“Marcella è una giovane donna che si ritrova da un momento all’altro senza certezze. Prende delle decisioni anche sbagliate. È un essere umano fragile, puro, incosciente”. Giulia Mazzarino parla a CinecittàNews del suo personaggio ne L’incidente, opera prima di Giuseppe Garau girata in pellicola 16 mm (e prodotta e distribuita da Storia del fantasma). Il 28 settembre sarà presentata in concorso come unico titolo italiano al Lucca Film Festival 2023, per poi arrivare nelle sale il prossimo febbraio.
Per l’attrice torinese, 33 anni, si tratta del primo ruolo da protagonista al cinema, in un film indipendente, dopo le esperienze sul set con Marco Bellocchio in Vincere e Mario Martone in Capri-Revolution e quella nella serie di successo L’amica geniale, dove per due stagioni ha interpretato Maria Rosa Airota, una ragazza determinata e femminista che aderisce alle lotte politiche degli anni Settanta. Il suo luogo di comfort, dove si è formata e vuole continuare a farsi strada, però rimane il teatro, nonostante anni fa abbia ricevuto un no da Luca Ronconi, provando ad entrare alla scuola del Piccolo di Milano. “Nella vita anche i rifiuti possono essere formativi, perché ti spingono ad andare avanti. E io non mi sono fermata”, ci dice.
L’incidente è la storia di una donna che vede la sua vita gretolarsi dopo la separazione dal marito, la perdita del lavoro e anche del rapporto con la figlia. Acquista un carro attrezzi con la speranza di rimettere a posto ogni cosa, solo che quell’opportunità risolutiva sarà altrettanto rischiosa. Giulia, chi è Marcella?
Una giovane donna che improvvisamente si ritrova senza certezze. Il carro attrezzi si trasforma per lei nella possibilità di avere una nuova vita, anche se quello che inizierà a fare sarà qualcosa di illegale e pericoloso. La sua è una storia surreale, che si muove tra realtà e sogno. L’incidente è un film sospeso, anche nel suo linguaggio molto sognante.
È questo ad averti colpita del progetto?
Mi è piaciuto interpretare una donna con una fragilità, una purezza e al tempo stesso una grande incoscienza. È un personaggio che sa essere sia ironico che malinconico. Giuseppe si è affidato molto al mio lavoro e la fiducia reciproca ci ha permesso di creare questa donna in un film fatto di silenzi, anche durante la lavorazione. C’è stata una grande calma sul set, nonostante i tempi ristretti. Abbiamo girato a Torino dieci giorni, con la camera da presa sempre vicina al mio personaggio. Tutto ha collaborato alla creazione di un linguaggio inedito, anche il fatto di girare in pellicola.
Con Garau avevi già lavorato qualche anno fa in un cortometraggio. Ha pensato subito a te per il ruolo di Marcella?
In realtà Giuseppe aveva scritto il film con un protagonista maschile. Ci siamo sentiti e mi ha chiesto di leggere la sceneggiatura e di dirgli cosa ne pensassi. Così Marcello ha cambiato la sua vocale finale. E credo che il progetto così abbia acquisito più audacia. Ci sono momenti molto forti che coinvolgono la protagonista. Poteva essere scomodo mettere una donna al centro della storia, ma era importante pensare a lei soprattutto come essere umano.
Quando hai deciso di voler fare l’attrice?
Dopo un corso di teatro che ho frequentato quando ero ragazzina, ho deciso di prendere un’altra strada. Ho studiato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e mi sono laureata, fino a quando in un momento complesso della mia vita mi sono chiesta cosa stessi facendo. Così ho deciso di riprendere in mano la recitazione e ho provato ad entrare al Piccolo di Milano. Ricordo una settimana di selezioni pazzesche. Poi alla fine è arrivato il no di Luca Ronconi. Nonostante tutto, lui è rimasto un faro per me. Sono felice di quello che è accaduto dopo. Ho frequentato dal 2015 al 2018 il Teatro Stabile di Torino, diretto allora da Mario Martone. Un’ottima scuola di recitazione, giusta per me e per il percorso che volevo fare.
Da Martone sei stata diretta in Capri-Revolution.
Nel film facevo parte del gruppo di giovani artisti che vive sull’isola. Con Raffaella Giordano abbiamo fatto uno studio sul corpo e sul movimento davvero interessante. Anche lavorare con Martone sul set è stata una grande esperienza formativa e umana.
Invece il tuo debutto sul grande schermo risale al 2009 in Vincere.
Ero davvero giovanissima a quei tempi. Frequentavo questa scuola di teatro per ragazzi e ho sentito dentro di me la spinta di fare il provino. Il ruolo era molto piccolo, ma intenso, quello di una pazza. Per me l’incontro con un autore come Bellocchio è stato qualcosa di molto bello.
Che esperienza è stata, invece, L’amica geniale?
Far parte di un progetto così, visto anche il suo successo, è stato stimolante. Lavorare in una serie ti mette davanti agli occhi la diversità dei tempi di questo mestiere, ti fa capire che è lo stesso lavoro, ma che cambiano degli elementi e bisogna sapersi muovere.
Meglio il palcoscenico al grande e piccolo schermo?
Il teatro è sicuramente il luogo che sento più affine a me. Ma il cinema e la serialità mi interessano molto. Il cinema, soprattutto, ha un linguaggio che voglio studiare, perché credo che nonostante le sue insidie, sappia dare molto. Mi piacerebbe avere la possibilità di lavorare anche con giovani registi, cercando un lavoro di nutrimento, incontro e crescita, che per me sono alla base di questo mestiere. Faccio delle scelte basandomi proprio su questi determinati fattori.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Per ora proseguo con il teatro. Riprenderò Solaris con la regia di Andrea De Rosa e inizierò una tournée in giro per l’Italia (tra cui il Teatro Argentina di Roma) dello spettacolo Il ministero della solitudine, scritto da Fabrizio Sinisi e con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Anche io ho collaborato alla scrittura di questo testo che vede protagonisti cinque personaggi. Ho fatto il provino per interpretare A, che poi è diventata Alma. Mai avrei pensato di mettere del mio in questo ruolo. È stato qualcosa di inedito. Mi piacerebbe approfondire questo aspetto della scrittura. Ho delle idee, delle immagini da sviluppare, ma credo che questo non sia ancora il tempo maturo per farlo.
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