Dalle vergini suicide alla scoperta di Sofia Coppola

Il 6 maggio torna al cinema 'Il giardino delle vergini suicide', un'occasione imperdibile per riscoprire i film della regista


Quando esordisce a 28 anni come regista, gli occhi del mondo del cinema sono puntati su di lei: la “figlia di Coppola”. Quella Sofia che come attrice aveva fatto passerella da teenager in tanti film del mitico padre Francis Ford ed era stata sbeffeggiata dalla critica quando aveva interpretato un ruolo più importante, appena maggiorenne, in Il padrino – Atto III.

Un esordio col botto

Nel 1999, invece, tutti ammutoliscono davanti alla bellezza de Il giardino delle vergine suicide che mostra al Mondo il talento di narratrice cinematografica della giovane Coppola. A distanza di un quarto di secolo, dal 6 maggio torna al cinema ed è un’occasione imperdibile per rivederlo sul grande schermo.

Sofia Coppola, partendo dal discusso e bellissimo romanzo di Jeffrey Eugenides, racconta quel momento nell’adolescenza di ogni giovane in cui una ragazza in particolare sembra materializzarsi nei suoi sogni, in controluce sullo sfondo di un cielo luminoso. E qui le ragazze sono addirittura quattro e tutte sorelle.

Dal titolo e dall’incipit sappiamo che le Lisbon si sono uccise. Quello che non conosciamo è il movente. Perché hanno deciso di togliersi la vita, queste splendide fanciulle all’apparenza serene, splendide, di buona famiglia.

È questo uno degli aspetti intriganti del Giardino delle Vergine suicide e che lo accomuna a un altro film dalle atmosfere rarefatte: Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir che narra di una comitiva di ragazze, non dissimili dalle sorelle Lisbon nell’aspetto e nelle esperienze romantiche, che un giorno vanno a fare una gita scolastica e scompaiono nella natura selvaggia australiana, senza essere più viste.

Sono state catturate? Uccise da una caduta? Intrappolate? Morse da serpenti? Semplicemente si sono perse nel labirinto della natura? Quello che è successo non è il punto.

Il punto è la loro scomparsa. Un momento prima sorridevano e si inchinavano nei loro abiti bianchi al sole, e un momento dopo erano sparite per sempre. La mancanza di spiegazioni è la chiave e per coloro che sono rimasti sono conservate per sempre nella perfezione che possedevano quando sono state viste per l’ultima volta.

Il meglio deve ancora arrivare

Il Giardino delle vergini suicide è l’esordio alla regia di Sofia Coppola che ha il coraggio di giocare in chiave minore. Non martella con le idee e le interpretazioni. Non fa morale. Si accontenta dell’aria di mistero e di perdita che aleggia nell’atmosfera come un’amara profezia.

E questo film è “solo” l’inizio, in tutti i sensi. altre opere verranno a consacrare il suo talento e la coerenza del suo stile.  La sua filmografia è definita da paesaggi desolati, personaggi solitari, un ironico senso dell’umorismo e composizioni pittoriche. Dalle sue vergini suicide a Priscilla, le immagini oniriche e il tono impassibile di Coppola si sono affermate come le note più riconoscibili di una voce unica nel cinema americano, pieno di volti gentili e di un mondo che sembra sempre sull’orlo del baratro.

E sebbene la sua carriera sia stata innescata in qualche misura dall’influenza di un padre molto famoso (e ingombrante), le sue capacità di regista non sono certo dettate dai risultati di Francis. Le saghe virili, i conflitti bagnati dal sangue e dalla “battaglia” de Il Padrino e di Apocalypse Now sono quanto di più lontano ci sia dai ritratti intimi di Sofia Coppola, caratterizzati da donne volitive anche se talvolta sfuggenti, come dimostrano i cinque film che abbiamo scelto per conoscerla meglio.

Lost in translation (2003)

Questo film è  la consacrazione. L’affascinante e articolata vicenda dell’attempata star del cinema Bob Harris e della giovane donna con cui fa amicizia in un lussuoso hotel di Tokyo è riuscita a fare molte cose in un colpo solo: ha rimesso in piedi da sola la carriera di Bill Murray (il cui volto racconta già tutto attraverso le sue pieghe e i minimi movimenti delle sopracciglia), ha fatto conoscere Scarlett Johansson al mondo, ha stravolto la visione occidentalizzata del lusso di Tokyo, ha attaccato l’industria pubblicitaria, ha fatto sembrare il karaoke una cosa cool.

