Di fronte alle prospettive portate dal riscaldamento globale, tantissime sono le incognite: come sarà il nostro futuro se non riusciremo a fermare il temuto innalzamento della temperatura? Non sono domande a cui ci piace dare una risposta: preferiamo lasciare che lo facciano gli scienziati, i politici e, soprattutto, i narratori. L’argomento è stato già affrontato da Paolo Virzì, con la sua caustica ironia, in Siccità, offrendoci una Roma piagata dalla sete, dal caldo e dalle blatte. La serie di Apple TV+ Extrapolations compie un passo ancora più in là, un passo avanti nel futuro e nell’inevitabile catastrofe.
Già vent’anni fa, film apocalittici come L’alba del giorno dopo cercavano di avvertirci sul rischio ambientale, ma lo facevano ignorando le verità scientifiche, presentandoci scenari spettacolarmente irrealistici, facendoci illudere in fondo che il surriscaldamento globale fosse tutta una finzione cinematografica. Extrapolations cerca di compiere il processo opposto. La serie, infatti, copre un lasso di tempo che va dal 2037 al 2070 e cerca di rappresentare gli effetti del cambiamento climatico così come vengono realmente ipotizzati dai più recenti studi scientifici. Al netto di inevitabili elementi fantascientifici inseriti per rendere credibile l’evoluzione tecnologica nei prossimi 50 anni – mai davvero troppo invasivi – tutto ciò che si vede in Extrapolations non è solo plausibile, è terrificantemente probabile.
Strutturata apparentemente come una serie antologica, in cui ogni episodio è incentrato su un gruppo di personaggi ed è autoconclusivo, in verità la struttura di Extrapolations è molto più complessa, con diversi vasi comunicanti che attraversano le linee narrative e temporali. Unico difetto, in tal senso, è il pilot, che risulta fastidiosamente frammentario e inconcludente, ma che serve per presentare quasi tutti i personaggi che vedremo nel corso della serie. Il consiglio è quello di vedere insieme almeno due dei primi tre episodi rilasciati su Apple TV+ il 17 marzo (ne uscirà poi uno a settimana fino al 21 aprile) per farsi un’idea chiara del reale potenziale di questo prodotto così atipico. Extrapolations racconta, infatti, tante storie: drammi, amori, passioni, conflitti, tutti accomunati dalla stessa angosciante e universale condizione, quella di una specie umana costretta a vivere in un mondo che sta rapidamente perdendo le condizioni ideali per la sua sopravvivenza.
Se non è propriamente una serie antologica, è sicuramente una serie a tesi: creata e distribuita con l’intento di mandare un chiaro messaggio, correndo spesso il rischio del didascalismo. “It’s up to us” (tocca a noi): viene detto chiaramente, così come in continuazione lo spettatore è bombardato da riflessioni sul nostro immobilismo e sulla nostra capacità di mentire a noi stessi, fingendo che tutto vada bene anche quando è palese che sia vero il contrario. Ogni episodio ha come titolo l’anno in cui è ambientato (2037, 2046, 2047, 2059 e così via) e, fin dalla sigla iniziale, vengono specificati l’aumento di temperatura raggiunto e uno dei suoi tragici effetti sul mondo, che poi sarà effettivamente il tema al centro del racconto. La perdita di biodiversità (con migliaia di specie estinte), l’innalzamento del livello dell’acqua, le morti per calore estremo: sono solo alcuni degli argomenti che verranno affrontati attraverso le vicende personali dei personaggi.
Siete avvertiti: Extrapolations è un prodotto estremamente disturbante, una sorta di horror del reale che vuole metterci di fronte a un futuro prossimo in cui l’essere umano ha fallito nei suoi propositi ambientalisti. Quello che viene descritto è un mondo in cui gli incendi, le alluvioni, gli uragani, le pestilenze, le malattie cardiovascolari infantili, la povertà estrema sono all’ordine del giorno, tanto che le persone sembrano quasi viverle come normali e inevitabili. Esattamente come accade oggi, anche tra 20 anni, chi parla della crisi climatica presente e futura è sempre visto come un esagerato allarmista, qualcuno che ci impedisce di vivere senza troppe preoccupazioni la nostra quotidianità.
Per diffondere al meglio questo messaggio, la serie si affida a un cast che fa venire la pelle d’oca. In ogni episodio alcuni dei nomi più noti dello star system americano come Meryl Streep, Edward Norton, Kit Harington, Sienna Miller, Marion Cotillard, Forest Whitaker e Tobey Maguire prestano i loro volti e le loro voci per la causa comune. Poco importa se, episodio dopo episodio, Extrapolations rischia di lasciarci vittime di una grigia disperazione: forse è proprio ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
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