Quanto è diffuso l’uso della tecnologia digitale nelle varie fasi di produzione dei film in Italia?
Da un punto di vista di postproduzione l’uso della tecnologia digitale si è diffuso già da qualche tempo e diciamo che negli ultimi sei o sette anni il mercato si è espanso quasi a sostituire totalmente il vecchio sistema. Da un punto di vista di elaborazione di effetti la cosa è un po’ più recente. Il problema principale è che qui in Italia ancora si pensa poco a un film con l’effetto speciale tradizionale.
Quali sono i lavori più significativi che avete realizzato negli ultimi anni?
Uno degli ultimi film italiani che ha richiesto il nostro intervento in tutte le fasi (preproduzione, produzione e postproduzione) è stato Zora la vampira dei Manetti Bros. Visto che si trattava di un film che parlava di un argomento abbastanza insolito per il cinema italiano, come i vampiri, ci siamo anche molto divertiti perché è stato interessante realizzare delle cose un po’ particolari come i pipistrelli o le materializzazioni. Per la prima volta, poi, in questa occasione, abbiamo realizzato delle fiamme tridimensionali che sono state “mappate” su dei personaggi in movimento. Il lavoro più difficile si è concentrato in particolare nella scena finale in cui Dracula esce al sole e prende fuoco. Questa scena ha comportato un grosso lavoro di 3D ma anche di compositing sul personaggio ed il risultato è stato abbastanza soddisfacente. Questo ha anche aiutato molto la produzione perché girare controllando un attore o uno stuntman in fiamme è sempre molto complicato, mentre fare una ripresa nella quale c’è un attore che si muove per poi aggiungere in seguito le fiamme è molto più semplice.
Avete realizzato anche gli effetti visivi digitali di Almost blue…
Abbiamo realizzato tutte le visioni del ragazzo cieco che sentiva la voce del serial killer e la visualizzava in blu-verde. Alex Infascelli ci aveva chiesto proprio di realizzare dei “flash” di immagini per ogni tipo di personaggio al quale era associato un determinato colore. La voce del serial killer, in particolare, doveva risultare “tagliente”, con dei flash che rimanessero molto impressi sulla gente. Abbiamo poi realizzato degli interventi di compositing tradizionale che sarebbe stato difficile, se non impossibile, creare dal vivo. C’è una scena d’amore su una terrazza nella quale Alex voleva un’inquadratura da vicino dei due personaggi e sullo sfondo, attraverso la finestra, la città sfocata. Era impossibile creare questo effetto di sfocatura in fase di ripresa e quindi noi abbiamo ricostruito lo sfondo della città, abbiamo riposizionato le luci, abbiamo creato una sfocatura particolare e abbiamo poi composto le scene che erano state girate su green screen su questo sfondo. In questo caso le scene erano abbastanza numerose, si trattava di sei o sette tagli per un totale di circa quattro minuti. E’ stato un bel lavoro.
Ci sono poi degli interventi fatti direttamente in postproduzione: in una scena l’attrice entra in albergo, alla reception chiama l’addetto e, suonando il campanello, l’immagine si deforma come se diventasse liquida. Questo intervento è stato deciso e ideato direttamente in postproduzione. Qui il regista può fare degli interventi di correzione colore o di deformazione di immagine molto creativi e si può divertire anche a inventare delle cose nuove che non aveva previsto al momento della preproduzione.
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