TORONTO. Festival per modo di dire, il TIFF è ormai noto come uno tra i più grandi e importanti mercati cinematografici al mondo. Non indifferente, quindi, che ben sette titoli italiani (sei lungometraggi) siano presenti per cercare distribuzioni internazionali, nonostante le altre occasioni offerte dal circuito. Qui si stringono gli accordi che porteranno nelle nostre sale e in quelle di alcuni dei festival più amati dai nostri cinéphiles film che in alcuni casi non potremmo vedere.
Soprattutto da qui inizia la corsa all’Oscar di molti titoli, accompagnati da alcuni dei più grandi nomi di Hollywood. Fa allora impressione vedere il nome del nostro Paolo Sorrentino sullo stesso cartellone di Tom Hooper e Ridley Scott al Pincess of Wales Theater, il cinema dove si svolgono molte delle proiezioni di gala del Festival.
Ma è un diritto che il regista napoletano si è ormai guadagnato. Non il solo, in effetti.
Da queste parti anche Marco Bellocchio e Roberto Minervini sono di casa, ormai. Il primo lo avevamo già visto nel 2012, quando Bella addormentata si divise la scena con Io e te di Bernardo Bertolucci, Venuto al mondo di Sergio Castellitto, Reality di Matteo Garrone e L’intervallo di Leonardo Di Costanzo.
Il secondo lo si aspettava dal 2013, quando in occasione della presentazione di Stop the Pounding Heart già parlava di questo Louisiana (The Other Side). Ma interessanti confronti con il pubblico li hanno avuti tutti, a partire da L’attesa di Piero Messina e Mia madre di Nanni Moretti. E se il regista romano ha avuto qualcosa di più di un applauso di circostanza, riuscendo a coinvolgere gli spettatori, nonostante non sia uso a scaldare le platee, la vera sorpresa è stata quella del poco più che trentenne regista siciliano. “La prima proiezione è stata pazzesca. Eravamo tutti sorpresi” racconta lo stesso Messina del primo incontro col pubblico, terminato con la gente in coda per scambiare qualche parola con lui, o anche solo abbracciarlo. In generale “tanti applausi”. “Sono molto felice – continua, – anche perché mi pare che a Toronto ci sia il pubblico che davvero va al cinema, e che il film gli arrivi. Ho visto gli spetttori emozionati, al di là di quelle che sono certe sovrastrutture e raffinatezze. Per me l’importante, quando si accendono le luci, è vedere le persone commosse”.
In sala non è passata inosservata la presenza – inattesa – del regista canadese Atom Egoyan, entrato sui titoli di testa, con il buio, e uscito dopo la conclusione della proiezione. “Se l’avessi saputo l’avrei fermato per ringraziarlo per essere venuto”, si rammarica l’italiano, che potrà consolarsi comunque con i soddisfacenti risultati del film che al TIFF ha ufficialmente “venduto tantissimo” a livello internazionale.
Negli ultimi giorni, gli attesi ‘bagni di folla’ hanno dato indicazioni interessanti anche al resto della delegazione italiana. “La reazione del pubblico è stata straordinariamente sorprendente, molto bella – ha raccontato Pier Giorgio Bellocchio, qui a rappresentare Sangue del mio sangue – Qui il pubblico paga il biglietto, per cui è una reazione che ha qualcosa di molto più reale rispetto a Venezia o Cannes dove magari si può esser condizionati da simpatie o amicizie”.
“Tante domande e un grande stupore, e fascino” da parte del pubblico, curioso della presenza dei Metallica nella colonna sonora del film e delle radici storico letterarie di quello che l’attore descrive come un “piccolo film, fatto in maniera autonoma”. Per il quale “la distribuzione non è ancora fissata, anche se è stato venduto in tanti paesi e invitato ai festival di Busan, Londra e Tokyo”. “Siamo fiduciosi, ma non abbiamo ambizioni da blockbuster. Credo che le vendite ci saranno, si troveranno costretti a comprarlo! E poi tutti i film recenti di Marco son stati distribuiti negli Stati Uniti”, conclude Bellocchio figlio.
Sulla stessa linea anche Pietro Marcello, a Toronto per la prima volta. “È stato un privilegio per me esser stato selezionato nella rosa della sezione Wavelengths con un film cosi particolare come Bella e perduta“. “Un festival molto prestigioso, per quanto sia un caposaldo del mercato del cinema. Dove c’è un pubblico curioso, diverso forse da quello di Locarno – continua il regista casertano – Eravamo preoccupati, ma credo che il suo linguaggio universale abbia aiutato il film a venir selezionato per molti altri festival a seguire”, dove è già annunciato. E dove potrà trovare ulteriori acquirenti. “Vedremo poi le vendite; senza pretendere di arrivare a livelli da blockbuster. È bene esser cauti, ma sono contento per come sta andando. Mi sento ben supportato, dall’Istituto Luce Cinecittà, che lo distribuirà in Italia, e da Match Factory all’estero. Per il futuro poi ho molti progetti, c’è solo da capire come riuscire a finanziarli”.
Un futuro che sembra promettere bene anche per l’unica regista del novero, l’esordiente Federica Foglia, che condivide la soddisfazione dei colleghi per l’accoglienza al suo cortometraggio Exit/Entrance or Trasumanar, presentato nella sezione Short Cuts: “Era il mio primo corto, ma la paura si è dissolta non appena il film è apparso sul grande schermo – ha raccontato l’artista napoletana – La prima proiezione è andata esaurita in meno di 24 ore. E la reazione degli spettatori è stata eccezionale. Cinefili e appassionati, hanno risposto con entusiasmo al mio lavoro. È stata un’esperienza terrificante è gratificante allo stesso tempo, che ho vissuto letteralmente mano nella mano con la mia produttrice Deepa Metha”.
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