Marie Antoniette (2006)

Coppola è ossessionato dal piacere di Maria Antonietta, le tende la mano e escogita per lei una serie di mini rivoluzioni per poter per alludere al desiderio della ragazza di reagire contro ciò che è preordinato: ritagliarsi il proprio spazio lontano dalle mani soffocanti dell’oppressione. I cinici ridurranno questi momenti a giochetti femministi, ma in realtà sono considerazioni molto umane sull’effetto simile a un corsetto che il rituale ebbe sul testamento di Maria Antonietta. Il film è sia una grande sfilata di moda che un’elegia alla frustrazione, dove ogni colore e suono evoca il desiderio e l’estasi di una ragazza che non comprendeva le sue responsabilità come adulta.

Somewhere (2010)

Il primo film della Coppola dopo la tumultuosa esperienza di Marie Antoinette è un film di dimensioni relativamente ridotte, ma che ignora completamente le regole del cinema narrativo tradizionale e del cinema indipendente. Rientra nell’arena familiare di Lost in Translation con un’altra storia di una celebrità annoiata intrappolata dalla vaporosità di un’esistenza benestante. Ma mentre il Bob Harris di Murray è al crepuscolo della sua carriera, Johnny Marco (Stephen Dorff) ha appena iniziato. Vivendo nei confini dello Chateau Marmont di Los Angeles, si destreggia tra noiosi obblighi pubblicitari e avventure di una notte senza meta, bloccato in un circolo vizioso superficiale. Un film a metà strada tra il pop e lo sperimentale che rivela il talento di Sofia Coppola per la “messa in scena” fuori dai binari consueti del già visto.

The bling ring (2013)

Se esiste un filo conduttore nel corpus cinematografico della Coppola è sicuramente l’impatto distruttivo della fama sugli esseri umani. In questo senso The Bling Ring è la sua dichiarazione più ambiziosa in materia. Prendendo spunto da un articolo di Vanity Fair su alcuni adolescenti che svaligiavano le case delle celebrità che ammiravano, il film esalta il cinismo e l’immaturità dei suoi personaggi, il che ha reso il film meno attraente per i critici moralisti che volevano che la regista fosse più dura nel censurarli. The Bling Ring infatti ci restituisce una Coppola più satirica, ma empatica quando guarda alla tecnologia digitale, l’inattività giovanile e il consumismo americano. Girato a Los Angeles con la giovane diva Emma Watson , con una colonna sonora pop e un look luminoso e sbiadito, la Coppola rispetta l’origine da reality show di questa storia pur mantenendo il suo formalismo d’autore.

L’inganno (2017)

Sofia Coppola adatta con stile serrato e minimalista il romanzo di Thomas P. Culinan utilizzando molti degli stessi elementi presenti nella versione di Don Siegel del 1971, interpretata da Clint Eastwood, ma applicando il proprio filtro espressionista al materiale da B-movie.

La storia di un soldato dell’Unione ferito e affascinante (Colin Farrell) accolto in una scuola femminile abbandonata della Virginia, diretta con piglio da Martha Farnsworth (Nicole Kidman), ha una premessa che non sarebbe fuori luogo in un film softcore. Coppola sembra riconoscerlo, con accenni giocosi all’erotismo associato all’arrivo di Farrell, quando le giovani della casa iniziano a desiderarlo, soprattutto Alicia (Elle Fanning) ed Edwina (Kirsten Dunst).

Ma c’è un’inquietudine di fondo nella loro attrazione e nelle motivazioni ambigue del soldato che recupera gradualmente le forze, che rende la storia sempre più cupa e comica allo stesso tempo. L’inganno si fa più interessante  quando opera la dissezione del desiderio e dell’isolamento e raggiunge le sue vette quando la cineasta è alle prese con ciò che conosce meglio: le relazioni femminili e l’interruzione dell’innocenza. Il film è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2017 e la Coppola ha vinto il premio per la miglior regia, diventando così la seconda donna a vincere questo premio nella storia del festival.

04 Maggio 2024

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