Exploit “Parasite”: le “storie dal sottosuolo” di Bong Joon Ho

Il regista coreano mette in scena la lotta di classe nello spazio di una casa


CANNES Palma d’oro per Parasite, del regista coreano Bong Joon-Ho (Snowpiercer, Okja) che si è imposto sul pubblico cannense con la forza della sua storia e della sua messinscena. Cinque minuti di applausi entusiasti hanno accolto il regista e il suo cast – Song Kang Ho, Lee Sun Kyun, Cho Yeo Jeong, Choi Woo Shik – al termine della proiezione ufficiale di questa feroce critica sociale sotto forma di commedia… che vira al thriller,in cui trova spazio anche un commento sonoro con In ginocchio da te di Gianni Morandi.

Parasite – in uscita il 7 novembre – è un film “verticale”, che misura la lotta di classe in base all’altezza in cui si svolge l’esistenza dei suoi protagonisti, così come in Snowpiercer la ricreava sui vagoni di un treno. La famiglia di Ki-Taek – padre, madre e due figli intorno ai 20 anni – fa la vita dei topi in un piccolo appartamento con vista tombini ricavato in un mezzanino affacciato sulla strada. Sono molto poveri. La famiglia Park, anch’essa di quattro persone ma con un figlio più piccolo, passa le sue giornate in una casa enorme che si sviluppa su più piani e ha una bella vista su un lussuoso giardino. Sono molto ricchi. Le loro esistenze sono separate da un abisso, anche quando le distanze fisiche si accorciano fino ad annullarsi. Perchè la povertà, oltretutto, ha un cattivo odore.

I primi, tutti senza lavoro, prendono di mira i secondi e, progressivamente, riescono a “salire di livello” ed entrare nella loro casa, in un’escalation di avvenimenti che tengono la platea incollata allo schermo tra risate, tensione e paura. “Quando osservi la vita degli esseri umani capisci che è una successione continua di emozioni sempre diverse – ha commentato il protagonista, Song Kang Ho – Non puoi controllare gioia, tristezza e terrore. In questo film, con grande naturalezza, come nella vita, si alternano velocemente toni e registri”. C’è chi lo definisce il “tocco Bong Joon-Ho”: “Quando lavoro sulla sceneggiatura non ci rifletto poi molto – dice però il regista – questo mix tra commedia e dramma nasce spontaneamente in fase di scrittura e poi si sviluppa sul set. Non è come preparare un gin tonic, sapendo di dover mettere un terzo di gin e due terzi di acqua tonica… è un processo inconsapevole. Magari mi accorgo di essere entrato nel territorio dell’horror solo dopo averlo fatto. I preti hanno la bibbia, gli avvocati i codici, noi registi abbiamo solo il nostro istinto”. Un istinto guidato da maestri e numi tutelari. Bong Joon-Ho ne cita esplicitamente almeno tre: Claude Chabrol, Im Sang-Soo (vedi alla voce The Housemaid) e, naturalmente, Alfred Hitchcock. Nodo alla gola non è poi così lontano. E forse nemmeno la Palma d’oro.

Michela Greco
22 Maggio 2019

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