Il loro nome d’arte, Soldi Spicci, è nato dietro le quinte. Quando, durante un laboratorio teatrale a Palermo, poco prima di salire sul palco, Claudio Casisa e Annandrea Vitrano hanno pensato a come dovesse chiamarsi il loro duo, cercando di differenziarsi dalle coppie comiche già esistenti come Ale e Franz o Ficarra e Picone. Poi rovistando nelle tasche dei pantaloni, Casisa ha tirato fuori delle monetine e da lì è nato Soldi Spicci. Ad avergli fatto capire che quella scelta funzionava, è stato anche un provino per Zelig Lab durante il quale un autore, vedendo quei due ventenni, gli ha detto: “Siete troppo giovani per far ridere”. E loro hanno risposto: “I Soldi Spicci sono piccoli, ma sanno fare scruscio”, che in siciliano significa gente che si fa sentire, che fa rumore.
A novembre saranno dieci anni che esiste la coppia comica, anche nella vita, che da giovedì 15 settembre sarà protagonista della commedia Un mondo sotto social, prodotta da Tramp Limited e Medusa. Ambientato a Roccapinola, un paesino siciliano sul mare, dove non succede mai nulla, il film racconta di Claudio che un giorno crea Casisocial, un’agenzia di web marketing che ha scopo di sfornare nuove star del web. Punterà tutto su Anna, che fa la meccanica nell’officina del padre, pensando di poterla trasformare in una vera influencer, rendendola più social e femminile. Ma Anna capirà che anche sui social bisogna mostrarsi per come si è: veri, sinceri e senza filtri.
Casisa e Vitrano hanno raccontato a Cinecittà News com’è nato Un mondo sotto social, di cui hanno curato anche la regia, con la volontà di lanciare un messaggio a giovani e adulti.
Quando è nata la voglia di fare cinema?
Un mondo sotto social è il nostro secondo film. Il primo lo abbiamo realizzato quattro anni fa grazie a un’intuizione di Alessandro Siani, che ci vide in un teatrino a Roma e ci propose di fare un film. Questa volta ci hanno affiancato nella produzione, e anche nella sceneggiatura, Ficarra e Picone. Un po’ come due genitori, generosamente, ci hanno aiutato anche a evitare degli errori in cui potevamo incorrere.
Il film parla di social, un mondo che conoscete molto bene.
Il nostro obiettivo non era criticarli, ma parlarne in maniera critica. Saremmo stati ipocriti se avessimo demonizzato i social, per noi sono linfa vitale, abbiamo costruito un pubblico che ci segue a teatro, e anche al cinema, proprio sui social. Ma vanno utilizzati in maniera cosciente e consapevole, senza essere influenzati dagli altri.
Il vostro non è il primo film che parla dei pericoli del mondo virtuale.
Secondo noi i precedenti hanno dato un messaggio sbagliato. Criticare i social è un po’ da boomer. Oggi sono un mezzo di comunicazione che bisogna solo sapere usare. Non è vero che era meglio prima, quando non c’erano. Dobbiamo solo stare attenti a chi ci influenza, con il rischio di perdere la nostra identità.
Oggi alla prima di un film contano di più gli influencer che gli attori.
Viviamo in un mondo in cui conta più quello che mostri che quello che sei. Noi usiamo i social come vetrina per farci conoscere. Abbiamo 1,5 milioni di fan su Facebook e 670mila follower su Instagram. Ma siamo degli attori, e quello vogliamo essere, non influencer.
Annandrea, lei nel film interpreta una ragazza che mostra anche il suo lato maschile.
Anche nella realtà ho un’anima da meccanico, più preponderante del lato femminile. Ognuno ha la propria personalità poliedrica. Non siamo tutti bianchi o neri. Possiamo essere dolci, timidi, estroversi.
E la risata che significato ha per voi?
È un mezzo catartico, molto potente. Non è semplice far ridere, anzi è molto complesso. Ma è da sempre la nostra cifra stilistica.
Cosa vi aspettate dall’uscita nelle sale di Un mondo sotto social?
Che la gente vada al cinema e possa distrarsi dal periodo terrificante che stiamo vivendo, tra Covid e guerra. Il pubblico, giovane e adulto, ha la possibilità di staccare un po’ la spina e magari uscire dal cinema con un messaggio, con qualcosa in più.
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