“Dedicato ai miei genitori scomparsi prematuramente a 80 anni”. Con queste parole Giovanni Veronesi sigla Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso, la sua nuova commedia divertente e amara in uscita nelle sale prodotta come di consueto dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis con Luciana Littizzetto, Silvio Orlando, Margherita Buy e Michele Placido. Ne abbiamo parlato con il 47enne regista e sceneggiatore toscano da sempre attento alle evoluzioni ed alle involuzioni del costume nazionale.
Che cosa racconta la storia da lei scritta con Ugo Chiti ed Andrea Agnello?
Il film parte dal tema che un professore progressista di liceo, Michele Placido, propone alla propria classe, sollecitato da un problema nato con suo figlio, un ventenne che improvvisamente ha deciso di candidarsi a concorrere per il “Grande Fratello” in tv. L’insegnante cerca il modo adeguato per affrontare lquesta situazione per lui così assurda, ma crede di impazzire perchè il figlio gli obietta frasi tipo: “Io faccio empatia”, “Il book fotografico ha entusiasmato tutti” o “Perché non dovrei sfruttare questa occasione?”. Il ragazzo è convinto di avere le idee ben chiare e obietta le sue ragioni anche nei confronti della madre, Margherita Buy, che cerca di mettere pace tra i due litiganti, anche se è schierata con il punto di vista del marito. Si parla dunque di questa tendenza alla scorciatoia che i giovani hanno oggi, quando cercano di arrivare al successo e al denaro facile con i reality show.
Come entrano in scena i personaggi interpretati da Luciana Littizzetto e Silvio Orlando?
Sono i genitori separati – ognuno con relativo amante, Max Tortora l’una e Elena Sofia Ricci l’altro, della nostra protagonista, la 14enne Nina, l’esordiente Chiara Passarelli, che accoglie come una sfida il tema in classe lanciato dal suo professore e inizia a raccontare la storia della propria famiglia. Nina è rimasta l’ultima ad essere vergine nella sua classe e va a caccia del suo primo ragazzo per adeguarsi alla situazione. Soprattutto chiede aiuto in casa per capire se quella cosa lì bisogna farla perchè ” si deve” o se esiste un criterio di scelta più sentimentale.
Come rispondono i genitori della ragazza?
Piuttosto distrattamente, perché sono intenti a risolvere, tra psicologi e scuola, altri problemi personali e familiari, primo fra tutti quello del fratellino di 8 anni, un bambino che ha respirato l’aria del tempo e ha iniziato ad odiare ferocemente gli extracomunitari di colore. Nina allora si rifugia a chiedere aiuto a sua nonna, Piera Degli Esposti, una donna dal passato turbolento che, da giocatrice di poker, bevitrice di whisky e mangiatrice di uomini quale è stata, è diventata in famiglia una sorta di leggenda. Quando viene ricoverata in ospedale la donna diventa più raggiungibile e racconta alla nipote che, in pratica non l’ha mai conosciuta, che “non importa farlo a tutti i costi” ma anche che “la mia prima volta mi piacque così tanto che da allora non ho mai più smesso di farlo”.
Quali criteri ha usato per la scelta dei suoi attori?
Avevo già lavorato con Luciana Littizzetto nel primo Manuale d’amore, maquesta volta ho scritto il suo personaggio calibrandolo direttamente sulla sua fisicità e sulla sua gestualità. Ho voluto poi Silvio Orlando perché ho sempre pensato fosse un attore molto divertente, dalle capacità brillanti fuori dal comune, e Margherita Buy, la mia attrice preferita, perché è un’interprete perfetta per la commedia, per i suoi tempi comici meravigliosi e la capacità innata di rendere vibrante ogni battuta. Allo stesso modo non avevo dubbi che Michele Placido all’occorrenza potesse essere in scena molto comico.
E gli altri interpreti principali?
Elena Sofia Ricci usa per la prima volta forse in scena, e benissimo, il suo accento toscano rivelando una verve ed una sensualità molto divertenti. Max Tortora è un attore dalla fisicità imponente che sa essere insospettabilmente raffinato a misurato e accanto alla Littizzetto rende tutto molto ridicolo e ironico, anche i problemi più gravi. Piera Degli Esposti è poi una miniera di talento, di energia e di divertimento e il giovanissimo Emanuele Propizio, il fidanzato di Nina con cui lei fa l’amore per la prima volta, sembra nato per fare la commedia.
Come si è documentato sul mondo degli adolescenti?
All’epoca in cui ero al liceo ho sempre sperato che un giorno un insegnante potesse invitare gli alunni a raccontare chi fossero e quello che pensassero davvero e nella fase di preparazione ho voluto incontrare diverse centinaia di ragazzi in varie scuole italiane di Firenze, Bologna, Foggia e Torino, per sollecitare i loro punti di vista sul rapporto con i loro genitori. Il film si apre ad esempio con la voce narrante della nostra protagonista adolescente che prende in prestito una frase da un tema di una ragazza di Foggia, la cui madre aveva esposto in salotto delle foto che rappresentavano, a suo dire, la falsa felicità della loro famiglia per i troppi sorrisi di circostanza. In seguito ho ascoltato sull’argomento anche le voci degli adulti intervenuti in diretta nella trasmissione radiofonica “Arriverà il primo d’agosto”, che ho condotto la scorsa estate su RadioRai.
Che cosa ha scoperto dell’universo giovanile dopo i temi, gli incontri e i successivi provini agli aspiranti interpreti?
I 14-15enni in via di formazione sono apprensivi, credono di vedere il male un po’ dovunque e sono molto arrabbiati con i padri e le madri che spesso sono confusi, distratti, occupati altrove e privi nei loro confronti di quella fiducia che per un ragazzo di quell’età è l’unico bene a disposizione. Mi sono reso conto che se in casa non c’è dialettica, se non ci sono salutari scontri generazionali, i ragazzi vanno a cercare fiducia altrove e questo può diventare pericoloso.
E’ stato difficile convincere Aurelio De Laurentiis a produrre una storia di questo tipo?
Anche se giro abitualmente commedie brillanti, esistono momenti della mia vita privata che non posso fare a meno di inserire nel mio lavoro. Questa volta ho avuto la fortuna di trovare un produttore come Aurelio che, sapendo bene che non riesco a rinunciare mai alla comicità, ha capito subito che, dopo la morte recente dei miei genitori, avevo bisogno di fare un film così ispirato che è una diretta derivazione di quello che mi è successo. Aurelio è stato generoso ed attento a non ostacolare questo preciso percorso emozionale e a lasciarmi libero da ogni condizionamento.
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