‘GEN_’, il medico umanista Maurizio Bini e il potere degli ormoni

Arriva in sala il documentario di Gianluca Matarrese ambientato nell'ospedale pubblico di Niguarda, dove il dottor Bini trasforma vite attraverso la fertilità e l'affermazione di genere


Cambiare una vita per sempre, o crearla dal nulla: chi controlla gli ormoni è in grado di fare tutto ciò e molto di più. Lo sa bene il dottor. Maurizio Bini, protagonista assoluto di GEN_, il documentario di Gianluca Matarrese che, dopo le anteprime al Sundance e al Bif&st, e il Premio Marmaid Award al Festival di Salonicco, arriva al cinema dal 27 marzo con Barz and Hippo.

Ambientato quasi interamente nell’ospedale pubblico Niguarda di Milano, GEN_ segue da vicino – letteralmente spia – gli ultimi mesi di carriera del dottor Bini, raccontando le esperienze di quelle persone che, per ultime, hanno avuto la fortuna di diventare suoi pazienti. La missione di Bini e del suo team è semplice: trasformare vite attraverso la fertilità e l’affermazione di genere. Due attività mediche apparentemente molto diverse – quella della fecondazione assistita e della transizione di genere –  che vengono assimilate dal fondamentale utilizzo degli ormoni, capaci di regalare un figlio a chi aveva perso la speranza di averlo e di restituire il genere corretto a chi si sente nato o nata nel corpo sbagliato.

Osservato con discrezione da una certa distanza – senza bisogno di interviste dirette, Bini si rivela all’occhio del regista e dello spettatore come un uomo gentile, dalla grande sensibilità empatica, che sa sempre cosa dire e come dirlo, permettendo ai suoi pazienti di aprirsi con sincerità, di fidarsi e di affidarsi alle sue cure. Alla sua scrivania passa un’enorme variabilità umana: adolescenti spaventati e in crisi d’identità, coppie in cerca dell’ultima possibilità per diventare genitori, donne che ascoltano i primi battiti di un figlio che sta crescendo dentro di loro, persone alle prese con gli ultimi passaggi di una transizione che ha cambiato loro la vita, o con i primi step, insicuri e colmi di aspettative. Dolore e speranza, liberazione e ansia si alternano davanti allo sguardo clinico di un uomo ormai pronto a passare il testimone per dedicarsi alla sua grande passione: i boschi e la raccolta dei funghi.

In un contesto politico che mette i bastoni tra le ruote a chi come il dottor Bini vorrebbe solo rendere le persone un po’ più felici nei loro corpi e nelle loro vite, con il suo documentario Matarrese riesce ad affrontare una quantità enorme di tematiche etiche, antropologiche e sociali: il rischio dell’eugenetica, il diritto di preservare l’eredità genetica dei paesi in guerra (tutti), il diritto all’identità in qualunque momento della vita (anche in carcere), la gestione dei pregiudizi familiari nei confronti di un adolescente con disforia di genere. Su tutti, infine, c’è il tema del ruolo del medico nella nostra società: “Uno fa il medico per aiutare le persone, c’è un aspetto umanista, non legalista – afferma Bini – i medici ogni tanto devono prendere la decisione tra ciò che è giusto e ciò che è legale”.

Un approccio che rivela la sorprendente lucidità di un uomo che ha lasciato entrare le sofferenze degli altri nel suo studio, per farle sue e provare a guarirle. In una GENerazione che non vuole più diventare GENitrice, Bini aiuta chi lo vorrebbe ardentemente. In mezzo a tante GENte che disprezza il concetto di GENder, Bini sostiene chi è alla ricerca del proprio GENere, al costo di cambiare per sempre i propri GENitali. Atti magari non eroici o rivoluzionari, ma che nascondono la profonda umanità di chi ha scelto di spendere la propria vita e il proprio lavoro per gli altri, all’insegna dell’empatia e, soprattutto, della GENtilezza.

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26 Marzo 2025

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