Con l’anteprima assoluta di Demetrio Stratos, documentario ‘ritratto musicale’ realizzato dal regista Gian Piero Rizzo, si concludono le proiezioni di Route 77. Cinema e dintorni, rassegna realizzata dalla Cineteca di Bologna e curata da Tatti Sanguineti, Dario Zonta, Gian Luca Farinelli e Andrea Morini.
Demetrio Stratos realizzato con rari materiali d’archivio e con le testimonianze di Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Gianni Emilio Simonetti, John Cage e Joan La Barbra, riporta alla luce l’uomo e la sua straordinaria tecnica vocale. Un vocalist che aveva nel dna la cultura e i suoni di Alessandria d’Egitto, dove nacque e studiò, la Grecia paterna, l’Italia dove crebbe artisticamente e New York, la città dove morì a soli 34 anni.
Gian Piero Rizzo ci racconta la strada musicale dell’artista: dai suoi esordi, tastierista in gruppi musicali studenteschi, al gruppo che gli diede la prima notorietà I Ribelli, con una sua rara interpretazione live dell’hit ‘Pugni chiusi’. Tappa fondamentale la fondazione nel ’72 degli Area, storico gruppo milanese di “musica di fusione di tipo internazionalista” come lo stesso Stratos lo definì. E’ dello stesso periodo il suo avvicinamento all’opera dodecafonica di John Cage e la ripresa degli studi sulle vocalità etniche.
“È stato importante ricordare l’avventura umana e musicale di Stratos, scomparso tragicamente nel 1979 – ci racconta Gian Piero Rizzo – quello che ha sempre contraddistinto la multiforme personalità di Demetrio è stato l’impegno e la serietà”.
Come arriva al documentario e da dove nasce il suo interesse per Demetrio Stratos?
Dopo gli studi alla scuola di Cinema di Milano e dopo le prime esperienze con la fiction, nel 1999 per la rassegna “Suoni e Visioni” di Milano, curai una retrospettiva su alcuni personaggi scomparsi, tra cui un mio vecchio amore d’infanzia, gli Area, e in particolare il frontman e portabandiera del gruppo: Demetrio Stratos appunto. Da qui l’inizio delle ricerche, le interviste e i ricordi ripresi in video. Soprattutto la forte testimonianza di Giulio Capiozzo, musicista jazz e batterista, cofondatore con Demetrio del gruppo. Tragicamente scomparso anche lui due anni fa.
Quanto materiale visivo dell’epoca è riuscito a trovare e da dove proviene?
La maggior parte del materiale proviene dall’archivio privato di un collezionista, altri materiali di repertorio li ho avuti dalla Tv Svizzera e qualcosa dalla Rai. Ho poi la possibilità di avere molto altro materiale, tra cui due concerti degli Area dei primi anni ’70 a Lecco, ma è difficile averne i diritti e soprattutto molto costoso. Come lo è il processo tecnico di riversamento e, senza un produttore, lo è ancora di più. Nonostante tutto il documentario è comunque un’anteprima assoluta. Dall’inizio alla fine.
Questo vuol dire che spera in una seconda parte?
Il mio è un work in progress e dopo la parte musicale vorrei analizzare meglio il coté umano e politico di Stratos. C’è poi un’intrigante notizia rivelatami da un giovane musicologo. Riguarda il periodo londinese di Demetrio, dal ’69 al ’70, quando insieme a un gruppo inglese sembra abbia inciso un 45 giri e forse addirittura un album. Ma al momento non conosco né l’etichetta della produzione né il nome di questo gruppo.
Quante possibilità avremo di vedere Demetrio Stratos in sala o in home video?
Oggi sono qui a Bologna per presentarlo a Route 77, spero arrivino segnali da parte di qualche società che abbia interesse alla distribuzione. E visto che Stratos è più conosciuto all’estero che in Italia, sono abbastanza ottimista.
Progetti futuri?
Al momento sto finendo di lavorare sul documentario Maria di Efeso. La storia del santuario mariano in Turchia, visitato recentemente dal Papa. La produzione è totalmente italiana, anche se le riprese sono state fatte in Turchia, Germania e Francia.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti