Gli esordi inediti di Gina Lollobrigida

Tre film-canzone di cui non v’è traccia nelle filmografie, sorta di video-clip d’epoca, girati da Pietro Francisci tra il 1947 e il 1948, hanno per protagonista la misteriosa Diana Lori, ovvero Gina L


Si riscrive una pagina di storia del cinema, quella di una diva mondiale, icona del nostro cinema e star hollywoodiana: Gina Lollobrigida.

Come nella più classica delle favole, da una valigia nascosta sono riemersi quelli che possiamo definire gli esordi da protagonista di Gina Lollobrigida: 3 film-canzone di cui non v’è traccia nelle filmografie, sorta di video-clip d’epoca, girati da Pietro Francisci (regista campione d’incassi nel Secondo dopoguerra con film d’avventura e di carattere mitologico) tra il 1947 e il 1948, la cui protagonista è una misteriosa Diana Lori, ovvero una Gina Lollobrigida ancora celata dietro allo pseudonimo che utilizzava per le prime apparizioni nei fotoromanzi.

Sono tre piccole storie della durata di dieci minuti l’una (costruite secondo lo schema di un prologo recitato, seguito dalla canzone), ispirate da due celeberrimi classici napoletani come ’O sole mio! e ’Na sera ’e maggio e di una Stornellata romana (e non possiamo escludere che sia la stessa Lollo a cantare questa stornellata).

Ora questi 3 film tornano a vivere e verranno presentati in prima assoluta al festival Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna, sabato 1° luglio, alle ore 17.30, all’Auditorium DAMSLab, da Paolo Francisci, figlio del regista Pietro, e da Andrea Meneghelli, responsabile dell’Archivio film della Cineteca di Bologna.

Particolarmente felici e compiaciute di questo ritrovamento il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni e la Presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, ideatrici e curatrici della mostra I Mondi di Gina dedicata all’artista, promossa dal Ministero della Cultura con Archivio Luce Cinecittà e in esposizione fino all’8 ottobre a Roma.

“La proiezione in prima assoluta di queste tre pellicole nell’ambito del festival Il Cinema Ritrovato di Bologna – dichiara il Sottosegretario Lucia Borgonzoni – si inserisce nel solco della valorizzazione delle pagine meno conosciute della straordinaria storia di un’artista del calibro di Gina Lollobrigida tracciato dalla mostra ‘I Mondi di Gina’, che è solo il primo capitolo di un percorso che abbiamo ideato per accompagnare un pubblico internazionale alla scoperta dei mille volti e dei mille talenti della diva eterna”.

La presidente Chiara Sbarigia afferma: “La bella collaborazione tra Cineteca di Bologna, Biennale di Venezia, Centro Sperimentale e Archivio Luce, sotto l’egida del MiC, rende giustizia, attraverso un importante lavoro di ricerca, alla grande diva ritrovata. Le prossime tappe del progetto sono la presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia del restauro dei film La Provinciale di Soldati e Viaggio in Italia di Orson Welles e il lancio di un premio multidisciplinare destinato ai giovani talenti”.

“Ma non è finita qui. Rivisitazioni della mostra ‘I Mondi di Gina’ saranno allestite all’estero e i tre videoclip d’epoca girati da Pietro Francisci – aggiunge infine la Senatrice bolognese Lucia Borgonzoni – entreranno a far parte del ricco materiale espositivo”.

“Il Cinema Ritrovato è un festival che non finisce mai di stupire – dichiara il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – Un festival dove la storia del cinema si riscopre e si riscrive. Un festival dove accade di ritrovare i primi film sconosciuti di una meravigliosa Diana Lori, che poi sarebbe divenuta Gina Lollobrigida e che ci appare non solo in tutta la sua bellezza ma anche con la sua splendida voce”.

“Alla fine degli anni ’60 – racconta Paolo Francisci –, quando papà si trasferì in una casa più piccola, riempì quella cantina in maniera inverosimile di tutte quelle cose da cui non voleva separarsi. Ignoravo cosa ci fosse in quegli scatoloni e in quelle valigie e, probabilmente, il tempo e l’oblio avrebbero fatto il loro corso se impellenti esigenze di spazio non mi avessero costretto ad aprire quella porta e a confrontarmi con quella montagna di roba. Su cantine e fienili abbandonati che conservano tesori protetti dalla polvere e dal tempo c’è una vastissima letteratura, ma mai avrei immaginato che un’avventura del genere sarebbe accaduta proprio a me. In fondo, ma proprio in fondo alla cantina, c’erano 9 valige. Dentro alla valigie, una trentina di scatole metalliche rotonde. Pellicole 35 millimetri. Naturalmente infiammabili. Certamente la produzione giovanile documentaristica di mio padre”.

“Pensi a Pietro Francisci – scrive Andrea Meneghelli – e la prima cosa che ti viene in mente è, con tutta probabilità, Ercole. Il regista è stato infatti uno dei campioni indiscussi del cinema avventuroso e mitologico del dopoguerra italiano, con titoli di sagace presa popolare come Il leone di Amalfi, La regina di Saba e, appunto, Le fatiche di Ercole (il film che, assicura Mario Bava, con i suoi incassi record ‘salvò il cinema italiano’). Il percorso di Francisci, in realtà, parte da molto lontano, con una ricca produzione di cortometraggi iniziata verso la metà degli anni ’30 e proseguita lungo tutti i ’40. Tra i vari generi da lui praticati (con una particolare predilezione e abilità nel documentario d’arte e nelle sinfonie urbane), spicca un gruppetto coeso di bozzetti amorosi che si librano sulle ali di celebri brani della tradizione popolare napoletana e romana. In quegli stessi anni, una giovane provinciale cerca di farsi strada nel mondo dello spettacolo con comparsate cinematografiche e concorsi di bellezza. Ottiene buoni riscontri anche sulle pagine dei fotoromanzi, dove si fa chiamare Diana Loris. La ragazza in questione diventerà una star planetaria con il nome di Gina Lollobrigida. Quasi per niente documentati sono i suoi esordi da protagonista nei corti canterini di Francisci. Ne proponiamo tre (Stornellata romana, ’Na sera ’e maggio, ’O sole mio!), dove sparisce una ‘s’ dal suo provvisorio nome d’arte e rimane indelebile quel magnetismo che l’ha portata nell’empireo. I corti di questa serie sono un distillato di splendore semplice: un immaginario vicino a quello dei fotoromanzi coevi, una cornice narrativa ridotta all’osso che attende l’arrivo della canzone del titolo per dispiegare tutto il proprio potenziale romantico, un florilegio di scorci cartolineschi che ci invitano a immergerci in questi mondi fiabeschi. In realtà Francisci, qui come in molte altre prove della sua carriera, sa padroneggiare ogni dettaglio con assoluta efficacia, dimostrando come la semplicità, per essere bella, sia un traguardo che richiede un talento non comune”.

30 Giugno 2023

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