L’altro è nemico. Così come lo sono lo sconosciuto e lo straniero, per questo il confine diventa il tracciato fondamentale da difendere ad ogni costo per assicurarsi che tutto ciò che appare diverso resti fuori. Questo è il fulcro della nuova commedia d’autore dalle venature thriller scritta e diretta da Beppe Cino, Gli agnelli possono pascolare in pace, prodotto dalla Draka Production di Corrado Azzollini con il contributo della Apulia Film Commission.
Il film in concorso al Bif&st Bari International Film & Tv Festival 2024 nella sezione competitiva Italia FilmFest 2024/Nuovo cinema italiano, ci porta in Puglia, dove la Madonna del paese appare in sogno ad Alfonsina Milletarì (Maria Grazia Cucinotta), una ex bidella in pensione, chiedendole aiuto affinché ritrovi una statua che la raffigura sepolta proprio sotto un albero di carrube dove la donna giocava da bambina insieme a suo fratello Saverio (Massimo Venturiello). Alfonsina dovrà fare la pace con quest’ultimo affinché la lasci scavare nel terreno di famiglia, ma l’albero di cui parlava la Madonna si trova però al confine con il terreno dei Malavasi e tra le due famiglie i rapporti sono tesi da tempo. Dopo tanto scavare, alla fine una Madonna tornerà alla luce, insieme ad una sconvolgente confessione.
“È un film che affronta una tematica urgente del nostro presente – dichiara il regista Beppe Cino – il tema del confine, su cui si scontrano tutti i popoli di ogni razza e da sempre. Il titolo è ispirato alla sonata di Bach 208 “Le pecore possono pascolare in pace” ed è diventato Gli agnelli possono pascolare in pace a sottolineare come le vittime sacrificali per antonomasia possano crescere e trovare l’opportunità di un nuovo equilibrio”.
Ed è così che il piccolo paesino della Puglia diventa immediatamente terreno fertile (e conteso) per un’analisi antropologica che sia capace di narrare la storia più antica – e ancora fin troppo attuale – della lotta violenta all’affermazione del confine e di tutto quello che sancisce “questo è mio e quello è tuo”. Gli agnelli possono pascolare in pace si compone delle strutture del giallo metafisico mescolandosi con parsimonia al genere della commedia e sfruttando la linea narrativa drammatica alle suggestioni del realismo magico per una “meditazione antropologica che si muove tra le istanze di un’evoluzione permanente e la dimensione più intima della psicanalisi, un cinema spirituale che affonda la sua ricerca dentro le vedute del mondo reale” spiega il regista.
Ed è proprio da questo movente metafisico della religiosità dalla quale il film si aggrappa per il suo racconto ambientato in un microcosmo che li spiega tutti. Qualsiasi cosa nel film, personaggi e azioni, si muove intorno a questa fede ancestrale – dall’iconografia quasi pagana – ed è per essa che ciascun componente della comunità rinuncia ai rancori più radicati pur di soddisfarla. Trovata la Madonna per i figli diventa tangibile e concreta la possibilità della riconciliazione e il disseppellimento dei segreti più atroci custoditi per anni dalla lotta di “questo è mio e questo è tuo”. Il perdono della madre diviene così il principio cardine per la confessione e poi, per l’assoluzione.
“Se fossimo tutti uniti non ci sarebbero più tutti questi abusi di potere. Si tende a stratificare facendo sì che le persone non siano mai unite ma sempre una contro l’altra. Spero che i giovani possano cambiare tutto questo” racconta Maria Grazia Cucinotta in occasione della presentazione del film d’autore in uscita al cinema dall’11 aprile.
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