Eric Mika


Eric MikaIl 2007 si apre con una grossa novità nel mondo dei media che parlano di cinema come industria. The Hollywood Reporter “soffia” a Variety Eric Mika. Il nuovo vicepresidente e managing director della VNU Film & Performing Arts and Music Group è infatti l’uomo che ha contribuito all’espansione della Bibbia del cinema in Europa e in Asia, specialmente in Cina. Laureato alla New York University, Mika ha vissuto a lungo a Roma e Parigi (negli anni in cui era alla dirigenza di Vivendi). Lo raggiungiamo al telefono a Londra per questa intervista esclusiva con CinecittàNews.

Mika esordisce immediatamente con una carta d’identità della VNU, una società che si occupa di media e informazione, specializzata nel settore entertainment con pubblicazioni leader come “Billboard” e appunto “The Hollywood Reporter”, attiva anche nell’organizzazione di fiere e mercati, coinvolta nel Clio Award, un prestigioso premio riservato alla pubblicità. Certificata dalla Nielsen, quotata in Borsa a Londra, Amsterdam e New York, con ricavi di oltre 3,5 miliardi di dollari, da quest’estate è stata acquisita da una cordata di quattro gruppi bancari per 11 miliardi di dollari. Con 41.000 dipendenti, è attiva in cento paesi (sito internet).

Con quale missione arriva alla VNU, Eric Mika?
Con la consapevolezza che il mondo dell’entertainment sta cambiando e che è cruciale incrementare la nostra attività su altri territori, al di là degli Stati Uniti. L’America, nel cinema come in altri settori, non è più leader come vent’anni fa con la concorrenza di Cina, Corea, Giappone. Fra tre anni il 60% del box office mondiale si farà in Asia, ma già ora un film americano non ha più il successo garantito e questo, come giornalisti, l’abbiamo capito prima di altri. Bisogna aprire mercati globali: in Europa, in Cina, in Medio Oriente. Abbiamo marchi conosciuti in tutto il mondo, da “The Hollywood Reporter” a “Billboard” al Clio Award. Possiamo allargare ulteriormente gli orizzonti e soprattutto far convergere le nostre specializzazioni: cinema, tv, musica e pubblicità.

Cosa pensa dell’Italia come mercato dell’audiovisivo?
Per me è il territorio più importante d’Europa non per i prodotti ma perché è originale e infatti viene copiato dal resto del mondo. Voi italiani non avete paura di sperimentare e non avete paura di fare coproduzioni. Spero di lanciare prodotti in lingua italiana soprattutto in digitale per i giovani.

Collaborerete con i grandi festival italiani: Venezia, dove “The Hollywood Reporter” è già stato partner di Cinecittà Holding, e Roma?
Continueremo a essere presenti a Venezia, magari anche aumentando l’impegno, e appoggeremo Roma, se ce lo chiede. Non ho potuto partecipare alla prima edizione della Festa di Roma perché ero a Pusan, in Corea. Ma conosco il sindaco Veltroni che è un uomo di grande sincerità e dove c’è sincerità c’è successo.

Crede che ci sia spazio per un mercato a Roma?
C’è spazio per un altro mercato a condizione che offra una pietanza diversa rispetto ai menù esistenti. Comunque Roma è una delle più belle città del mondo e questo è un buon punto di partenza. Giorgio Gosetti e gli altri hanno fatto un lavoro di cui essere orgogliosi.

Quanti addetti ai lavori raggiunge “The Hollywood Reporter”?
Il settimanale, che esce il martedì, ha 50mila abbonati ma valutiamo che raggiunga 140mila contatti. Molto importanti poi, e ancora più diffusi, sono i daily che realizziamo nei grandi festival e nei mercati. Inoltre ci sta molto a cuore il sito web che è ad aggiornamento quotidiano.

Vi sentite in concorrenza diretta con “Variety”?
Non siamo in concorrenza con “Variety”. Ma “Variety” è un transatlantico che impiega molto tempo per le sue manovre, noi siamo una barca più agile e sappiamo che il mondo è ormai multiplatform, da internet ai telefonini.

autore
12 Gennaio 2007

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