MILANO – Come in un film Horror: prima gli urli, poi il caos. Tutta piazza Duomo ha conosciuto l’attimo in cui Quentin Tarantino ha solcato il red carpet della nuovissima libreria Mondadori, dove una folla festante lo ha atteso ore per l’anteprima della XXIV edizione della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi.
Confusione e grida, tremori e suppliche. Una firma, una foto, “qualcosa!”: le urla al regista rivelano una rockstar. Forse l’unica tra i registi del cinema contemporaneo. E da tale si comporta: un’ora di ritardo, divieto di selfie e neanche una parola. Il mare di fedeli raccoltisi questa mattina all’alba per poterlo incontrare non sembra preoccuparsene. Ed è questa la notizia. Tarantino può, da buon Elvis del Post Moderno. Il firmacopie del suo ultimo libro, Cinema Speculation (La Nave di Teseo), riaccende le speranze della folla in una stretta di mano o uno sguardo complice.
“Pensavo di dover firmare, non di dover parlare”, ammette Tarantino in uno dei pochi scambi di battute che regala quasi di nascosto. Applausi senza interruzioni lo accompagnano dal Red Carpet all’arena Mondadori, dove Elisabetta Sbarbi consegna il Premio ‘Omaggio al Maestro’ per aver creato “mondi impossibili che ci piacerebbe sostituissero la realtà che conosciamo”.
Le ragioni del riconoscimento le ha scritte Alberto Pezzotta, traduttore di Cinema Speculation, e sono molto varie e giuste, ma non sapremo mai se condivise dal regista. Tarantino alza il premio, si lascia festeggiare. L’applauso si innesca e riparte con semplicità, una liberazione da fedelissimi dietro l’altra. Da fuori, i postumi da red carpet e folla entusiasta si riversano in cori. Tarantino muto. Arriva un “Thank you”: applausi e sipario.
Dieci minuti di incontro l’hanno visto perlopiù annuire, forse sorridere. La mascherina che ha scelto a completare il suo
abituale outfit (camicia maniche corte aperta su una tshirt), già apparsa sul red carpet, poteva essere un avvertimento. Al suo posto parlano Elisabetta Sgarbi, che introduce l’incontro e l’edizione 2023 de La Milanesiana, e lo scrittore Antonio Monda. “Tarantino mi ha confermato un paio d’ore fa che il suo prossimo film sarà l’ultimo“, riferisce Monda, “e io non voglio sia così, faccio un appello affinché non sia così”. La reazione in libreria è immediata e l’applauso si fa preghiera.
In alcuni video Instagram e TikTok di giovanissimi giunti al cospetto del dio muto del Pulp c’è un’emozione genuina, travolgente. Qualcuno ha preso il treno, altri sono già stati al Teatro grande di Brescia giovedì 6 aprile, dove Tarantino ha preso parte a una prima presentazione italiana, ma sono tornati per chiedere alla rockstar un bis.
È questo il popolo di Tarantino, ampio e fedele, silente quando serve, e in festa un attimo dopo. Blu-ray, libri, magliette, l’armamentario da autografo è illimitato, e proprio come un Brad Pitt a Cannes non mancano caricature e ritratti. “Ho atteso 6 anni”, racconta una signora che si aggrappa a un poster arrotolato prima di accorgersi di averlo così leggermente rovinato: “apprezzerà la passione, speriamo!”. I bambini al firmacopie conoscono a memoria i personaggi de Le Iene, e aiutano le madri – accanite quanto loro – a ricordare l’ordine degli episodi di Pulp Fiction. Troppo piccoli? La risposta di Tarantino è in Cinema Speculation, ricordo del giovane Quentin nelle sale per adulti di Los Angeles. Come diceva sua madre, “peggio i telegiornali”. Purtroppo, delle molte parole che il suo libro regala, nessuna lascia l’inchiostro, e l‘apparizione milanese è cinema muto: attrazione dei gesti e speranza (dei fan) in una parola.
L’annuncio di Gareth Neame, produttore esecutivo del franchise, per cui l’attrice ha reso celebre il personaggio della contessa Violet Crawley: il film al cinema a settembre 2025. Nella realtà, la signora Smith nasceva 90 anni fa, il 28 dicembre 1934
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Il cinema, come l’apertura della Porta Santa, invita a oltrepassare un ingresso simbolico per incontrare storie di rivoluzione spirituale e redenzione: 16 titoli, da Cristo proibito a Conclave, da Habemus Papam a La Papessa
Ispirato da sogni bizzarri, Luca Ruocco (già tra gli organizzatori del Fantafestival, scrittore e giornalista) ha ideato una docu-serie che esplora il mondo della cultura horror italiana. Con la regia di Paolo Gaudio e un team di collaboratori stravaganti, Il Giro dell’Horror supera rocamboleschi imprevisti, come querele inattese, rapimenti e persino viaggi nel tempo, per completare una prima stagione che racconta le carriere di tre icone del genere: il regista Domiziano Cristopharo, il compositore Fabio Frizzi e il maestro del terrore Lamberto Bava