tutto il mondo, vitale come non mai dopo l’uscita degli ultimi capitoli per console. Manca solo il film: un buon film, ovviamente. Per ora si sa solo che non sarà animato ma Live Action.
Sempre in animazione, Spider-Man: Across the Spider-Verse è riuscito a replicare il successo del primo capitolo (premio Oscar nel 2018), confermando l’interesse del pubblico per forme e stili meno prevedibili, capaci di giocare in libertà con il racconto, lo spettatore e le tecniche animate chiamate a intrattenerlo. La saga di Phil Lord e Christopher Miller è il nuovo riferimento per il genere supereroistico (e non solo) e per l’animazione tutta, che dal 2018 non può ignorare la rivoluzione di stile nata con lo spider-man più amato del momento.
Ulteriore conferma del cambio di interessi del pubblico, stanco di storie troppo uguali tra loro, è il successo di Godzilla Minus One, film giapponese della TOHO che a fronte di un budget di appena 15milioni di dollari ha infranto una serie di importanti record, dentro e fuori il Sol Levante. Un analista di Comscore, Paul Dergarabedian, ha inserito Godzilla Minus One tra i film che quest’anno hanno permesso al pubblico di lanciare un messaggio chiaro al settore. Mai come nel 2023, gli spettatori hanno premiato film con punti di vista unici e fuori dagli schemi, come Barbie o questo Godzilla, sceneggiato e diretto con grande cura da Takashi Yamazaki, che ha rivitalizzato il mito del kaiju tornando all’ambientazione del secondo dopoguerra e riproponendone la metafora antibellicista. Ora il film tornerà nelle sale in un’inedita versione bianco e nero.
Il 2023 è stato un anno molto prolifico per le serie tv, con nuove avventure che ci accompagneranno per i prossimi anni, lieti ritorni e, soprattutto, storie appassionanti che si sono concluse per sempre. Tra queste non possiamo non citare tre delle più premiate serie dell’ultimo decennio: l’amatissima Succession, la divertentissima comedy La fantastica signora Maisel e il dramma che ci ha accompagnato con eleganza alla scoperta del regno della regina Elisabetta II, concludendosi proprio a un anno dalla sua morte, The Crown.
Tra i tanti ritorni ci sono quelli dell’attesa quinta stagione di Fargo, della seconda di The Bear e delle terze di Only Murders in the Building e di Ted Lasso, quest’ultimo giunto a conclusione. Anche per le serie, ciò che ha fatto più rumore sono le tante novità che hanno stupito il pubblico, entrando a gamba tesa nel fitto mercato dei piccoli schermi.
Accanto alle celebrate The Last of Us, riuscita nell’impresa di realizzare un adattamento fedele e di qualità da un videogioco, The Beef – La sfida e Fellow Travelers, troviamo serie che hanno fatto breccia nel pubblico. Netflix è riuscito nel difficile compito di portare agli spettatori una versione live-action convincente del manga di maggior successo della storia del Giappone, One Piece. Con un investimento di circa 17 milioni di dollari a episodio, Netflix ha scommesso sull’opera di Eiichiro Oda e dopo i primi importanti risultati (tra i migliori debutti di sempre) ha confermato l’interesse a proseguire quest’avventura con una seconda stagione.
Prime Video ha realizzato uno spin-off dall’ottimo riscontro come Gen V – in vista dell’attesa quarta stagione di The Boys – e, infine, Apple TV+ ha piazzato il colpo The Buccaneers, una romance in costume che risponde con efficacia al fenomeno Bridgerton, ravvivato anche quest’anno dall’apprezzato spin-off La regina Carlotta.
Anche in Italia si è vissuta una stagione seriale movimentata. Iniziata con i bei successi di Call My Agent Italia, La vita bugiarda degli adulti e de La legge di Lidia Poet, si è continuato con il clamore di The Good Mothers, vincitrice del premio come miglior serie alla Berlinale 2023, e di Questo mondo non mi renderà cattivo, la discussa nuova serie animata di Zerocalcare, fino ad arrivare al kolossal in costume de I Leoni di Sicilia e ai felici ritorni di Suburræterna e di Non ci resta che il crimine – La serie.
A cura di Alessandro Cavaggioni
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