Export, una nuova sfida per il cinema italiano


VENEZIA – E’ stata presentata oggi agli incontri Anica la prima ricerca che delinea l’impatto sui mercati stranieri del nostro cinema nel triennio 2006-2008, dal titolo “L’export di cinema italiano”. Realizzata da Anica nell’ambito dell’Accordo di settore stipulato con il Dipartimento per l’Impresa e l’Internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico per il biennio 2009-2010, rientra nell’Intesa operativa sottoscritta per l’anno 2009 con lo stesso Ministero e l’ICE l’Istituto nazionale per il Commercio Estero. La ricerca che ha animato il convegno “L’export del cinema italiano: dinamiche e volumi commerciali”, è pubblicata nel quinto quaderno di Anica, e prende in esame i risultati ottenuti sui mercati esteri da titoli recenti sia di produzione italiana al 100% sia con una quota produttiva che arrivi almeno al 15%.

 

Quello che emerge è un quadro complessivo in cui su 357 pellicole realizzate nel triennio, 172 sono state affidate dal produttore ad un venditore specializzato nelle vendite internazionali, e solo 81 sono quelle che hanno generato transazioni per 15,7 milioni di euro con una media di 200mila euro a titolo. Questo dato legato all’incasso è tutt’altro che negativo ma restano ancora troppo basse le percentuali di film italiani che hanno partecipato a festival, circa il 40% e quelli che sono andati ai mercati internazionali, che erano sotto il 10% nel solo 2008, anno migliore del triennio che ha rappresentato un momento di svolta grazie alla doppietta Gomorra-Il divo premiati a Cannes.

E’ evidente quindi che la partecipazione a queste grosse vetrine va intensificata perché grazie al plauso di critica straniera e ai riconoscimenti internazionali migliora anche l’appeal del nostro prodotto, mentre oggi distributori e venditori sono ancora troppo concentrati sull’uscita theatrical, autogol perché significa concentrarsi troppo su titoli meno potenti che quindi non riusciranno mai ad aumentare le proprie chance di visibilità.

Le transazioni commerciali dei nostri titoli hanno avuto i paesi europei (66%) come principali interlocutori. Oltre alla Svizzera (69 titoli), favorita per motivi linguistici, la Francia (47) è il maggiore destinatario del prodotto italiano, seguita dall’area Benelux (38) e dalla Scandinavia (29), mentre Spagna (44) e Germania (21), tradizionalmente interessate, vivono un momento di stallo. Fuori dal Vecchio Continente sono l’Estremo Oriente e il Nord America i territori che ci guardano con più interesse. Va segnalato che tra i film italiani più venduti la maggior parte sono coproduzioni, selezionati in sezioni competitive di prestigiosi festival e realizzati spesso da registi nostrani già affermati all’estero. E’ il caso di titoli come Il caimano di Moretti, La sconosciuta di Tornatore, Nuovomondo di Crialese e Mio fratello è figlio unico di Luchetti, solo per citarne alcuni.

Proprio per i tanti segnali positivi che emergono qua e là nella ricerca, è essenziale per il futuro del cinema italiano continuare a circolare all’estero con regolarità maggiore, specie considerato che gli attesi dati che riguarderanno il biennio 2009-2010 dovrebbero confermare il trend positivo rilevato per il triennio successivo, quello preso in analisi dalla ricerca. Ciò che va fatto per perseguire questo obiettivo è, sempre secondo il report, trovare il modo di aumentare la vocazione internazionale dei titoli realizzati in Italia, cercare di sostenere specificamente un prodotto italiano come la commedia popolare d’autore (che proprio la Mostra quest’anno omaggia con una retrospettiva) e infine creare un coordinamento tra finalità di promozione culturale e commerciale che persuada le istituzioni a sostenere l’export. Un punto, quest’ultimo, illustrato anche da Roberto Cicutto, presidente di CinecittàLuce e direttore del Business Street al Festival di Roma.

 

Seduto vicino a tanti addetti ai lavori come Riccardo Tozzi, Angelo Barbagallo, Giampaolo Letta, Paola Corvino, Fulvio Lucisano e Andrea Occhipinti, il presidente di CinecittàLuce ha lanciato un appello alla politica: “Viste le lungaggini e le incertezze del nostro sistema burocratico, vorrei chiedere alla politica di trasformare CinecittàLuce in qualcosa che assomigli alla tanto attesa agenzia per il cinema di stampo francese. Basterebbe cambiare le logiche e gli impedimenti fissati da regolamenti e leggine per permettermi di trovare risorse altrove e pesare meno sul già depauperato FUS”.  

06 Settembre 2010

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