Giovanni Spagnoletti


SpagnolettiTra una conferenza stampa e una presentazione di un film al Teatro Sperimentale, nella calma dei tranquilli uffici della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, situati in uno splendido palazzo d’epoca, abbiamo incontrato Giovanni Spagnoletti, docente e critico, e dal 2000 alla direzione del festival.

Un bilancio di questi cinque anni alla guida del festival?
Non è semplice fare un bilancio, anche per le notevoli trasformazioni che hanno avuto luogo. Alcune, come il cinema in piazza e la sezione video che è arrivata fino ad avere un concorso, stanno producendo in prospettiva degli ottimi frutti. Il nostro è un festival con una lunga tradizione e io lavoro tenendone conto. Il cinema degli anni ’60, da cui è nata la Mostra, era profondamente diverso dal cinema attuale e i festival allora erano occasioni isolate. Ora sono proliferati in tutta Italia e ci si deve abituare ad una condizione di mercato e di concorrenza.

A proposito delle affollate  proiezioni in piazza e delle votazioni del pubblico, hai voluto riavvicinare la Mostra al pubblico cittadino?
L’idea era quella di sfatare un po’ la nomea di festival elitario, solo per cinéphiles. E allora un’offerta visibile alla città per un pubblico che mai entrerebbe al Teatro Sperimentale e che invece trova nella piazza quel cinema che a Pesaro non arriva. E poi le proiezioni ‘open air’ hanno un loro fascino particolare, quello di essere un po’ impure: non possono mai essere perfette e ricordano l’aspetto popolare che il cinema aveva agli inizi. E’ una sorta di ritorno alle origini.

L’anno scorso la Mostra ha subito un notevole riduzione dei fondi ministeriali. Il  sindaco di Pesaro Ceriscioli, critico nei riguardi di  questi tagli,  ha garantito il sostegno del Comune.
I tagli hanno significato rinunciare a qualcosa, ma hanno anche stimolato il nostro orgoglio. Speriamo che presto si riuniscano le commissioni ministeriali. Come tutti i festival del primo semestre abbiamo mandato al ministro Giuliano Urbani una richiesta che ci garantisse una parte del finanziamento concesso l’anno scorso, senza entrare nel merito delle commissioni, che decidono autonomamente. Purtroppo ci troviamo a lavorare con debiti maggiori a causa degli interessi delle banche, senza conoscere il budget su cui contare. Come tutto il cinema italiano attraversiamo un momento di profonda incertezza, ma sono ottimista e mi auguro che la qualità di 40 anni di lavoro ci verrà riconosciuta.

Non ci sono film italiani in concorso, forse perché non c’è cinema giovane e nuovo da scoprire?
Assolutamente no. Se parliamo di cinema di fiction, noi siamo stretti tra festival maggiori quali Locarno, Venezia e… ‘ubi maior, minor cessat’. D’altra parte abbiamo maggior interesse e attenzione per tutte le proposte di lavori ‘impuri’: video, mediometraggi, cortometraggi che sono molto presenti nella sezione Video digitale. Qui non temiamo confronti. Quanto al cinema più tradizionale ho cercato un titolo italiano per il concorso ma non l’ho trovato. Speriamo l’anno prossimo.

30 Giugno 2004

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