Congratulazioni per il David, che emozione è stata vivere la cerimonia e conquistare questo premio?
L’emozione è tanta, anche perché è un Premio che non esisteva e per cui ci siamo battuti. Non eravamo neanche presi in considerazione come categoria, come i rumoristi, montatori della presa diretta o i fonici non rientravamo proprio nella categoria. Perciò questa è già una grande vittoria. Poi l’emozione parte quando iniziano le candidature, da quando la piattaforma dei David apre le votazioni e da là comincia già la curiosità di vedere quello che succede per la cinquina. Certo, quando leggi il tuo nome naturalmente subentra un’altra emozione. La serata è bella, è già emozionante perché fatta al Cinefonico. Noi siamo sia una categoria corale, non abbiamo mai lo stesso team, perciò è una vittoria di tutti noi. Per noi vincono tutti perché siamo sempre noi, ci conosciamo, è bello. Poi certo, quando durante la cerimonia senti il tuo nome ti emozioni.
Ritirando il premio avete proprio ringraziato il Cinefonico e tutti i ragazzi di Cinecittà, si è percepito un senso di comunità
È un senso di appartenenza. Da quando sto a Cinecittà al Cinefonico è cambiata la mia vita. Prima ero Freelance, poi mi chiamarono perché avevano messo a disposizione una struttura superiore anche al resto d’Europa. Una cosa fantastica, e i risultati si vedono, perché lavoriamo tanto e facciamo dei prodotti di alta qualità.
Parliamo di Io, Capitano, cosa rappresenta per te questo film?
È un film importante. È stato bello perché ci ha permesso di conoscere un’altra cultura, parlo di quella di questi ragazzi, ed entrare nel loro meccanismo. Il suono doveva essere lavorato un po’ crudo, ma essendo anche una favola ci sono anche suoni delicati, vari step di durezza e ogni tanto ti strappa pure qualche risata. All’inizio, quando scopriamo la storia di questi ragazzi che sognano di diventare cantanti e calciatori e si imbarcano in un’avventura tremenda, è pieno di rumori, e poi comincia un moendo più morbido e i suoni sono più delicati. Sono vari step, fino al finale, quando serve far rimbombare tutto con i suoni degli elicotteri. È stata una bella emozione.
Quali sono state le richieste di Matteo Garrone mentre lavoravate al suono del film?
Lui chiedeva molto, più che altro sulla scelta delle musiche. Decidere dove posizionare i brani era un lavoro delicato. Perciò una musica andava bene per una cosa ma andava per un’altra, e fino all’ultimo ci abbiamo lavorato. Quando hai delle musiche belle le vorresti mettere dappertutto. Il lavoro di presa diretta di Maricetta Lombardo era ottimo; cruda, bella, l’abbiamo lasciata molto naturale senza pulirla. Con la presa diretta si potevano sentire quelli che stavano a un chilometro e urlavano ma abbiamo lasciato proprio la crudezza vera, pure nel barcone c’è molta presa diretta. Poi Mirko Perri l’ha ricostruita benissimo, un gran lavoro devo dire.
Quanto è importante lavorare con cura sul suono per riuscita di un film così intenso come Io, Capitano e non solo?
Quando mi chiedono che lavoro faccio mi dicono ‘ah, spippoli i canaletti’. Ecco, non è proprio spippolare,lavoriamo su 400 tracce di suono che poi vanno a convogliare tutto in un’unica fonte. Facciamo in modo che tutto sia armonico e tutto sia sia bello udibile e non fastidioso. Io ho sempre dato molto attenzione al dialogo, perché per il cinema è tutto. In sala ci vanno anche i bambini e le persone di 90, per tutti deve essere udibile. Il bambino che va a vedere Kung Fu Panda deve capire il dialogo, che non va mai sovrastato da niente. Specialmente il nostro dialogo, che è molto armonico a differenza di quello degli americani o dei tedeschi, dove esce molto di più dagli schermi. Il nostro ha proprio bisogno di un’altra attenzione, perché siamo molto armonici e molte cose ce le perdiamo, come le finali.