Frémaux ribadisce le sue scelte: basta selfie e bentornato Von Trier

Previsto anche un omaggio a Ermanno Olmi


CANNES – Ci sarà anche un omaggio al nostro Ermanno Olmi, appena scomparso, alla 71esima edizione del Festival di Cannes, che prenderà il via domani con il film di apertura Todos lo saben dell’iraniano Asghar Farhadi, interpretato da Javier Bardem e Penélope Cruz. Lo ha annunciato Thierry Frémaux nel corso di un’inconsueta conferenza stampa della vigilia. Non l’aveva mai fatta, ma quest’anno ha preso tante decisioni controverse e deve aver deciso di affrontare i giornalisti per rivendicarle di persona. Nella borsa del festival i giornalisti hanno trovato un cartoncino “antiselfie”, che ribadisce il divieto di fotografarsi sul red carpet: “Non si viene a Cannes per vedere se stessi, ma i film”, ha detto, spiegando anche che i selfie rallentano il protocollo della passerella. Con il materiale, i cronisti hanno trovato anche un biglietto sul tema molestie in cui si lancia l’hashtag #nerienlaisserpasser (non lasciar passare nulla) e, parafrasando le avvertenze sull’abito di gala, si prescrive “comportement correct exigé” (si richiede un comportamento corretto). Frémaux ha poi ricordato di aver avuto in passato, con Harvey Weinstein, solo rapporti solo professionali e di essere quindi rimasto “scioccato dal suo comportamento inaccettabile”.

Quest’anno segna anche il ritorno di Lars Von Trier, definito dal festival “persona non grata” nel 2011 dopo alcune sue dichiarazioni in cui si definiva nazista e simpatizzante di Hitler. Il regista danese ci sarà, fuori concorso, con The House that Jack Built. “È stato punito abbastanza ed era ora di far tornare l’artista”, ha detto il delegato generale, mentre sul caso di The Man Who Killed Don Quixote di Terry Gilliam, si capirà definitivamente mercoledì se sarà necessario impedire la proiezione – prevista come film di chiusura – per motivi legali.

“Sull’arrivo di Jafar Panahi dall’Iran e di Kirill Serebrennikov dalla Russia spero fino all’ultimo”, ha aggiunto definendosi “moderatamente ottimista” sulla partecipazione dei due dissidenti politici. “La cosa paradossale – ha detto – è che Three Faces e Summer sono entrambi film non politici, ma solo artistici”.

Intanto continua il braccio di ferro tra Frémaux e Netflix: di fronte al veto di prendere in concorso il film di Cuaron, Roma, perché senza distribuzione in sala in Francia, come da regolamento, il colosso dello streaming ha reagito togliendo dalle proposte fuori concorso il film di Orson Wells The Other Side of Wind finalmente completato.

Il delegato generale ha giustificato la sua posizione intransigente parlando della tradizione culturale francese, risalendo perfino ai Lumière, per dire: “il festival è a Cannes, in Francia, un paese che continua ad amare il cinema che si vede collettivamente in sala. Netflix, come Amazon, sono novità che rispettiamo, ma per noi l’arte cinematografica resta il film in sala, la sua poesia che è una cosa unica. Le serie – ribadisce non senza ironia – sono un’altra cosa”.

A proposito delle giurie a guida femminile Frémaux si inalbera: “Quando sento che Cate Blanchett viene definita la prima presidente donna perché siamo nel dopo Weinstein non ci sto: Cate è una grande artista e solo alla sua bravura deve la sua legittimità. Quanto a presidenti donne, Cannes ne sa qualcosa. Ha avuto Olivia de Havilland ed era il 1965 e poi Sophia Loren l’anno dopo”

Quanto alle polemiche suscitate dalla decisione di eliminare le proiezioni anticipate per la stampa, ha risposto: “Io amo i giornalisti, ma questa scelta è per voi, non contro di voi, vogliamo che pubblico e stampa vivano contemporaneamente l’emozione del film”. 

07 Maggio 2018

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