Firenze è donna con i 50 giorni di Festival

Quest'anno tutti i festival si sono attenuti al tema del rispetto per le donne scegliendo almeno una pellicola rappresentativa


Giunge alla settima edizione la rassegna di cinema più grande in Italia, i 50 giorni di cinema internazionale a Firenze che ancora una volta vede più festival – nove, nello specifico – unire le forze per dar vita a una ricca ricca kermesse che coinvolgerà il capoluogo toscano dal 25 ottobre fino al 15 dicembre. “I nostri non sono festival da tappeto rosso ma raccolgono numeri important – spiega Stefania Ippoliti di Fondazione Sistema Toscana –
Siamo sempre oltre i 50mila spettatori e spesso diamo attenzione al cinema del reale, che  ha da poco ottenuto il suo trionfo con la premiazione di un documentario con il Leone d’oro a Venezia. Quest’anno ci sarà un tema specifico a fare da filo conduttore: il rispetto per le donne. Crediamo che la cultura, e dunque il cinema, sia un argine importante per la degenerazione di fenomeni come il femminicidio, per  cui tutti i festival, capeggiati da quello d’apertura che è appunto il Festival Internazionale di Cinema e Donne, si sono attenuti a questo fil rouge scegliendo almeno una pellicola rappresentativa per il tema”.  

Si aprirà, in particolare, con Wanda di Barbara Loden, grande anche se non particolarmente popolare regista degli anni ’70. Il film verrà presentato in una versione restaurata grazie alla collaborazione tra Gucci e The Film Foundation di Martin Scorsese. A parlarcene sono le direttrici del Festiival di Cinema e Donne Paola Paoli e Maresa D’Arcangelo: “Abbiamo dovuto improvvisarci un po’ archeologi per recuperare il film. E’ più facile reperire una pellicola degli anni ’30 che una dei ’70. Alla fine è stato ritrovato in un vecchio laboratorio che stava chiudendo per il passaggio al digitale. Erano per lo più resti e frammenti, poi integrati con altre versioni. Lo avevamo presentato negli anni ’80 ma la copia era già lisa e tendente al verdastro. Ora lo vediamo come voleva la regista. Di Loden sappiamo poco, soprattutto grazie alle descrizioni lasciateci da Kazan, di cui fu la seconda moglie: era molto bella, con origini umili, forse aggressiva e nemmeno troppo colta. La sua storia ricorda quella di Marylin. Voleva fare la regista ma capì immediatamente che quello che poteva vendere era il proprio corpo, per cui non studiò mai regia ma si dedicò alla danza, alla dizione, alla recitazione. Il che le servì fondamentalmente a trovare un marito potente, che le permise di realizzare il suo sogno, con quell’unico film in cui dice di raccontare la sua storia. In realtà non pare proprio la sua: la protagonista scappa di casa “scandalosamente”, abbandonando i figli, fugge in autostop ma invece di realizzare il sogno americano si mette con un piccolo delinquente con cui mette su una rapina disastrosa. Il plot è semplice, ma evidentemente lei ci vedeva un canovaccio comune all’esperienza di tutte le donne, tanto che decise di dirigerlo e interpretarlo da sé. La protagonista è una donna che cerca di non stare male, che si adegua a tutto quello che succede. E succede una tragedia. Significa che non bastano le ribellioni delle donne a cambiare le cose. La donna può cambiare sé stessa, e dare molto, ma a cambiare deve essere una forma mentis, e questo è possibile solo grazie alla cultura. Quando abbiamo messo si il festival erano passate già le leggi su aborto e divorzio, ma era il momento del femminismo culturale. Cominciavamo a capire che non si poteva stare sempre sulle barricate, dovevamo capire se dieci anni di manifestazioni avevano veramente cambiato le cose nella vita di tutti i giorni di ognuna di noi”. Wanda verrà proiettato, a mo’ di apertura, il 24 ottobre.

Ma, come si diceva, tutti i festival della ’50 giorni’ daranno il loro apporto alla causa: il Florence Queer Festival propone L’antigattopardo: Catania racconta Goliarda Sapienza, di Alessandro Aiello e Giuseppe Di Maio, documentario sulla grande scrittrice. France Odeon porta come fiore all’occhiello Elle s’en va di Emmanuelle Bercot, con Catherine Deneuve nel ruolo principale di donna in fuga da dinamiche familiari che la opprimono. Lo schermo dell’arte presenta The Bride di Joel Curz, dedicato all’artista Bibba Bacca, stuprata e uccisa alle porte di Istanbul durante il suo viaggio per la realizzazione di una performance che avrebbe dovuto portare un messaggio di pace e amore nel Mediterraneo. E ancora il River to River Indian Film Festival, con Lessons of forgetting di Unni Vijayan, a conclusione di un’intera giornata dedicata al rispetto della donna nel mondo. La rassegna di cinema finlandese Una finestra sul mondo propone sull’argomento ben tre film: Aglaja di Kristina Deak, sulla dura vita di una ragazza cresciuta in un circo dell’Est, Kerron sinulle kaiken di Simo Hallen, sul tema del cambio di sesso, e A Lady in Paris di Ilmar Raag, su una donna estone a Parigi per far da badante a un’anziana. Chiudono il lotto il Balkan Florence Espress con Klip della serba Maja Milos, sul primitivismo e la violenza del rapporto uomo/donna nella Belgrado del degrado, e Immagini e Suoni dal mondo, festival del film etnomusicale con Violeta Parra se fue a los cielos di Andrea Wood, sulla vita dlela poliedrica artista cilena.

“Ogni volta che qualcuno fa un film, o dipinge un quadro, o scrive un libro o un semplice articolo – chiosa l’assessore alla cultura della Regione Toscana Cristina Scaletti – chi osserva eredita questa esperienza e la fa propria. Se non lo si fa, si è meno ricchi e meno forti nella difesa delle proprie istanze e dei propri diritti. I diritti riguardano la cultura e il tema della violenza sulle donne non riguarda solo le donne, ma l’intera umanità”.

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03 Ottobre 2013

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