VENEZIA – La purezza di un’adolescente presa per mano dal mistero di un’apparente capacità premonitoria. Il bene nel male, contro una propria volontà razionale: qualcosa che dentro di te vive, ma è fuori dal tuo controllo.
Holly (Cathalina Geeraerts) – titolo del film in Concorso, per cui l’autrice Fien Troch opta per il genere, se non horror da quelle parti – ha quindici anni e una mattina sente di non andare a scuola, restando a casa: nel complesso scolastico scoppia un incendio mortale, un dramma collettivo, per la comunità. Il bisogno di una compattezza corale per la sopportazione del dolore.
Questa la storia che Fien Troch porta alla Mostra – dopo aver vinto il premio alla Miglior Regia nella sezione Orizzonti con Home – qui co-prodotta da Jean-Pierre e Luc Dardenne.
Questa storia, spiega Troch, “viene da molto lontano, ci sono voluti sette anni per scrivere il personaggio: non volevo essere narrativa, non con un solo personaggio, ma avere una comunità. Cosa succede alle persone una volta successo il disastro? C’era un personaggio, la bambina Holly, a cui ho dato il ruolo da stella: non era più vista come una bambina, ma una persona con delle capacità, che tutti volevano, con il disastro che restava centrale, perché la comunità doveva avere una motivazione per progredire”.
Anna, una delle insegnanti, sedotta dalla strana premonizione dell’allieva, la coinvolge come volontaria: la sua sola presenza sembra infondere una lievità, tanto da essere ben presto oggetto del desiderio di molti, di tutti, alla ricerca di un sollievo, ma non è tutto oro quello che luccica. “Come persone, ci interessa qualcosa che non è visibile. Credo le persone giudichino facilmente ma poi pensino sia un’opportunità di riflessione, e poi anche un’amica, credo sia una psicologia umana di base; ti chiamo ‘strega’ ma vorrei essere tua amica, perché vorrei quel potere”, continua la regista.
Holly è una fiaba, iperrealista per quanto radicata in una quotidianità comune, quanto cupa e tessuta con il concetto di destino, e soprattutto di “innocenza”, tema che l’autrice belga ha spiegato essere di suo interesse.
La cosa più difficile è stata il balletto con il genere horror, ho voluto indagare il carattere sovrannaturale della bambina, ma con l’horror entravo nei cliché: c’è un balletto col genere più spinto, ma tendendo verso il naturale. Ho scoperto Catalina al casting, poi ho pensato che fosse bene non riconoscere Holly come una ‘santa’ ma come una adolescente speciale. L’horror è stato divertente perché sono dovuta uscire dalla mia zona di comfort; flirto un po’ con l’horror, perché in alcune fasi ho pensato dovesse essere sovrannaturale ma mi sembrava di imbarcarmi in qualcosa di più grosso di me. Ho avuto l’idea di poter solo flirtare col genere, che però non mi attrae particolarmente”.
Un soprannaturale, quello sfiorato, che s’è misurato a suo modo col reale, come continua a spiegare Troch, per cui: “è importante ricercare episodi reali ma anche fermarsi immediatamente perché gli eventi reali sono oltre… e questo influisce sulla creatività e mi sentirei in colpa a non aver rappresentato con precisione. È ispirato da un evento in Belgio ma non potevo essere devastata dalla cosa in sé e solo dopo qualche anno ho potuto riflettere sul lutto comunitario. Voglio essere libera però, per non essere travolta da compassione, come è naturale tra esseri umani”.
Comunque, “credo che tutti i film che faccio siano scritti su me stessa: questo è il più personale, in modo indiretto: non sono Holly ma riconosco l’attenzione per gli altri, il perché faccio le cose, l’aiutare, che mi consentono di sentirmi meno in colpa con me stessa. Sono una persona buona, che può essere anche folle e divertirsi. Quando ho cominciato a costruire i personaggi poi ho inglobato le cose in un unico personaggio, Holly, ma anche nell’insegnante Anna”.
Il film conclude con un brano musicale, The Power of Love, perché “il film inizia con l’atteggiamento di voler cambiare il mondo, poi c’è l’aspetto noir; alla fine volevo tornare a qualcosa di davvero puro, con persone non contaminate da altre cose. Quindi il titolo del brano ci dà un messaggio”.
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