Kosovo, inizio degli anni 2000. Fahrije, vedova da quando il marito è stato ucciso durante il conflitto con la Serbia nel 1999, è rimasta da sola a crescere i due figli insieme al suocero. Nonostante tutte le difficoltà del microcosmo patriarcale dove vive, decide di unire le sue forze a quelle di altre donne del villaggio di Krushë mettendo in piedi una piccola azienda autogestita che produce l’ajvar, la tipica salsa di peperoni dei Balcani. Gli ostacoli da superare saranno molti, e arriveranno anche dalla stessa famiglia di Fahrij.
Hive (Zgjoi), opera prima di Blerta Basholli arriva alla Festa del Cinema di Roma dopo i successi al Sundance dove ha vinto tre premi e il passaggio a Karlovy Vary 2021, nella sezione speciale “Horizons”. Il film è tratto da una storia vera: “Ho dovuto fare avanti e indietro – ha detto la regista a Cineuropa – parlando con Fahrije Hoti, esplorando come sarebbe stato essere al suo posto. Ho dovuto scavare a fondo nei miei sentimenti e nelle mie esperienze che potessero avvicinarmi a lei e, allo stesso tempo, ho cercato di mettermi nei panni del pubblico internazionale, che ha bisogno di capire e sentire senza che gli venga spiegato troppo”.
La riuscita della pellicola si deve anche all’ottima interpretazione della protagonista Yllka Gashi: “Ci avevo già lavorato -dice Basholli – in un corto chiamato Lena and Me, che è stato il film del mio secondo anno alla New York University, e mi è davvero piaciuto collaborare con lei. È un’attrice famosa in Kosovo, ma anche un’ottima persona con cui lavorare. Quello stesso anno, ho sentito parlare per la prima volta della storia di Fahrije in TV e l’ho raccontata immediatamente a Yllka, quindi siamo andate insieme per incontrarla di persona. In Kosovo siamo sopravvissuti all’occupazione grazie all’ospitalità e la solidarietà. Le persone lasciavano il paese per cercare una vita migliore in Occidente, ma inviavano sempre soldi indietro, non solo ai familiari stretti, ma anche a molte persone che ne avevano bisogno. E a mio avviso, una donna con due bambini piccoli, che deve lavorare per provvedere a loro, dovrebbe solo ricevere supporto dalla sua comunità. Ma putroppo non è andata così. Lei ha preso la patente, ha iniziato ad andare in città per lavorare, si è seduta per un caffè ed è stata insultata e osteggiata. Sono nata e cresciuta a Pristina, dove ovviamente non è così, e anche Krushë e Madhe sta cambiando, soprattutto grazie a Fahrije. Ma penso che ci sia ancora molto da fare per migliorare la condizione delle donne in Kosovo, dove una donna che lavora e prende la patente è vissuta come un problema, così come a Hollywood e ovunque nel mondo. Le cose stanno cambiando in meglio, ovviamente”.
Il film è una coproduzione con la Svizzera: “Il nostro produttore Yll Uka, con la sua compagnia Ikone Studio, aveva già lavorato con Britta Rindelaub, di Alva Film. Di solito, gli albanesi dalla Svizzera ottengono fondi in Kosovo e girano i loro film in Kosovo. Ma i fondi non vanno mai al contrario. La prima volta che abbiamo provato, ci è stato rifiutato, ma abbiamo riprovato, e fortunatamente ci siamo riusciti, e anche il canale televisivo svizzero RTS è salito a bordo”.
IL TRAILER:
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