Federico Moccia: 14 anni forever


Dopo Fabrizio Bentivoglio tocca a Federico Moccia. Lo scrittore e regista romano ha incontrato il pubblico del Tuscia Film Fest per presentare Scusa ma ti chiamo amore, il suo primo film, che ha incassato 13 milioni di euro al botteghino ed è stato uno dei grandi successi della stagione. Subito prima aveva ricevuto l’Ischia Award dallo mani dello sceneggiatore premio Oscar per Schindler’s List, Steven Zaillian, nell’ambito dell’ Ischia Global Film & Music Fest mentre l’altra sera nel Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo è stato lui a consegnare all’attrice siciliana Isabella Ragonese il premio Pipolo Tuscia Cinema 2008, riconoscimento istituito dal Tuscia Film Fest per ricordare la figura di suo padre Giuseppe Moccia, in arte Pipolo, regista e sceneggiatore nato proprio a Viterbo nel 1931. Ma, finita la stagione dei premi, Moccia è ormai pronto a realizzare il suo prossimo film, Amore 14, tratto dall’omonimo libro in uscita nelle librerie, che sarà prodotto da Medusa e sul grande schermo nel 2009. Alla kermesse di Ischia, il regista 43enne ha anche partecipato al World Script Market, una sorta di mercato delle idee realizzato dal fondatore del festival, Pascal Vicedomini: un appuntamento di creativi al quale erano presenti anche Giulio Base, Iris Yamashita (star del film Letters from Iwo Jima di Clint Eastwood) e il regista attore Fisher Steven.

Moccia, ancora una volta l’amore è al centro delle sue storie, stavolta chi saranno i protagonisti?
La protagonista è Carolina, una ragazza quattordicenne alle sue prime esperienze, con i suoi sogni e i suoi tormenti: le difficoltà in casa, il suo conflittuale rapporto con i genitori, i soldi che non sono mai abbastanza. E poi finalmente quel motorino, ottenuto dopo tante lotte. Carolina, che è forte, divertente e piena di fantasia, ha un fratello più grande, violento e sbandato e una sorella che ha perso la voglia di sognare. Poi, a quattordici anni, tutto cambia con grande facilità. La svolta arriva con il suo primo giorno di scuola e una classe nuova in un istituto diverso. Tra paura e imbarazzi, voglia di diventare grande e i rapporti con le nuove amiche, alcune simpatiche altre antipatiche, su tutto domina la voglia di innamorarsi, di vivere tutto quello che ha sempre sentito raccontare dalla nonna che adora: è così che gli occhi azzurri di Carolina vedranno un sogno che si realizzerà nella sua vita. Insomma, è una sorta di Tempo delle mele in chiave contemporanea, che cominceremo a girare nella primavera 2009.

 

Sta pensando anche al sequel di “Scusa ma ti chiamo amore”?

Sì, la coppia Raoul Bova e Michela Quattrociocche tornerà al cinema. Con Luca Infascelli e Chiara Barbini stiamo già lavorando alla sceneggiatura.

 

Per “Amore 14” state già pensando a un possibile cast?
Amo sempre sognare, così mi piacerebbe avere Dakota Blue Richards, la 14enne arrivata alla popolarità con La bussola d’oro. Tra l’altro, la protagonista del romanzo ha la stessa età della star inglese e spesso si paragona a lei nel libro.

Cosa la spinge a scrivere sempre di amori adolescenziali?
L’amore è un motore e, con il passare delle generazioni, restano per fortuna sempre vivi i primi amori e la voglia d’innamorarsi degli adolescenti. Voglio credere in un mondo senza violenza e sofferenza, dove l’amore domina su tutto il resto. Amore è anche generosità, dedicare il proprio tempo agli altri, voler bene ai propri genitori e ai propri figli: insomma, non esiste solo l’amore tra un ragazzo e una ragazza. Ma è importante sapere che si può da un momento all’altro perdere tutto, gli affetti, le persone più care, per questo nei miei romanzi non racconto solo l’amore. Oggi, siamo diventati tutti troppo esigenti, forse non c’è più quella semplicità nel vivere un’unione semplice, perché probabilmente manca la volontà di stare realmente insieme. Inoltre, rispetto al passato, c’è una scelta davvero esagerata di persone con le quali interagire e di cui forse innamorarsi. Ma credo che alla fine la vera scelta occorra farla dentro ognuno di noi, perché se non si comprende bene che vita che si vuole fare è poi davvero difficile condividere la propria vita con qualcun altro.

Si aspettava tanto successo per il suo debutto al cinema?
Nel cinema non si può mai prevedere nulla con certezza. Sono felice che giovani e meno giovani abbiano riso e si siano emozionati o addirittura commossi, vedendo il mio primo film. Ma certo tanto successo non me l’aspettavo, soprattutto leggendo le critiche sui giornali. Però è davvero molto importante il pubblico in sala, mi ha sorpreso che spesso la gente ridesse per certe battute invece che per altre che avevo immaginato più divertenti. Il merito è anche del cast e delle attrici che sono state bravissime, mentre Bova si è inserito bene in una commedia dai toni molto equilibrati e romantici e in una storia che va diritto al cuore senza pudore.

 

Quanto è cambiata la comicità rispetto all’epoca in cui suo padre Pipolo sceneggiava film come “Il federale” di Salce con Tognazzi?
Mi piacerebbe che quella comicità tipica della commedia all’italiana fosse recuperata. Mi sembra che oggi Paolo Virzì, sulla scia della nostra tradizione, faccia ridere e riflettere. Nelle mie commedie ci sono sempre elementi divertenti ma le mie storie sono più legate ad un filone romantico.

Alle soglie della 65esima Mostra del Cinema di Venezia si rinnoverà l’eterno dilemma: perché le commedie sono emarginate dai grandi festival?
Questa è una vecchia pecca italiana che per fortuna non si verifica negli Stati Uniti, dove viene premiato il lavoro difficilissimo della commedia, perché far ridere è davvero molto difficile.

 

 

16 Luglio 2008

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