Esce domani nelle sale, distribuito dall’Istituto Luce, l’ultimo film di Sergio Citti, Fratella e Sorello, presentato in anteprima al cinema Embassy di Roma. Per l’occasione, il pubblico e il mondo del cinema (da Ettore Scola a Pasquale Squitieri, da Anna Falchi a Citto Maselli) ha dedicato un vero e proprio omaggio al poeta delle famose borgate pasoliniane, in coincidenza del suo compleanno. Proiettati tra l’altro due suoi precedenti titoli: Ostia (del 1970, scritto da Citti e Pasolini) e Vipera (del 1999, scritto da Citti e Cerami).
“Il mio compleanno – ha detto sorridente Citti – è passato tranquillamente, come una giornata qualsiasi. Sono andato a vedere un film che mi è parso interessante, l’ultima opera di un certo Sergio Citti… e solo la sera prima ho pensato che anche stavolta ce l’ho fatta. Ho vinto un giro in più, prima della morte”. Allegro e ironico, persino sulla sua fragilità fisica, Citti ha incontrato stampa e amici, in compagnia del fratello Franco, della produttrice Elide Melli che, con Rai Cinema, è riuscita a portare nelle sale l’ultimo lavoro del cineasta-poeta.
“Il mio è solo un film senza pretese salvo dire che tutto è amore”. Citti, alternando detti romaneschi e citazioni di Platone, ricordi pasoliniani e aforismi di saggezza popolare, ha raccontato di aver rubato il titolo del film a un brasiliano che una volta, dalle parti di Fortaleza. lo salutò dicendogli: “Tu ed io fratello e sorella, amici veri”. E il film è una storia di sentimenti semplici, tra il borgataro Serpente e il ricco Giocondo che si conoscono in carcere e, usciti di galera, vanno incontro alla scelta più estrema, non riuscendo più ad integrarsi.
Rolando Ravello interpreta Giocondo, Claudio Amendola è Serpente: “Mi ricorda John Wayne, ma dovrebbe fare scelte migliori, non Er Monnezza. Nel cast avrei voluto Naomi Campbell, ma me l’hanno sconsigliata e ho preso Youma Daikite. E poi ci sono due donne fantastiche e pericolose come Laura Betti e Ida Di Benedetto”. Negli ultimi anni il regista ha scritto almeno dieci soggetti che vorrebbe pubblicare col titolo ‘Consigli per il cinema’ e due sceneggiature sul filo del paradosso. La prima si chiama ‘Il Vangelo secondo Ipocrito’ e ha come personaggio centrale Giuseppe. La seconda è ‘Vita, morte e miracoli’ e segue le peripezie di due matti che si credono il Padreterno e il Diavolo.
Impossibile per i fratelli Citti non ricordare poi i tempi delle borgate: “Quando ci si diceva, domani andiamo a Roma. E poi si partiva da Torpignattara per raggiungere il centro”. Vivi nei loro ricordi sono Pier Paolo Pasolini e “un’Italia che non c’è più. Pier Paolo aveva già capito e descritto tutto – ha ricordato Sergio – Soprattutto che la nostra epoca, tra consumismo e tv, ha tolto ai poveri l’ultima vera ricchezza: l’allegria”.
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