TORINO – La mattina dopo… dopo l’apertura ufficiale del 42TFF, è il tempo della “celebrazione di tre Stelle”, così il direttore Giulio Base annuncia l’incontro con Giancarlo Giannini, Rosario Dawson e Matthew Broderick, insigniti nella serata inaugurale dei primi tre – dei 12 complessivi – riconoscimenti che rimandano al simbolo apicale della Mole Antonelliana.
Giancarlo Giannini, che nella cerimonia di apertura al Teatro Regio ha ricevuto l’onore di una standing ovation spontanea e assoluta, apre la mattinata con spirito frizzantissimo e, tra ironia e sagacia, seduto accanto al Direttore, commenta: “qui è peggio che a Hollywood, ci sono 100mila fotografi!”. Poi dichiara di aver “dormito pochissimo” e, riferendosi alla Stella originale, racconta: “stamattina la guardavo sulla Mole e non mi sembrava esattamente identica e poi ho pensato…: spero che nel viaggio di rientro in treno non mi punga”.
La conversazione poi si fa più seria e Giannini esprime il suo punto di vista sul cinema attuale, su come quest’arte sia cambiata, cosa ami e cosa non gli piaccia. Non ha dubbi che sia “cambiatissimo”, rispetto al passato, e personalmente “dopo la pandemia, al cinema ci sono andato poco: ho visto i film di Spielberg e Wenders”, racconta riferendosi a The Fabelmans (2022) e Perfect Days (2023). “Mi piace molto il cinema del passato, i capolavori non si fanno più: adesso si devono pensare altre forme, forse più brevi; io non sono un attore, lo ribadisco, sono un elettronico, e il digitale è una rivoluzione, che deve essere ancora capita! Sono vecchio, non mi piace molto il cinema attuale, spero di vederne molto poco; si è persa sia la semplicità che la fantasia: la prima è difficilissima e la seconda si adopera poco, mi piacerebbe più rottura degli schemi, essendo più semplici e usando la fantasia data da Dio. Spielberg racconta una piccola storia personale in modo geniale, per esempio. Da Kubrick a Kurosawa è stato grande cinema: ripeto, torniamo alla semplicità di raccontare la vita in modo umano e mistico, sì ci manca anche del misticismo”.
I compagni di Stella, Dawson e Broderick, anche loro prima commentano il Premio e poi riflettono sullo stato del cinema.
Lei si dice “entusiasta di tornare in Italia e da Giancarlo Giannini prendo appunti su quello che dice. Mi diverto a stare con persone che amano il cinema e l’Italia è la Storia del Cinema: è bellissimo celebrare tutto questo”. Il cinema, certo, è cambiato, non lo nega, ma “è sempre molto interessante per me la reazione a un film. Sono felice di essere emersa in un periodo di cinema indie, abbastanza duro. La transizione è fatta, adesso possiamo guardare la Storia, continuando a forgiare la narrazione verso la VR, per esempio”. E, infine, celebra colui che “mi ha davvero invitata a entrare a Hollywood”: Spike Lee, per cui ha interpretato due film, He got game (1998) e La 25ma ora (2002). Rosario Dawson ricorda fosse “l’anno di diploma: lui aveva visto Kids e mi parlava da attore, una cosa mai capitata prima di allora; tutti pensavano fossi quel primo personaggio, ma non lo ero, mentre Lee ha riconosciuto le mie capacità di interprete. Lui ha fiducia nelle sue decisioni, per cui mi sono detta dovessi essere all’altezza del compito. È stata una grande parte della mia formazione: il suo livello di preparazione è mediamente superiore a quello degli altri registi, dimostra cosa davvero si possa realizzare con il potere della narrazione. Io gli sono molto molto grata”.
Infine, Matthew Broderick parlando della sua Stella della Mole commenta ironico: “non ho mai avuto un premio con così tante punte, e dovrò portarlo addirittura su un aereo!”, rilancia a Giannini che in fondo dovrà trasportarlo “solo” via treno. “Sono orgogliosissimo di essere in compagnia di queste due persone, Giannini e Dawson: ho cominciato a fare cinema 40 anni fa, e sono sempre soddisfatto e stupito”, certo il cinema “è cambiato: la commedia stessa cambia molto rapidamente, ma alcune sembrano come i film di Chaplin, non invecchiano mai; io guardo molti film del passato, spesso in tv, e mia figlia mi chiede: perché guardi solo film grigi?”, alludendo a quelli in bianco e nero, naturalmente.
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