A questo punto vorrei scorrere velocemente le principali peculiarità del web.
L’Ipertestualità crea collegamenti ed enfatizza il ruolo attivo del lettore nella creazione di percorsi di lettura rendendo possibili successivi approfondimenti dell’argomento.
L’Interattività mette anch’essa l’accento sul fruitore. Ha una duplice accezione, in senso tecnico come libera utilizzazione dello spazio web nella navigazione, e in senso comunicativo, come dialogo tra utenti e tra utenti e produttori di contenuti attraverso forum e chat. Questo ad esempio lo fa molto Huffington Post.
L’Aggiornamento in tempo reale che consente la scrittura della notizia anche a più riprese.
L’Assenza di limiti di spazio. Questo è un aspetto per certi versi paradossale per cui a una gestione indefinita dello spazio corrisponde al contrario l’opportunità di scrivere testi leggibili e fruibili, dunque brevi, spezzati, costituiti da paragrafi di poche righe, con l’uso di neretti per evidenziare nomi e parole chiave e agevolare una lettura che può essere anche mirata e parziale.
Il linguaggio in internet deve avere delle qualità ben precise. Deve essere immediato e comprensibile. Secondo il teorico danese Jakob Nielsen, chi legge un testo sullo schermo di un computer è più lento del 25% rispetto a chi legge un testo stampato.
Il linguaggio dovrebbe essere neutro per rivolgersi anche al navigatore che casualmente, attraverso un motore di ricerca, finisce sul pezzo. Inoltre lo schermo del computer contiene un massimo di venti righe per volta. È opportuno suddividere il testo in brevi capitoletti o ancor meglio suddividere un articolo lungo in due o tre articoli più succinti, collegati da link in modo da spezzare la lettura e implementando il numero delle pagine viste. I link possono indirizzare non solo ad altri testi ma anche a grafici, immagini, video o file audio. Attenzione però a non eccedere perché i link sono potenziali distrattori.
Bisogna poi dire che, rispetto agli inizi del web, le abitudini di lettura sono mutate. Chi usa internet oggi non naviga casualmente ma di solito visita un numero ristretto di siti selezionati in base a utilità, affidabilità e gradevolezza che sono in grado di fornirgli le informazioni necessarie al suo lavoro o ai suoi interessi. Questo tipo di lettore è disposto anche a leggere testi più ampi e approfondimenti perché si fida del sito a cui attinge.
Un altro elemento importante e distintivo è la titolazione. Che non deve solo contenere la notizia e stimolare la lettura, come avviene sulla carta stampata, ma anche risultare utile all’indicizzazione nei motori di ricerca.
La gerarchia della notizia nella carta stampata è data una volta per tutte e decisa da chi gestisce l’informazione attraverso il menabò, il taglio dell’articolo nella pagina, il numero di colonne, lo spazio riservato alla titolazione, mentre in internet si costruisce in forme diverse e anche dal lato dell’utente sia attraverso la personalizzazione della home page che alcuni siti e portali consentono sia attraverso i cosiddetti aggregatori di notizie di cui vorrei citare come esempio Flipboard. Si tratta di software che cerca le notizie nella rete e le ripropone secondo determinati criteri.
L’Accesso diretto alle fonti: il giornalista può utilizzare i link esterni per dare al lettore la possibilità di verificare personalmente le sue fonti. Questo non toglie al giornalista il suo fondamentale compito di gatekeeper cioè di mediatore tra le fonti e il destinatario del messaggio perché la vera informazione non può essere puro dato slegato da chi ne garantisce la veridicità, tuttavia l’accesso diretto alle fonti rende attivo e non passivo il fruitore della notizia. Un caso interessante in questo senso è quello di Vice.it in cui ai servizi proposti dai “giornalisti dal basso” fa da contraltare il lavoro della redazione nella selezione e riscrittura dei materiali ricevuti.
In definitiva il giornalismo digitale ci offre delle straordinarie opportunità a patto di non nasconderci le sue forti criticità. Tra le criticità c’è la scarsa garanzia di verifica dell’attendibilità delle notizie e quindi la frequente diffusione di bufale, l’ultima delle quali è stata la notizia della presunta morte di Christian De Sica diffusa attraverso una pagina Facebook creata ad hoc che ha attirato quasi un milione di “Mi Piace”. La pagina riportava un resoconto credibile della morte dell’attore, tanto che centinaia di persone hanno subito iniziato a scrivere i loro messaggi di cordoglio. Lo scopo di queste bufale è proprio ottenere un elevato numero di like. Ma mentre alcuni fan di De Sica si sono fidati del messaggio, altri si sono dichiarati scettici e hanno sottolineato che la notizia non era stata riportata da nessuna rete televisiva o agenzia di stampa. Quindi diciamo che parallelamente al diffondersi dalla malattia si stanno creando gli anticorpi.
La criticità più grave, tuttavia, è legata alla crisi della professione. Sarebbe semplicistico attribuirla soltanto alla diffusione dell’informazione in rete. Tuttavia è fuori di dubbio che la presenza di un enorme flusso di notizie e commenti assolutamente gratuiti e aperti a tutti ha contribuito a “svalutare” la figura del giornalista professionista – già sottoposta ad attacchi da più fronti – e ancor più del critico di professione diffondendo anche l’idea – sfruttata a proprio vantaggio dagli editori – che chiunque può essere o diventare giornalista, chiunque può fare il critico cinematografico.
Mi ha colpito una notizia recente che va in controtendenza. Pare che la ex direttrice del New York Times Jill Abramson, paladina del cosiddetto slow journalism, stia creando una piattaforma digitale di giornalismo investigativo. Il sito pubblicherà una storia al mese – più lunga di un articolo e un po’ meno lunga di un libro – e i collaboratori saranno pagati un cifra cospicua (si parla addirittura di 10mila dollari). Gli utenti del sito dovranno sottoscrivere un abbonamento di 2,99 dollari al mese per accedere ai contenuti. Credo che un vero punto di svolta per l’informazione online sarà nella sua capacità di affermare il principio della non gratuità dei contenuti. Magari su base volontaria come ad esempio sta tentando di fare wikipedia o come accade per ProPublica, testata non profit americana che ha vinto il Premio Pulitzer e che viene sostenuta dalle donazioni spontanee dei lettori.
Ruocco è scrittore, giornalista, attore, documentarista, organizzatore di eventi. Dal 2012 fa parte dello staff organizzativo del Fantafestival e dal 2020 è parte del comitato editoriale di Heroes International Film Festival
Raccontare il cinema italiano attraverso le voci dei produttori. E’ l’idea che guida “Champagne e cambiali”, il volume di Domenico Monetti e Luca Pallanch, uscito in questi giorni in libreria con Minimum Fax in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia
L'autore Gianfranco Tomei insegna Psicologia Generale, Sociale e della Comunicazione presso la Sapienza di Roma. E' esperto di linguaggi audiovisivi e multimedialità e autore di romanzi, cortometraggi e documentari
Il termine ‘audiodescrizione’ non è ancora registrato nei vocabolari e nelle enciclopedie. Nell’editor di testo di un computer viene sottolineato in rosso, come un errore. Una parola che non esiste, un mare inesplorato. Di questo e di tanto altro si è parlato alla presentazione del libro di Laura Giordani e Valerio Ailo Baronti dal titolo “Audiodescrizione. Il Signore degli Anelli. La compagnia dell’AD” (edito da Hoppy) che si è tenuta ieri alla Casa del Cinema di Roma