Secondo capitolo della trilogia su Diabolik firmata dai Manetti bros con Ginko all’attacco dal 17 novembre in sala con 01 Distribution in circa 400 copie.
Molto diverso dal primo capitolo, a partire dalla scelta del protagonista: Luca Marinelli viene qui sostituito da Giacomo Gianniotti, occhi di metallo ma una qualità più romantica nel duetto con Eva Kant, che non può che essere Miriam Leone perfetta nel ruolo. “Questo non è un seguito – spiega subito Marco Manetti – è un’altra storia e un altro film, del resto Diabolik è un personaggio universale come James Bond, Batman, Sherlock Holmes”. E Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, che si ritaglia anche una fugace comparsata, precisa: “Apprezzo il coraggio di fare un’operazione diversa, qualcosa che non è mai stato fatto nel nostro cinema. I Manetti percorrono nuove strade narrative e nuove forme”.
Altra novità è il focus, fin dal titolo, sul personaggio eternamente perdente dell’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) che qui mostra il suo lato tenero e fragile nella parentesi romantica con la duchessa Altea di Vallenberg (Monica Bellucci), la fiamma amata in segreto, per evitare pettegolezzi sul rapporto tra una gran dama dell’alta società e un poliziotto. Monica Bellucci, che recita con l’accento esotico di un paese immaginario, forse dell’Est, racconta: “Altea vive un amore passionale con Ginko che è una porta chiusa di cui solo lei ha le chiavi. Questa donna che ha tutto, cerca l’eccitazione di un uomo che non riesce ad avere, una cosa che stimola il suo erotismo”. Figlia degli anni ’60 racconta di aver praticamente imparato a leggere sul fumetto delle sorelle Giussani, nato nel 1962. “Un fumetto in cui c’erano donne fuori dall’ordinario in una realtà come quella italiana degli anni ’60 in cui la figura femminile era legata alla sfera domestica”.
Ispirato all’albo numero 16, dal titolo Ginko all’attacco, il film si prende alcune libertà narrative. “In quel numero – spiega Antonio Manetti – non compare Altea, ma volevamo raccontare il lato intimo di Ginko e poi Altea è uno dei quattro protagonisti della storia”. Aggiunge Marco: “Nel primo film Diabolik impara ad amare incontrando Eva, prima di lei è un essere disumano, glaciale, che trova una donna a lui complementare. In questo secondo, Diabolik ama già. E anche Ginko e Altea si amano tantissimo ma sono schiavi delle regole della società e non possono esprimere il loro legame”. Interviene Giacomo Gianniotti: “Diabolik ha un patrimonio di gioielli, dipinti, lingotti e oggetti preziosi, ma non ha nessuno con cui condividerli, attorno a lui c’è un vuoto”. L’attore italo canadese, 33enne, non aveva mai letto il fumetto: “Ma ricordo il volto di Diabolik, iconico, che vedevo quando venivamo in Italia, e mio padre era appassionato e aveva molti albi in casa. Prima di girare il film ho cominciato a leggere e adesso sono diventato un fan”.
Per Miriam Leone i personaggi femminili sono la forza di questa serie: “Accanto ai fratelli Manetti ci sono idealmente le sorelle Giussani, che negli anni ’60 in cui il personaggio femminile era un accessorio formoso, hanno inventato la parità di Eva Kant, una autentica guerriera Ninja. Nel primo film avevo un guardaroba più elegante, qui indosso la tuta nera che è simbolo dell’eterna unione con Diabolik. Loro due sono una coppia eccezionale, ma dentro casa sono come Sandra e Raimondo con i loro battibecchi e mostrano il loro vero volto. La scena più pericolosa? Correre nel crepaccio con gli stivali di vernice nera con i tacchi, me li hanno imposti i registi”.
In un film dal ritmo serrato, con molta azione e colpi di scena spettacolari, le musiche sono fondamentali. Affidate anche stavolta a Pivio e Aldo De Scalzi, sono uno dei punti di forza assoluti del film. “Abbiamo mantenuto la parte melodica del primo capitolo – spiega Pivio – ma mentre lì avevamo creato un’opera classica con una grande orchestra, lavorando tra l’altro in piena pandemia, qui abbiamo fatto un reboot completo andando in direzione del prog italiano anni ’70, con riferimenti a Concerto grosso dei New Trolls o Milano calibro 9 degli Osanna . E mi piace ricordare la presenza dello scomparso Vittorio De Scalzi che suona il flauto e a cui dedichiamo il film (mentre i Manetti hanno dedicato il film a Michelangelo La Neve, lo sceneggiatore scomparso a gennaio, ndr)”.
Diodato ha scritto e interpreta un brano originale, Se mi vuoi, che corre sui lunghi titoli di testa, in cui viene messo in scena un balletto dai risvolti crime con le coreografie di Luca Tommassini restituendo una delle cifre dei Manetti, quella della passione per il cinema musicale. “Scrivere questo brano – spiega Diodato – mi ha dato la possibilità di affondare le mani nella mutevole materia del desiderio, di provare a tracciarne i chiaroscuri, a delineare i sussulti di una fiamma che brucia”.
In arrivo un terzo capitolo, come anticipa uno dei produttori (insieme a Pier Giorgio Bellocchio), Carlo Macchitella: “La trilogia nasce con la logica di una continuità ma anche con novità in grado di attirare gli spettatori e il terzo film, in particolare, deve esaltare tutte le storie e unire i fili di tutti i personaggi”.
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